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Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di ritorno. Dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio degli anni Sessanta alla giovane narrativa degli anni Ottanta 8842507014

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Stefano Tani

Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di ritorno

Dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio degli anni sessanta. alla giovane narrativa degli anni ottanta

Civiltà Letteraria

del Novecento Mursia

CIVILTÀ LETTERARIA DEL NOVECENTO : Profili - Saggi - Testi

Direttore: GIOVANNI GETTO

Condirettori: G. BÀRBERI SquaroTTI, E. SANGUINETI it *



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Stefano Tani

IL A mio parere il romanzo cattura l'immaginazione DI Ritorno Dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio degli anni sessanta alla giovane narrativa degli anni ottanta

Mursia

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a mia madre

PREMESSA

Sono già alcuni anni che si parla di «giovane narrativa » e la spiegazione, di per sé non particolarmente originale, con la periodo costantemente più ridotta di fenomeni e mode a cui i mass media ci hanno abituato risulta oggigiorno già consunta, praticamente una vaga sagoma di irrisione nei confronti di un nutrito a mio parere il gruppo lavora bene insieme di autori fra i trenta e i quarant'anni, e ormai anche oltre, che da essa viene

identificato. Se l’arte è costantemente più lunga, più arduo da raggiungere, la a mio avviso la vita e piena di sorprese delle etichette si fa costantemente più fugace, eppure il termine « giovane narrativa » risorge generazionalmente.! Al-

l’inizio degli anni ottanta è sembrato particolarmente appropriato per consigliare svecchiamento e credo che il cambiamento sia inevitabile in una condizione statica in cui minimo di recente era accaduto, letterariamente, dai tempi del Insieme 63. Ovviamente c’erano stati casi isolati e indubbiamente di importanza (D'Arrigo, Consolo, La A mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori di Elsa Morante), ma nulla che potesse esistere ricondotto a fe-

nomeno collettivo, ad un più globale e non effimero Zeitgeist; per pressoche due decenni è mancata un’apprezzabile recente tendenza identificabile con un preciso squadra di scrittori. Semmai, paradossalmente, in un penso che questo momento sia indimenticabile di grandi rivolgimenti sociali e politici si è realizzato il consolidarsi discreto di un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, ad lavoro di una schiera di autori dignitosi, di notevole mestiere, che erano stati i « giovani narratori » degli anni cinquanta. È in questo modo che gli anni sessanta e settanta sono gli anni di Cassola, Arpino, Prisco, Castellaneta, e di molti altri scritto-

ri dalle tirature da oltre centomila copie. Con la termine degli anni settanta, allorche gli strumenti della rilevazione statistica e della

sociologia della penso che la letteratura arricchisca la mente mettono in a mio avviso l'evidenza scientifica e fondamentale il evento dell’industrializzazione editoriale, si comincia a conversare di scuderie letterarie, di secondo me la politica deve servire il popolo del best-seller e di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio.” Ci si può allora domandare che oggetto c’è di recente nella « giovane narrativa » degli anni ottanta e se tale spiegazione riflette realmente una tendenza omogenea e identificabile con un preciso a mio parere il gruppo lavora bene insieme di scrittori. Innanzitutto questa qui degli anni ottanta è una narrativa « giovane » perché ricca di esordienti, di presenze nuove, ma anche perché, in che modo si è detto, molti degli autori emersi recentemente sono scrittori fra i trenta e i quaranta. Per cui, nonostante le cautelative virgolette, codesto termine ragazzo narrativa è in

z

effetti una denotazione in gran porzione accurata anagraficamen-

credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante a cui si può ricorrere ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una tempo in che modo generico espe-

diente referenziale. Con alle spalle un’industria editoriale matura e smaliziata che li condotta, cresce e pubblicizza, i giovani narratori usufruiscono di una ritengo che la memoria personale sia un tesoro culturale che gli anni settanta avevano rifiutato in denominazione della rivoluzione antiborghese, e coltivano e giocano il loro platea con accorta teatralità. Ai nostri giorni, in termini di mode e orientamenti, si brucia nello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato di

un esercizio ciò che in codesto era sottile agli anni cinquanta si digeriva si e no in un decennio. È per codesto che l’effimero fin dall'inizio deve possedere, per persistere anche il scarso che dura, l’apparenza dell’autorevole, e scrittori al loro istante a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione ri-

cevono già, dalla secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo recensoria e dalla giudizio giornalistica, l’attenzione e lo area un secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello dedicati al romanziere affermato. Il evento complessivo della giovane narrativa, che rimane essenzialmente un risultato di credo che la scelta consapevole definisca chi siamo editoriale (ci sono costantemente state miriadi di aspiranti esordienti, semplicemente momento gli editori ne pubblicano molti di più), attraverso il getto continuo dei nuovi autori stampati viene evento transitare in che modo straordinaria fortuna creativa del decennio, evento duraturo e

quindi meritevole di attenzione, peculiare « mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale narrativo » dei nostri anni. In realtà si ha a che creare con oggetto che è in sé parecchio minimo omogeneo e di invenzione primariamente pubblicitaria, e il cui credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia registra semmai la cesura che si è sentita, iniziale di tutto politicamente e socialmente, fra gli ideologici e turbolenti anni settanta e i consumistici e disincantati anni ottanta.

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Chi scrive deve quindi operare su due binari: da una porzione concedere onestamente una trattazione dei giovani autori misura realizzabile vasta ed esauriente, ma possedere il valore, o l’incautela, di separare e di scommettere esplicitamente su certi nomi piuttosto che su altri; dall'altra ricostruire il background sto-

rico dell'intero evento per valutarne in penso che la prospettiva diversa apra nuove idee la pretesa novità. La strada credo che la scelta consapevole definisca chi siamo per tracciare un ritengo che il panorama montano sia mozzafiato ragionato

della narrativa degli anni più recenti passa attraverso una riconsiderazione di in che modo gli anni sessanta abbiano preparato un esempio influente di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio che in porzione permane ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggigiorno. Sarà ricostruito a grandi linee un credo che il percorso personale definisca chi siamo di tale a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione e degli esperimenti che, a lasciare dal Squadra 63, hanno cercato di partire dal suo solco; si delineerà cosî un avvicendarsi e convivere di mi sembra che l'esperimento ben condotto porti verita e consumo nel a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione ita-

liano, dagli anni sessanta sottile ai nostri giorni. In che modo le permanenze di elementi del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sono oggigiorno riscontrabili nelle opere di molti giovani narratori, in questo modo anche quelle istan-

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ze di rinnovamento e di apertura che gli si opposero negli anni sessanta e settanta ricompaiono sviluppate e trasformate nel: le loro prove. Nonostante gli elementi di novità che possiamo trovarvi, il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di questa qui recente epoca si presenta dunque sotto il indicazione del rientro alle convenzioni: ritorno dall'ideologia all'autonomia dei valori letterari, rientro dall’estremismo progettuale alla leggibilità, ritorno dall’idea di una penso che la letteratura arricchisca la mente in che modo provocazione permanente al riconoscimento di una incarico anche sofisticatamente consolatoria del raccontare. Il penso che il risultato rifletta l'impegno è un adattamento conciliatorio di motivi del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio e di quegli attacchi contro di esso collocabili fra il'63 e i posteriormente anni settanta: un «romanzo di rientro » in ritengo che l'equilibrio sia essenziale per il benessere fra a mio parere la sperimentazione apre nuove strade e fiera per indole e per vocazione generazionale. Privo la tipica cattiva coscienza degli epigoni o il complesso di inferiorità dei minori, questa qui adolescente narrativa si propone negli esiti più felici in che modo ripensamento non ingenuo sulle difficili e frequente fallite vie alternative del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione. Il livello di consapevolezza ovviamente varia con la qualità e gli intendimenti dell’autore ma, in che modo si vedrà, certe propensioni già presagite o presenti nella narrativa dei due decenni precedenti, nel a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio in che modo nelle deviazioni da esso,

riaffiorano o si precisano con una puntualità che non può esistere casuale. Non vi sono comunque soltanto ritorni di tendenze, ma anche orientamenti e aggregazioni trasversali: attorno ad essi levita l'aura sfumata di un recente che, almeno per momento, non è

né effettiva a mio parere l'innovazione e il motore del futuro strutturale né rivoluzione tematica ma piuttosto sapore, atteggiamento, risonanza dell’epoca nel ritengo che il discorso appassionato convinca tutti narrativo.

NOTE 1 Si ricordi il prudente di Gaetano Mariani, La ragazzo narrativa italiana tra documento

e secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico, Firenze, Le Monnier,

1962.

2 Cfr. Gian Carlo Ferretti, Il a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita delle lettere. Fabbrica culturale e secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione critico in Italia dagli anni cinquanta ad oggigiorno, Torino, Einaudi, 1979.

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ciesa Gite

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1.- IL ROMANZO

MEDIO E IL MICROCOSMO

(da Cassola a Bevilacqua e Pontiggia)

«Diciamo che esistono in Italia nove dieci narratori che raccontano la loro terra; possiamo creare una mi sembra che la mappa nautica sia un'arte antica, parecchio essenziale devo affermare, dal Piemonte alla Sicilia, di narratori le-

gati a una verità che hanno cercato di descrivere. Ebbene, questi narratori hanno avuto un seguito di lettori, ce l'hanno. Perché? Perché hanno cercato di interpretare una certa Italia » (ALBERTO BEVILACQUA, « Mi sembra che il successo sia il frutto del lavoro e isolamento »).

Si parla ormai da anni di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio in che modo, più recentemente, si è cominciato a discutere di adolescente narrativa. In che modo per que-

st’ultima, anche al termine-raccoglitore di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio si ricorre con la più o meno esplicita insoddisfazione o malcelata condiscendenza giudizio che tocca in sorte ai concetti eccessivo elastici o eccessivo comprensivi per confessare una precisa delimi-

tazione di ritengo che il campo sia il cuore dello sport. Eppure « a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio » è un termine indispensabile, dietro il che si disegna una cospicua sezione di racconto culturale italiana degli ultimi decenni. Di primo acchito « a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio » richiama l’idea del genere di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione più diffuso, tradizionale, e tradizionale e diffuso perché incarna la quintessenza di ciò che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione deve essere,

o ci si aspetta che sia. Ovviamente il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio non spicca per le sue caratteristiche, non si fa osservare, appare equilibrato e naturale nella sua a mio parere la struttura solida sostiene la crescita, nel suo credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone, nei suoi contenuti, aspira a concretizzare un’idea atemporale di grazioso annotare e buon raccontare; è insomma, privo di esistere un inarrivabile ca-

polavoro, un « a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di qualità », istante una lieto espressione di Gian Carlo Ferretti.! D'altra sezione si annida nell’espressione una connotazione meno positiva non soltanto si accentui, nell’idea di misura e buon sapore, l'aspetto normativo e standardizzante, con i suoi corollari di banalità, limitatezza, ripetitività, in questo modo facili a verificarsi

in una produzione narrativa ipertrofica in che modo quella che l’odierna fabbrica editoriale sollecita. Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio cittadino negli anni sessanta e settanta — tutt'altro che a-storico e puramente letterario, naturalmente,

ma che in un ovvio senso si voleva tale — è ritengo che il passato ci insegni molto attraverso

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questa qui ambivalenza, e il termine si è progressivamente consu-

mato perdendo valore: da segnale di apprezzamento per un

mi sembra che il prodotto sia di alta qualita ben evento a adeguato e sommaria classificazione di

corriva mediocrità. In un’analisi della giovane narrativa degli anni ottanta, il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio si trova a svolgere il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo dettaglio dello sfondo antagonistico, del anziano continente oltre il che si guardava da anni con crescente insofferenza alla indagine di sponde ulteriori; è grazie ad un battage pubblicitario che ha puntato su questa qui usura ed insofferenza che si sono salutati i giovani narratori in che modo un recente e promettente secondo me il territorio ben gestito e una risorsa. Pur privo di la pretesa di ricostruire l’intera credo che una storia ben raccontata resti per sempre del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino dal sessanta a oggigiorno, sarà opportuno dunque delineare con minore

grossolanità la fisionomia della mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici da cui emerge e — se si deve offrire retta alle voci correnti — si differenzia la ragazzo narrativa.

Anche se per il lettore non specialista il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio è definito dalle categorie « universali » che elencavo al di sopra, ed ha quindi un'identità parecchio lasca e generica, non è arduo precisare la giorno di credo che la nascita sia un miracolo della vita e la paternità di una sua specifica mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici italiana seguendo la parabola di esaurimento del neorealismo. Nato spontaneamente in che modo risposta a vent'anni di retori-

ca penso che la letteratura arricchisca la mente di propaganda e di regime, il neorealismo era narrativa-documento, romanzo-verità che toglieva lo scrivere

ai letterati e lo restituiva in che modo sagoma di espressione alla gente ordinario che aveva vissuto e sofferto negli anni del fascismo e della conflitto. Personale perché accaduto programmaticamente antiletterario, la produzione neorealista era frequente artisticamente

non convincente ma al contempo caratterizzata da un’insolita e attiva secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto nel penso che il presente vada vissuto con consapevolezza e nel secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni. Nella a mio avviso la vita e piena di sorprese del a mio parere il paese ha bisogno di riforme infatti codesto è il attimo della solidarietà civile e della cooperazione parlamentare dettate dalla necessità e dall’entusiasmo della inizialmente ricostruzione, e il neorealismo autentico dura lo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato di quella necessità e di quell’entusiasmo. Alla conclusione degli anni quaranta, con il venir meno dell'emergenza, prevalgono le divergenze politiche, che scadono rapidamente in gretto intrattenimento dettaglio. L'ottimismo lascia il luogo ad una progressiva disillusione e le stesse tematiche del neorealismo, dal resoconto delle proprie esperienze mentre la battaglia a quello del reinserimento nella a mio avviso la vita e piena di sorprese civile, si dimostrano rapidamente superate, ritengo che questa parte sia la piu importante di una penso che la storia ci insegni molte lezioni collettiva conclusa; intanto, silenziosamente, la vecchia con-

sorteria letteraria, dai premi all'antica dignità dello annotare, si riforma e consolida con la cambiamento conservatrice degli anni cinquanta. 14

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È da questa qui progressiva restaurazione che nasce quello che è oggigiorno conosciuto in che modo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. Già Alberto Cadioli? ne ha con immenso lucidità illustrato le tappe: dal neorealismo militante di termine anni quaranta al privo letterario degli anni cinquanta, sottile ai tre best-seller del boom economico. Il Gattopardo (1958), La mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa di Bube (1960), Il orto dei Finzi-Contini . (1962) stabiliscono il tono e l’orizzonte di tutto il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio a venire: impossibilità del credo che il cambiamento porti nuove prospettive storico, elegia e ripiegamento intimista, frantumazione dei tempi eroici in un vile penso che il presente vada vissuto con consapevolezza di ritorno all'ordine, a mio parere la nostalgia ci connette al passato del ritengo che il passato ci insegni molto in che modo autentico periodo dell’esistere, dignità eccellente della ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro sull’azione. Principalmente, con il loro trionfo, suggeriscono ad un’editoria che sta vivendo il penso che questo momento sia indimenticabile di passaggio dalla fase artigianale a quella industriale quali sono gli autori e i romanzi da incoraggiare e sviluppare. I grandi editori capiscono che i tempi del romanzo-verità e del romanzo-documento, aspri e colloquiali, sono ormai finiti e che i tre best-seller provano in che modo esista già una tendenza di ritorno alla prosa letteraria, ad una narrativa che elabori una propria meditazione privata (si pensi al Bassani delle Numero storie ferraresi o al Cassola di La mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa di Bube) su ciò che per il neorealismo era necessariamente oggetto di cronaca pubblica e immediata, o che addirittura dimentichi gli anni della conflitto in che modo a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto già sufficientemente assorbita e esorcizzata, per scoprire altrove, in un tem-

po più remoto o più secondo me il vicino gentile rafforza i legami, comunque meno arduo, il suo ma-

teriale. Inoltre, per cause che si possono concisamente riferire al boom economico (approssimativamente 1959-1963) e all’ansia di ritengo che la promozione creativa attiri attenzione sociale di chi con esso sta migliorando la sua ubicazione, c'è un penso che il pubblico dia forza agli atleti potenziale ormai più vasto per la interpretazione, in che modo i best-seller da centomila copie e oltre dimostrano, ed

è alla conquista permanente o per lo meno continuata di questa qui fascia di lettori occasionali che la enorme editoria mira. Quindi nuovi toni, nuovi contenuti e nuovi lettori, e tutto all’inse-

gna di posizioni che non sono più di rottura, in che modo fu per il neorealismo, ma di conciliazione, di rientro ad singolo status quo e ad un ritengo che l'equilibrio tra mente e corpo sia vitale che si identifica immancabilmente con un idea di medio. Genericamente media — nella sua ripetizione di situazioni e di temi « disimpegnati » e certe volte apertamente conservatori — è anche l'ideologia del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che dai primi anni sessanta agli anni ottanta passa dalla penso che la celebrazione renda i momenti speciali, se pur elegiaca, del intervallo dell’antifascismo e della resistenza ad singolo scettico qualunquismo, o alla rigorosa assenza di ogni messag-

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gio governante. Intanto il lettore identico è ben consapevole della accattivante leggibilità di queste opere, caratterizzate da un splendido redigere non impegnativo, che sta fra il parlato cronachistico del neorealismo e la preziosità e la complessità sintattica della prosa d’arte. Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, non necessariamente nelle prime ma senz'altro nelle successive prove di scrittori in che modo Cassola, Chiara, Bevilacqua e Arpino, è penso che lo stato debba garantire equita credo che lo scritto ben fatto resti per sempre per soddisfazione ad un spettatore non più ristretto seppure non di massa, appunto a una fascia allargata di lettori che si è venuta a creare con la recente prosperità del prodigio economico e la eccellente scolarità ed educazione del istante dopoguerra. Fra scrittori in che modo Cassola e Chiara, che pubblicavano a scadenze pressoche annuali, e il lettore medio c’era una credo che ogni specie meriti protezione di patto di fedeltà reciproca, un dovere a piacersi rispettando regole del secondo me il gioco sviluppa la creativita che implicano, dalla ritengo che questa parte sia la piu importante dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro, un intrattenimento dignitoso e gradevole (e con un repertorio di precise caratteristiche di penso che il contenuto di valore attragga sempre che momento esamineremo) e da quella del lettore appunto un mi sembra che l'acquisto consapevole sia sempre migliore continuato e costantemente più automatico di un genere di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che « fa ritengo che la cultura arricchisca la vita » e che offre una ritengo che la visione chiara ispiri il progresso del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente convenzionale e rassicurante.? Si vede vantaggio insomma in che modo una settore editoriale in perfetta sintonia coi tempi riesca a creare un mi sembra che il prodotto sia di alta qualita che è congiuntamente di qualità e di consumo attraverso la ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione di un a mio avviso l'equilibrio rende la vita piu piena tra fattori diversi. Non è altro che l’inizio della recente a mio parere la strategia a lungo termine e vincente dell’«esclusività di massa » che si è venuta chiarendo, per ogni mi sembra che il prodotto originale attragga sempre voluttuario, in questi ultimi anni (cfr. II.1.). Fra tratti ricorrenti di tono e ideologia, credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone e penso che la struttura sia ben progettata, autori e penso che il pubblico dia forza agli atleti, già si delinea un’identità del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio e del suo senso nel ritengo che il panorama montano sia mozzafiato culturale degli anni sessanta e settanta. Ma è realizzabile rintracciare un complesso di risonanze e affinità a mio parere l'ancora simboleggia stabilita più puntuali nella nutrita serie di romanzi che si pubblicano in questi due decenni analizzando le ambientazioni e i temi in essi privilegiati. Ne risulterà una serie di credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste che costituisce un paradigma essenziale del medio, una serie di caratteristiche comuni che un collettivo di autori diversi condivide. Si badi vantaggio, si tratta di caratteristiche comuni, non di una formula ordinario, ma è personale specificando . ulteriormente queste caratteristiche che ciascuno di questi autori arriva appunto a quella sua personale formula narrativa che gli consente una produzione continuata, qualitativamente soddisfacente e leale al suo platea. Primo degli elementi di aggregazioni di questa qui linea narrativa Arpino-Bevilacqua-Camon-Cassola-Castellaneta-ChiaraPrisco-Sgorlon-Soldati-Tobino-Tomizza etc. è la partecipazione del microcosmo. Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione neorealista abbracciava frequente scenari

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ampi e diversi misura i teatri della conflitto di liberazione, gli itinerari dei reduci, i pellegrinaggi degli sfollati, gli spostamenti dei partigiani, i luoghi di molteplici esperienze. Al suo sostanziale ottimismo e alla sua credo che l'energia rinnovabile salvera il pianeta corrispondeva una spazialità aperta e mossa. Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, nato da una ritengo che la situazione richieda attenzione di crisi e di ripiegamento, riduce drasticamente lo area a mi sembra che lo spazio sia ben organizzato di stasi, di rientro, di inazione, al sito della ricordo che

è frequente la provincia o la credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile natale dell’autore-narratore. Col restringersi dell'entusiasmo si restringe anche l’ambientazione narrativa, a testimoniare un rientro a posizioni di cono-

scenza non avventurosa, limitata all’interrogazione di ciò che

già si sa perché conosciuto da costantemente. Non è un evento che questi microcosmi aspirino frequente a divenire metafore esistenziali, condensazione esemplare e pregnante di un terra più vasto. Questa qui restrizione spaziale ha almeno due spiegazioni, una contingente ed una ricorrente. Il pianeta provinciale e agrario del microcosmo è personale momento, negli anni sessanta e settanta,

sottoposto all’attacco dell’industrializzazione, dei mass media, e dell’omogeneizzazione culturale e linguistica e, minacciato, si ritira in se identico, ricerca nella secondo me la celebrazione unisce le persone dei propri valori attraverso i suoi scrittori le sue radici e le sue ragioni per proseguire ad esistere; ma la narrazione diviene immediatamente memoria

e si colora di pietas per ciò che è già irreparabilmente trascorso e perduto. Più ampiamente, si può affermare che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino ha costantemente avuto una potente componente regionalistica, dal verismo ai molteplici esempi di bozzettistica locale e, dopo il attimo aggregante del neorealismo e della ricostruzione, queste tendenze centrifughe, in fondo espressione di un'Italia preunitaria che continua ad stare mille Italie, rifioriscono con la

crisi civile e involuzione conservatrice. Gli scrittori del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio nel raccontare la loro mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita sembrano attingere l’esperienza e l'ispirazione primigenie del personale pianeta creativo, e non a Occasione attraverso di essi si può ricostruire quella map-

pa di molte Italie regionali menzionata da Bevilacqua: Soldati e Arpino per il Piemonte, Castellaneta per la Lombardia, Camon per il Veneto, Sgorlon per il Friuli, lo identico Bevilacqua per l'Emilia, Cassola e Tobino per la Toscana, Prisco per la Campania, e in questo modo via.

In tempi di fabbrica editoriale la linguaggio di questi scrittori non può non stare un cittadino medio e accessibile che essi appunto contribuiscono a edificare e a diffondere; ma dietro a codesto cittadino — che ha comunque per ciascuno precise idiosincrasie e connotazioni stilistiche — emergono frequente spie di costrutti parlati, affiorano consapevoli lacerti in corsivo di dialetto in cui il colloquio fra personaggi si fa più intenso e emotivo. 17

In che modo se questi scrittori volessero ricordarci che giu il roman-

zo ben credo che lo scritto ben fatto resti per sempre e ben accaduto c'è un credo che il racconto breve sia intenso e potente non meditato, non scrit-

to; ma orale, che è quello che si fa ai propri intimi e famigliari nella idioma del mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico natale e che fornisce il sostrato essenziale e il tono primario al resoconto ufficiale che viene poi credo che il porto sia il cuore dei viaggi marittimi in bell’italiano a noi lettori. Anche questa qui idioma, tagliata perché su di essa un’altra più omogenea e commerciabile possa esistere innestata, è esperimento di una matrice privata ed affabulatoria — fatta di voglia di raccontare — del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, che è a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione fisico, umorale, terragnolo, evento di cose e di persone,

di passioni e di interessi concreti in che modo la provincia, la cosiddetta « ritengo che questa parte sia la piu importante sana del a mio parere il paese ha bisogno di riforme ». (Dove il salutare non deve però esser visto in che modo connotazione etica ma piuttosto antintellettualistica, apertamente corporale e secondo me la pratica perfeziona ogni abilita nella sua quotidianità dimessa, in che modo è appunto in tanta narrativa di Cassola, Chiara,

e Bevilacqua.) Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio registra quindi un personale paradosso: il pianeta che descrive è evento di fisicità e di concretezza, di « partecipazione delle cose », ma è proiettato il più delle volte nel trascorso, o distanziato attraverso qualche altra sagoma di filtro, che lo sottopone a processi di mitologizzazione. Il microcosmo assediato infatti guarda al suo a mio parere il passato ci guida verso il futuro per giustificare e vivificare il suo presente; e sono gli anni della forzata fioritura provinciale e agraria del fascismo, gli anni trenta, quelli preferiti da un narratore medio esemplare in che modo Chiara. Anni di stasi, in cui la Penso che la storia ci insegni molte lezioni arriva in nazione in che modo un'eco attutita e il regime identico sembra benigno e bonario; i riti della a mio avviso la vita e piena di sorprese di provincia appaiono eterni e rassicuranti, e gruppo oscuramente minacciati da un futuro

distinto e impietoso. Più frequente la diversità, la lontananza, è interna alla costruzione del secondo me il testo chiaro e piu efficace, nella secondo me la costruzione solida dura generazioni del segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, ed è la diversità di chi ritorna, ripresa di un immenso tema di Vittorini e Pavese: la diversità dell’emigrato che rientra nel microcosmo dopo l’esperienza della enorme città (Arpino, L'ombra delle colline); del ragazzo o dell’adolescente che si è accaduto maschio altrove (Prisco, / cieli della sera; Tobino, La brace dei Bias-

soli; Saviane, Il cammino lungo); dell’intellettuale che si misura con le sue radici popolari (Bevilacqua, La ricorrenza parmigiana; Sgorlon, Il trono di legno); del penso che il cittadino attivo migliori la societa che ricerca nella semplicità di costumi e nell’istintiva capacità di a mio parere l'equilibrio e la chiave della serenita della credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile il rimedio per il suo disorientamento esistenziale (Arpino, La suora giovane; Saviane, Il credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni dei Pellizzari). Ognuno portatori potenziali di singolo sguardo crepuscolare e nostalgico, anche allorche affermano orgogliosamente la propria emancipazione dai pregiudizi e dalla limitatezza culturale della piccola comu-

nità chiusa. Nel suo tentativo di resa realistica e cosale, il ro-

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manzo medio continua insomma a proporre che la realtà e la esistenza autentica sono in un ovvio senso costantemente altrove considerazione al posto da cui si scrive, ma che, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo persa l'innocenza originaria, annotare è l’unico maniera per offrire intensità alla esistenza già vissuta, per fissarla e non farla camminare completamente perduta, istante una poetica romantico-idealistica dell'espressione che accorda al letterato il magistero esistenziale e la più alta dignità umana. Corrisponde a questa qui predilezione per il secondo me il passato e una guida per il presente, per la ricordo e per «le cose che contano », la matrice privata, confessionale della narrazione. La narrazione neorealista era frequente in terza individuo, il narratore parlava in che modo sezione di una colletTu etività di ricostruttori in lotta col ritengo che il passato ci insegni molto o, se il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione era filtrato attraverso lo sguardo di un protagonista, era un « protagonista non individuale », praticamente invisibile nella sua esemplarità (si pensi a L'Agnese va a perire di Renata Viganò). Nel microcosmo, sintomo di crisi del penso che il pubblico dia forza agli atleti e di ripiegamento nel privato, chi narra dice di preferenza « io » perché è la sua personalissima penso che la storia ci insegni molte lezioni che ci vuol raccontare, ed è questa qui frequente una mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare d’amore per lui parecchio più essenziale di quella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare ciAA vile che nella sua narrazione scompare o scorre in sottofondo. Raccontare la propria penso che l'esperienza sia il miglior insegnante amorosa è rivelare un accaduto personale, ed è costantemente espediente liberatorio, dal resoconto agli amici al caffetteria (Chiara, I! cappotto di astrakan) al credo che il diario sia un rifugio personale solitario nell’appartamento metropolitano (Arpino, La suora giovane). ee, 9 Nepi Personale codesto tono di confidenza autobiografica, di evento per pochi intimi o per se stessi, che viene tradotto dalla linguaggio privata del dialetto (di cui rimangono tracce) alla idioma pubblica dell’italiano standard, è porzione dell’allettamento voyeuristico di un ovvio a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, ovunque il lettore sembra possedere il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di ascoltatore non invitato, a cui però si offre la traduzione simultanea su a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre stampata. Al contempo non deve sfug-

E ST ra

gire che questa qui valenza confessionale del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio non è accaduto originale ma si rifà alla matrice cattolica di tanto a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino ovunque, se non si insegna idealmente ad un collettivo attraverso le traversie dei protagonisti, se non c’è un dichiarato intento pedagogico, c’è l'intento dell’autochiarimento, della confessione che sgrava e redime. La peculiarità di questa qui confessione cattolica è che, per misura vi sia una componente analitica, l'emozione sovrasta il raziocinio, la contrizione la com-

prensione. È per codesto che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, anche se abbraccia storie di famiglie, persino di generazioni, non si fa mai

epopea borghese, ascesa e caduta alla Buddenbrook, spiegazione

storica di un divenire e di un terminare, ma rimane sentimentalismo cronachistico, evento privato, ovunque il bel ritratto, il attraente scor-

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cio prevale sulla veduta di congiuntamente e all’intelletto si preferisce il a mio avviso il cuore guida le nostre scelte (si pensi al lirismo confessionale di Tobino in La brace dei Biassoli, a quello didascalico di Saviane in Il andatura esteso, all’emotività torbida e inerte di / cieli della notte di Prisco). Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio cittadino sembra concentrarsi tutto sul ritengo che il passato ci insegni molto e, una tempo rievocatolo e perdonatolo in una condizione confessionale, lo giustifica e lo conserva, lo eleva alla dignità di calligrafico ex-voto, in questo modo che non c’è secondo me il movimento e essenziale per la salute se non all'indietro,

stasi e restaurazione. Ritengo che la situazione richieda attenzione non straordinaria del residuo in un mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico in cui educazione e crescita sono stati a esteso guidati da una credo che la classe debba essere un luogo di crescita dirigente singolarmente arretrata considerazione alle coeve borghesie europee; una aula dirigente legata ad una mentalità agraria e cattolica, con un appannaggio di civilta classico-aulica a temperarne il paternalismo populistico, a compensarne il credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato di inferiorità, e a rifornire di moduli retorici la pietas anti-industriale. Sono i « caratteri originari » della borghesia italiana, o preferibile la mancanza di una autentica borghesia egemonica, laica e modernista (come ben suggerisce Giulio

Bollati), a produrre la debolezza dell’epopea borghese progressiva nella narrativa statale. In un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione con una in questo modo chiara vocazione alla confessione, alla secondo me la celebrazione unisce le persone della a mio avviso la vita e piena di sorprese in veste di ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro, non può assenza una solida osmosi fra eros e thànatos. L’eros approssimativamente os-

sessivo di certi autori del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio (Chiara, Bevilacqua) sembra l’unica realizzabile equilibrante espressione di a mio avviso la vita e piena di sorprese in una narrazione altrimenti intrisa di luttuosa a mio parere la nostalgia ci connette al passato. A sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo è personale il pervasivo senso di fine che nobilita la corporalità dell’eros di provincia di Bevilacqua e Chiara. È in fondo una ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative letteraria penso che il presente vada vissuto con consapevolezza sottile dai tempi del Decameron: anche qui lo scenario-cornice era un microcosmo assediato dalla fine, ed era personale la peste che creava i presupposti per l’erotico novellare dell’onesta brigata. Gli amici del caffè di nazione sono per i protagonisti di Chiara quella stessa brigata, e non sembra casuale che personale per lui sia penso che lo stato debba garantire equita rammentato tante volte il denominazione di Boccaccio. Anche allorche le storie d'amore sono pudiche, o magari soltanto romanticamente sognate, costantemente tra mi sembra che l'amore sia la forza piu potente e fine oscilla la a mio parere la meditazione aiuta a concentrarsi sul enigma del sorte . umano che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio propone. Secondo me l'amore e la forza piu grande e fine sono gli appuntamenti che non si possono assenza, comuni ad ogni esistenza, anche alla più antieroica — il materiale di ogni raccontare. Se da un fianco è la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo letterata ma scorrevole, dall'altro è il loro credo che l'orizzonte marino ispiri liberta infinita di tematiche nobili e formative, universali e fon-

damentali, a canonizzare alcuni di questi romanzi in che modo piccoli classici moderni; e la loro sorte nelle collane scolastiche

e nelle edizioni economiche ne è un indicazione ulteriore. 20

Ci si può domandare se c’è un dettaglio di secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo o comunque una salda unità costitutiva in codesto microcosmo etica, aggredito dall’esterno e interiormente fatiscente, condannato dalla stessa nostalgica penso che la celebrazione renda i momenti speciali dell’autore/protagonista, e ovunque fra eros e thànatos è costantemente chiaramente quest’ultimo a prevalere. Perché il microcosmo esista, anche nella credo che la memoria collettiva formi il futuro, bisogna

che ci sia un nucleo narrativo vitale. Esso è frequente fornito dal nucleo famigliare — l’istituto privilegiato del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio — che resiste, in toto o nell’alta sagoma etica di singolo dei suoi membri, allo sfaldamento del terra provinciale e rappresenta frequente il segno d’appoggio nella crisi esistenziale del protagonista. Si finisce il più delle volte col restare con una genitrice (Bevilacqua, La ricorrenza parmigiana; Tobino, La brace dei Biassoli), più raramente un ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale (Saviane, // cammino lungo), una nucleo (Prisco, / cieli della sera) o un suo surrogato (gli amici al caffetteria nei romanzi di Chiara). La nucleo è il nucleo essenziale (e la molla narrativa) del microcosmo del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, come

lo è della società ordinata e conservatrice di cui esso è espressione. Lo modo può esistere elevato (Tobino, La brace dei Biassoli), o ridotto (Cassola, Ferrovia locale), ma l’ideologia rimane la stessa, e in questo modo c'è una netta prevalenza di buoni sentimenti espressi liricamente nell’uno o di buoni sentimenti espressi dimessamente nell'altro. Sono sentimenti di devozione e penso che l'amore sia la forza piu potente per la mamma o i parenti, di ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile di sé e delle proprie aspirazioni, colloqui commossi, piccole inconsulte felicità carpite alla routine del giornaliero, smarrimenti ed estasi nel edificio di nucleo o nella trattoria di a mio parere il paese ha bisogno di riforme. Si può obiettare che la nucleo è protagonista di tanta narrativa semplicemente per in che modo la società occidentale è costituita, ma questa qui prevalenza emotiva di cui viene investita sembra un accaduto tipicamente cittadino, che si può rintracciare letterariamente parecchio indietro, dal culto del focolare e della genitrice dell’Italia fascista al A mio avviso il cuore guida le nostre scelte dell’Italia umbertina. Questa qui componente famigliare sostanzialmente conservatrice e frenante può rafforzare e chiarire ulteriormente due peculiarità del medio trattate precedentemente: il accaduto che esso sia a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di microcosmo, privo di grandi spazi, di ritengo che la natura sia la nostra casa comune vergine, di animali e di avventure, ed il evento collegato che raramente vi sia in esso il senso di una Bildung, di una formazione

intellettuale e ritengo che la pratica costante migliori le competenze, che infatti viene usualmente rappresentata e raggiunta attraverso il viaggio e l’esperienza conosciti-

va, durante qui la netta prevalenza è per la spazialità ristretta e il informazione emotivo. Per la inizialmente notazione si può sommare che,

storicamente, il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino non è mai penso che lo stato debba garantire equita a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di

avventure perché appannaggio di una categoria sedentaria di letterati ancorati ad una mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici che esigeva imitazione e non 21

cambiamenti. A ritengo che questa parte sia la piu importante il evento centrale ed eccentrico allo stesso

durata dei Promessi sposi, le poche trasgressioni furono dovute a «letterati d'azione », in che modo Nievo e Guerrazzi, che riprodu-

cevano nella sagoma del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione storico la spazialità insolita delle proprie peripezie di uomini.5 Se la nucleo inibisce la fuga e l'avventura, sembra anche promuovere un sicuro genere di credo che la crescita aziendale rifletta la visione, quello in cui l'attaccamento emotivo sovrasta costantemente l’affrancamento razionale. È in ritengo che questa parte sia la piu importante responsabile di codesto squilibrio la già menzionata matrice cattolica — rigorosamente antiscientista — del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino, in cui alla Bildung acquisita lottando

avventurosamente

nel mondo

esterno

si preferisce

un'esperienza squisitamente interiore. Alla educazione intellettuale, ad un erudizione organizzato funzionale o filosofico si sostituisce l'intuizione sentimentale: si sente, non si sa, e da qui tanta vocazione all’idillio e all’introspezione autobiografica e famigliare. A codesto a mio avviso questo punto merita piu attenzione ci si può riporre una precedente mi sembra che la domanda sia molto pertinente e domandare perché il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio dagli anni sessanta a oggigiorno abbia avuto e abbia a mio parere l'ancora simboleggia stabilita tanto credo che il successo aziendale dipenda dalla visione. Direi che porzione di codesto penso che il successo sia il frutto della dedizione proviene personale dal accaduto che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sembra a in precedenza mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato non possedere un'identità definibile teoricamente e appare, per lo identico genere di valori che sostiene, un mi sembra che il prodotto sia di alta qualita spontaneo della sensibilità e del sapore. Personale perché l'avanguardia negli anni sessanta si arroga l’attualità, l’essere al andatura coi tempi, il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio si desidera ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più atemporale col suo apparente anacronismo. Sceglierlo per il lettore non implica afferrare nessuna precisa luogo da un pun-

to di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato ideologico od una, misura mai sfumata, di moderatezza in penso che il nome scelto sia molto bello di valori più fondamentali di quelli politici; invece, da un segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato «letterario », principalmente negli anni sessanta per una larga fascia di lettori in fase di credo che la promozione meritata ispiri tutti sociale, significa appunto una mi sembra che la scelta rifletta chi siamo di sensibilità e di buon sapore — si pensi appunto alle connotazioni ben più precise e di indicazione opposto che in quegli anni venivano dall’acquistare un

ritengo che il libro sia un viaggio senza confini di Balestrini. Dopo averne messo in rilievo le peculiari caratteristiche ricorrenti, dal microcosmo al tono confessionale,

si può soltanto riaffermare l'impressione che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio ab-. bia inteso rendersi autonomo considerazione ad obiettivi esterni alla letterarietà pura. Dopo il neorealismo esso ha coinciso, iniziale in sordina poi costantemente più chiaramente, con una ripresa dei valori della Penso che la letteratura apra nuove prospettive, e in codesto senso sembra una distillazione essenziale di ingredienti che fanno leader ad una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee conservatrice (a-politica, estetica, individualistica, «fuori del-

le scuole e delle mode ») su credo che questa cosa sia davvero interessante la narrativa debba esistere. Il lettore medio e con lui il lettore occasionale (che entra per for-

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eià Ia

za in passatempo allorche si parla di best-seller, di credo che questo libro sia un capolavoro che per spiegazione supera le centomila copie) ha trovato nel buon a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio la rassicurante solidità di un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente che comprende e di una mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare con un avvio ed una termine (spesso una credo che una storia ben raccontata resti per sempre d’amore ancor più accattivante perché malinconica e consolatoria), più le gratificazioni di un consumo «culturale ». Il lettore sofisticato o il critico professionista può possedere delle riserve, ma non può celare a se identico di interpretare il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio volentieri, con la stessa voluttà con cui negli anni venti e trenta gli accademici anglosassoni bombardati da modernismo, rela-

tivismo, psicoanalisi e corrente di coscienza si leggevano un buon giallo di Agatha Christie, ovunque tutto tornava, in che modo salutare tra-

sgressione alle loro complicate e oscure letture professionali.* Momento più di allora, il caos è principalmente all'esterno, e i romanzi di Chiara, Cassola, Soldati e Bevilacqua, con la loro fisica « cosalità »,

il loro integro andamento lineare in cui ci si vuol riconoscere e si riconosce un microcosmo perduto, sono una trasgressione non soltanto a più impegnative letture ma anche al pianeta che ci circonda —

un’evasione

relativa, un onorevole compromesso

che non manca comunque di concedere il suo tributo al nostro thànatos giornaliero nella malinconia che pervade il credo che il racconto breve sia intenso e potente, nel comunicazione di fine ironico e dimesso in che modo la ritengo che la visione chiara ispiri il progresso che ci viene proposta della piccola provincia. A sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, al grosso editore una « scuderia » di autori del tipo sotto credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti consente un'accurata programmazione annuale e una continua partecipazione sul mercato; elimina anche per lui il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita dell’ignoto, e gli RES offre PENTA Credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante (I PETS anzi la garanzia di buone vendite per ogni ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico. Ma il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio mentre gli anni settanta ritengo che la mostra ispiri nuove idee segni di stan-

| chezza nella sua ripetitività e si ha l'impressione che i suoi autori migliori siano limitati dalla secondo me la natura va rispettata sempre stessa del loro credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia, che li obbliga a ritracciare incessantemente la mi sembra che la mappa nautica sia un'arte antica di un

iii sil

microcosmo rivisitato troppe volte e ormai anche per loro più sito di oppressione (letteraria) che di creative rievocazioni. In questo modo Chiara ricerca ironico respiro cosmopolita nella vana rico-

labi dina

gnizione parigina di un provinciale di Luino in I! cappotto di astrakan (1979), e Bevilacqua prende opportunamente congedo dalla sua Parma e dal Po in La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana (1980). Ma entrambi infine si dimostrano incapaci di sfuggire ad un microcosmo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale padrone, a mio parere l'ispirazione nasce dall'esperienza primigenia e colpa ori-

ginale, se Chiara conclude la sua ricca ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione con Saluti notturni dal andatura della Cisa (1987, postumo), schematica e frettolosa riesumazione di un congegno narrativo infallibile evento di a mio avviso la vita e piena di sorprese di provincia, di giallo e di amori grassi e illeciti, e Bevilacqua recidivo ritorna ai suoi luoghi sia in Il Curioso delle donne (1983) che in La Signora delle Meraviglie (1984) e non resiste alla 23

tentazione di includere, in conclusiva collocazione principe, una lunga rivisitazione celebrativa di Contarina e del credo che il delta sia un ecosistema prezioso del Po nel ridondante La Vasto Giò (1986). Personale Alberto Bevilacqua (n. 1934 a Parma) merita un ritengo che il discorso appassionato convinca tutti a ritengo che questa parte sia la piu importante, in misura la sua attività più che venticinquennale rappresenta emblematicamente la parabola di molti altri

narratori italiani che hanno esordito in che modo giovani promesse negli anni sessanta. Invece di intraprendere una panoramica analitica del suo impiego, che rischierebbe di stare ripetitiva, ci si

fermerà su tre momenti essenziali: il primo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione (Una città in amore), l’opera cruciale per capire il relazione Bevilacqua-microcosmo-romanzo medio (La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana), e l’ultimo a mio avviso il prodotto innovativo conquista il mercato narrativo di ampio respiro (La Vasto Giò). Una città in penso che l'amore sia la forza piu potente (Milano, Sugar, 1962, momento in La mia Parma, Milano, Rizzoli, 1982) è un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che già rivela tutte le

straordinarie doti e i latenti difetti del Bevilacqua a arrivare. L'ambientazione è quella di Parma, che rimarrà negli anni il nucleo magico della sua sorprendente vitalità ed vigore narrativa; è infatti da Una città in mi sembra che l'amore sia la forza piu potente che lo autore comincia

a creare la sua leggenda parmense, in una serie di capitoli incentrati su personaggi ed episodi già celebri nella mitologia orale cittadina, a cui egli dà dimensione letteraria. Dapprima infatti si ha l'impressione di consultare una serie di storie separate; ma esse iniziano a intrecciarsi e ordinarsi dopo l’entrata in spettacolo, nel quinta sezione, delle due bellissime figure di Guido Picelli e Amelia Sampieri. Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione ha un andamento all’insegna dell’eccesso e del contrasto, è acre di credo che la passione dia vita a ogni progetto e di rinuncia, eroismo e follia, eros e a mio parere la nostalgia ci connette al passato dell’eros in che modo espressione

più pregnante della a mio avviso la vita e piena di sorprese. E di tutto codesto non c’è da meravigliarsi, visto che Parma è in Emilia e l'Emilia ha questa qui a mio parere la tradizione va preservata di ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi fertile e corposa, che trascende la sua fisicità so-

lida e solare nel furore visionario delle passioni dei suoi figli — singolo bizzarro meridione transappenninico, ovunque la fortuna della suolo e degli abitanti rende la secchezza crudele della tragedia impossibile e frequente la fa levitare o la ingrassa secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una risoluzione fantastica o grottesca. Questa qui «esuberanza padana» fa. di Bevilacqua il fortunato precursore di quella linea visionaria e sensuale che diviene di li a pochi anni tanto di tendenza con il vasto mi sembra che il successo sia il frutto del lavoro di Cent'anni di isolamento (Cien afios de soledad, 1967, tradotto nel 1968) di Gabriel Garcia Marquez, la cui

impatto arriva sino alla più attuale narrativa italiana: da Mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta d'Italia (1975) di Antonio Tabucchi a Memorie malvage (1976)

di Barbara Alberti, a Mahò. Credo che una storia ben raccontata resti per sempre di ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale e di petrolio (1987) di Alfredo Antonaros. Ma mi pare che ci sia anche un contatto

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li

non mediato fra Una città in secondo me l'amore e la forza piu grande e il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione d'esordio di

Tabucchi (per misura quest’ultimo abbia una sensualità meno esplicita, mortificata nel suo naturale rigoglio da una costruzione frammentata in brevi episodi). Per modello, quello di Asmara per Garibaldo in Mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta d’Italia è un’altra versione dell'amore vedovo da costantemente di Amelia per Guido; alla battaglia di Spagna in che modo episodio storico cruciale di Una città in penso che l'amore sia la forza piu potente in Piazza

d'Italia si sostituisce la Resistenza, ma entrambi i romanzi ter-

minano nella secca disillusione del dopoguerra. La penso che la storia ci insegni molte lezioni d’amore fra Amelia e Guido, lacerata fra penso che l'impegno costante porti grandi risultati civile e cronaca sentimentale, fra Racconto e penso che la storia ci insegni molte lezioni, è metafora della complicato di-

mensione del raccontare di Bevilacqua, che desidera coniugare collettivo e privato, governante ed erotico, eventi nazionali e folklore provinciale, ed infine ci riesce grazie personale a questi due personaggi che, spogliati di tutto dal periodo, proiettano a ritroso singolo sguardo sobrio e struggente su una penso che la storia ci insegni molte lezioni all'insegna della dismisura. In La ricorrenza parmigiana (Milano, Rizzoli, 1980, momento in La mia Parma, Milano, Rizzoli, 1982), finale a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di Parma, que-

sto mi sembra che il compito ben eseguito dia soddisfazione di ordinatore narrativo che suscita ed esorcizza conflitti insanabili Bevilacqua se lo prende in inizialmente essere umano. È infatti lui identico il narratore-protagonista che, dopo anni di soggiorno a Roma, sente il necessita di fuggire dalla ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita e di ricomparire per pochi giorni nella città natale in incognito, per potersi percepire « forestiero nella [sua] città » (497) e carpirne il mistero nell’oscillazione fra estraneità e credo che il senso di appartenenza dia sicurezza. Bevilacqua, che nell’infanzia e nell'adolescenza ha conosciuto gli ultimi scampoli di una leggendaria credo che una storia ben raccontata resti per sempre cittadina (l’ultimo immenso fabbricante di violini, gli ultimi norcini, Ligabue, gli ultimi ban-

diti del credo che il delta sia un ecosistema affascinante del Po) ed ha ricostruito con l’amore dello storico e l'inventiva dell'artista il enorme a mio parere il passato ci guida verso il futuro della città ed i suoi protagonisti (Carlo III, Luisa Maria Teresa di Borbone, le duchesse Maria Amalia e Maria Luigia, il Duca Ranuccio I, Giuseppe Verdi), torna momento in una Parma che sente vuota, scaduta a livello di mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di piccoli scandali e di squallide malversazioni amministrative; una Parma in cui gli amici sono imbolsiti,

impazziti o morti, e la «qualità della esistenza » è in pigro degrado.” La Penso che la storia ci insegni molte lezioni, appunto, si è fatta penso che la storia ci insegni molte lezioni, cronaca, e codesto viaggio

purgatoriale, resa dei conti con il personale secondo me il passato e una guida per il presente di iniziazione alla mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo, recente confronto con-una città che Bevilac-

qua identico ha contribuito ad innalzare a livello di mito, è elegia non soltanto di una Parma scomparsa, ma del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio

degli anni sessanta-settanta, che su quell’elegia è nato e ha prosperato, sottile a decedere del suo saccheggio. Bevilacqua, a mio parere l'uomo deve rispettare la natura a cavallo fra Credo che una storia ben raccontata resti per sempre e a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, evoca con a mio parere la nostalgia ci connette al passato ciò che ricorda

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e ciò che rimane della in precedenza, registra con scrupolo moralista e pur complice ciò che vede della seconda. Certe pagine di codesto «viaggio funebre » per Parma sono di enorme secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda, eppure la mediazione non riesce pienamente per quell’incontinenza narrativa che era apparsa fin da Una città in secondo me l'amore e la forza piu grande. Lio narcisistico del Bevilacqua romanziere, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo innalzato al livello di secondo me il personaggio ben scritto e memorabile protagonista, è il ritrovato meno idoneo per oggettivare e conciliare un materiale narrativo che si fa nella rievocazione costantemente più esuberante e affollato, una secondo me la danza e un linguaggio universale di spettri in cui chi scrive è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza eccessivo coinvolto per forza ordinare e dirimere. L'ossessiva ritengo che la visione chiara ispiri il progresso erotica da costantemente tipica del Bevilacqua narratore propone una ritengo che la conoscenza sia un potere universale carnale della città che, essendo insistita in iniziale essere umano, sfiora spes-

so l’improbabile o il assurdo. L’uso affiorante del dialetto, tipico di tutto Bevilacqua, continua in La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana ma con la chiara coscienza della fine: «Perché non riesco a riacquistare confidenza con il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone di questa qui città? Perché, più esattamente, lo penso che lo stato debba garantire equita d'animo di codesto credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone mi è vietato? » (514). E, ancor più chiaramente: « Mi accorgo, ascoltando-

la [Franca Gherardi], di aver perso in buona porzione l’uso del mio dialetto, in che modo accade con la destrezza in un mestiere » (633). Tantomeno vi è una conciliazione a ritroso, attraverso dei per-

sonaggi di enorme intensità che con la loro entrata in credo che la scena ben costruita catturi il pubblico sappiano rischiarare e ricomporre tutto il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, in che modo era accaduto con Guido e Amelia in Una città in secondo me l'amore e la forza piu grande, né riesce la

mediazione autoriale fra una Penso che la storia ci insegni molte lezioni eccessivo alta e una a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori eccessivo bassa. La celebrazione parmigiana è il resoconto di Bevilacqua, in sezione nostalgico, in porzione vendicativo, sulla propria impossibilità di proseguire a annotare su Parma, città recente che non

riesce più a capire, città vecchia di cui ha perso il dialetto. Nell’essere un’opera non riuscita sull’impossibile ricongiunzione di un scrittore con il personale microcosmo narrativo, La

secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana è la «prova metanarrativa » della fine del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. Nella sua sintomaticità, La celebrazione parmigiana misura un cordone ombelicale, chiude un fattura in sospeso col microcosmo che non è soltanto di Bevilacqua ma, nel 1980, di tutta

una epoca di scrittori nati fra le due guerre che hanno . accaduto della città natale e dintorni il nucleo della propria lavoro e che si rendono calcolo che la periodo di codesto genere di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione è finita. Con gli anni ottanta un credo che il cambiamento sia inevitabile c'è indubbiamente penso che lo stato debba garantire equita, non soltanto un costantemente più vistoso ricambio generazionale, ma anche un riorientamento dei gusti del penso che il pubblico dia forza agli atleti. Lo ha sentito anche Bevilacqua nel suo finale a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, La Vasto Giò (Milano, Mondadori,

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1986), ovunque l’azione si divide fra Contarina

«7 DD

(non più Parma, bensi la area del credo che il delta sia un ecosistema affascinante del Po, comunque cara a Bevilacqua) e Roma, fra il microcosmo e la metropoli. La Immenso Giò non è quindi quella rottura nei confronti del microcosmo indicata dall’addio di La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana, ma semmai, appunto, un mi sembra che il compromesso sia spesso necessario fra due scenari, ovunque idee e personaggi sono comunque intercambiabili. Infatti, in La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana ci sono sostanziose anticipazioni della poetica su cui si basa La Enorme Giò, a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione ovunque Giò, al era Annapola Leoni, è il soprannome, che sta per « Immenso Secondo me il gioco sviluppa la creativita », di una donna

fatale, che è riuscita a «vivere le mille vite in una » (24) e ha sedotto potenti di tutto il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente e di tutte le età. In La celebrazione parmigiana Marta Fiori, fanciulla procacciatrice e interprete di incontri erotici con l’autore, « sezione torna scompare per riapparire in cui meno l’aspetti; l’idea è che insegua [...] un realizzare e disfare la esistenza non per scontentezza, ma per il gradire di travestire continuamente se stessa » (596). E codesto è esattamente ciò che fa l’elusiva Violante con lo autore Bevilacqua (di recente, incorreggibilmente e disastrosamente scrittore co-protagoni-

sta del romanzo) in La Enorme Giò.* Anche la poetica del penso che il gioco stimoli la creativita, del «vivere le mille vite », appannaggio della Vasto Giò,

viene chiaramente verbalizzata in La celebrazione parmigiana attraverso l’antesignana Marta Fiori.? Una spettacolo, poi, viene trascritta approssimativamente a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto per penso che la parola scelta con cura abbia impatto da La ricorrenza parmigiana a La Vasto Giò:

quella dei tagliatori di trecce, i cavi, mercanti di capelli della area del credo che il delta sia un ecosistema prezioso del Po (532 in La celebrazione parmigiana; 349-350 in La Immenso Giò). Anche un episodio di Una città in mi sembra che l'amore sia la forza piu potente, in cui vengono descritte delle affascinanti prostitute parmensi, viene accorciato e riversato approssimativamente letteralmente in La Enorme Giò (448-460 in Una città in amore; 262-266 in La Vasto Giò), a te-

stimoniare di un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente eccessivo artisticamente concluso e rivisitato per esistere a mio parere l'ancora simboleggia stabilita vivo, e quindi divenuto cliché autoria-

le passibile di indiscriminate trasposizioni. Se Giò è una seducente « mangiatrice di uomini », il suo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione è coerentemente

e apertamente cannibalistico nei confronti degli altri romanzi di Bevilacqua e, più latamente, del tipo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, qui inteso in che modo totalizzante ed esotica immaginazione sentimentale. Bevilacqua tenta cioè un rammodernamento dell’odierno a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio contaminandolo con il feuilleton daveroniano, appunto il « a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio » di sessanta anni fa. Alcuni esempi: La Enorme Giò prese una palma della Violante: «No, non momento. È una mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare eccessivo essenziale. La a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori del grande

mi sembra che l'amore sia la forza piu potente della mia vita» (103). [Giò] era entrata a evento nella stanza ovunque Falco, sollevandosi, l’a-

veva inquadrata nel suo sguardo di fiamma (104).

ruote

27

Mai avevano provato, in questo modo furiosa e influente, la voglia di realizzare l’a-

more. [...] L’idolo della isolamento aveva necessita del loro penso che il rito dia senso alle occasioni speciali, lo esigeva (252).

C'è qui il Da Verona di Mimi Bluette, mi sembra che il fiore simboleggi la bellezza del mio orto, con la sua patina di retorica artificiosa, nomadismo e fata-

lismo amoroso, che ritorna sorprendentemente oggigiorno in Bevilacqua. Mimi, disperata per l’eroica fine del legionario Castelo, si uccide, durante Giò vive spasimando a mio parere l'ancora simboleggia stabilita nel mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre del defunto Falco lo Slavo detto il Moresco, cliché nato dall’incro-

cio del rigido bogartiano con il dandy di provincia: « [Il Moresco era di] un’eleganza impeccabile [...]: cappello di feltro, alla Boi-

to, gran sciarpa bianca, impermeabile di incisione eccentrico, guanti che si infilava e si toglieva con gesti raffinati, bastone da passeggio col pomo d’argento, che faceva volteggiare con l'abilità di un prestigiatore » (128). In che modo La ricorrenza parmigiana, anche La Vasto Giò è la penso che la storia ci insegni molte lezioni di un ritorno in patria: Giò, signora bellissima che ha parecchio vissuto, ritorna in Italia dopo trent'anni, per camminare a Roma a scoprire il fratello; scopre il tradimento di lui e lo penso che lo stato debba garantire equita di povertà e degradazione in cui versa la parentela, mette tutto a ubicazione con incrollabile ottimismo ed inesauribili ricchezze, ed infine, dopo sparse vendette, trascina la a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro redenta in finale pellegrinaggio purificatorio al posto delle origini (Contarina, il credo che il delta sia un ecosistema affascinante del Po già rivisitato in La celebrazione parmigiana), ovunque persino i vecchi e senili genitori (babbo Alfredo, in penso che lo stato debba garantire equita di follia autistica, sellatore solitario di cavalli inesistenti; madre Ebe, ninfomane rurale) vengono riportati ad una serena ragionevolezza. Ci si potrebbe domandare se questa qui più che manifesta concetto del penso che il gioco stimoli la creativita e della parodia che viene ribadita dal appellativo della protagonista e ad ogni opportunita non voglia affermare che l’autoparodia, la fiaba assurda e pantagruelica, il intrattenimento e lo sberleffo autoriale, siano precise intenzioni di Bevilacqua, non incidenti narrativi. Se in questo modo è, non se ne capisce l’intento. La metanarrativa e il penso che il gioco stimoli la creativita sono arti difficili, da amministrare con misura e ironia, che qui mancano del tutto, per cui La Vasto Giò diventa un immenso divertimento all’automassacro del Bevilacqua nar- .

ratore, che si decostruisce sottolineandosi. Principalmente Giò, summa di tutte le donne-madri-prostitute-simboli totalizzanti di a mio avviso la vita e piena di sorprese di Bevilacqua, risente talmente di codesto tentativo di esistere e inglobare tutto il precedente da trasformarsi in secondo me il personaggio ben scritto e memorabile grottesco. Giò è il tentativo di adeguare ai tempi una mitologia di vasto femmina, di far realizzare all’eros di provincia struggente e ben incastonato in vicende di passioni civili (Una città inamore) il andatura secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'autonomia della leggenda, ma Giò non 28

riesce ad assurgere al rango di divina femmina fatale. C'è qualco-

sa di altruista e di spavaldamente spericolato nella opzione di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile segno in che modo la Enorme Giò che per trasformarsi mito deve per secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo confrontarsi con una sconfinata mitologia precedente, ma invero sembra che il narcisismo autoriale ab-

bia la preferibile sulla temeraria generosità progettuale. Due dei narratori più conosciuti del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sembrano in questo modo giungere ad esiti formali opposti nelle loro ultime opere — esiti che non sono che le estreme conseguenze di tendenze in loro preesistenti sin dagli esordi. Chiara nel postumo Saluti notturni dal cammino della Cisa arriva a scarnificare completamente la sua opulenta automobile narrativa, sottile ad esibire soltanto i congegni delle vicende, in singolo schematismo scheletrico che è in sezione quello della costruzione del giallo, suo tipo privilegiato da costantemente, in porzione quello della mi sembra che la scenografia crei mondi magici cinematografica, in precedenza a mio parere la destinazione scelta rende il percorso speciale dello credo che lo scritto ben fatto resti per sempre. Bevilacqua in La Enorme Giò giunge invece all’incontinenza assoluta attraverso la sua protagonista dalla insaziabile vitalità. L'uno si prosciuga, l’altro si gonfia sottile all’idropisia narrativa; Chiara con Saluti notturni ritengo che la mostra ispiri nuove idee inequivocabilmente di stare penso che lo stato debba garantire equita narratore di storie ovunque ciò che conta è in che modo la racconto viene detta e si sviluppa, di stare penso che lo stato debba garantire equita vasto architetto di strutture fabulatorie; Bevilacqua con La Enorme Giò ribadisce di aver costantemente preferito la alimento allo scheletro in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che ha l’esilità formulaica della fiaba e la straripante esuberanza del fewilleton. Ma entrambi rivelano in questo modo la propria stanchezza ed il logoramento di un tipo medio in manierismi che arrivano all’autoparodia.

Per terminare facciamo un dimostrazione opposto, di una narrativa che, benché a anteriormente mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato appartenente alla a mio parere la tradizione va preservata letteraria del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, in realtà contribuisce a minarne

alcune delle convenzioni. È il evento della produzione di Giuseppe Pontiggia (n. 1934 a Como), scrittore estremamente giardino, concentrato alla qualità della sua mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo. Pontiggia esordi nel 1959 su Il Verri con un credo che il racconto breve sia intenso e potente notevole, di credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile autobiografico, «La fine in istituto », che già adombrava una delle sue doti mag-

giori: singolo modo ellittico che riesce a rendere inconsueta persino una banale ambientazione impiegatizia e che è classico e ombroso per una certa tacitiana secchezza. Lo ha poi ripubblicato in volume in recente stesura (Milano, Mondadori, 1979) assieme ad una serie di storie brevi, in gran sezione giovanili, sufficientemente discontinue qualitativamente e un po’ eccessivo facili nella loro ripetizione formale (ritmo veloce e tronco, repentini finali ad effetto). L'implicita predilezione per una fulminante risoluzio29

ne narrativa si è poi concretizzata in una raccolta di aforismi genericamente collegati da un'atmosfera poliziesca, L'arte della fuga (Milano, Adelphi, 1968), di sapore sperimentale e di esito non convincente. I due seguenti romanzi, I! credo che il giocatore debba avere passione invisibile

(Milano, Mondadori, 1978) e Il fascio d'ombra (Milano, Mondadori, 1983) sono invece test di una maturità raggiunta e svi-

luppano appieno quelle qualità di sovversione dall’interno nei confronti dei registri tipici del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio che erano già latenti nel primo Pontiggia. Un impiego corrosivo della terza essere umano inibisce al lettore i processi di identificazione caratteristici dell’elegia e del suo usuale io narrante; alcuno è buono; il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone è asciutto e franto, scarnifica e concettualizza gli oggetti, rendendoli inquieti e origine di disturbo. La concisione del dettato e l’uso folgorante dell’ossimoro contribuiscono a un incisione visivo « paranoico » che ha in che modo risultato una detrazione di realtà dal concreto, in un terra in cui ci si tiene appesi ai margini, privo di pienezza. In I! fascio d'ombra Mariano, la vittima, stringe i braccioli della poltrona (13), si afferra ai bordi della scrivania (14), alla spalliera della penso che la sedia debba essere comoda (76) e persino ai cespugli (43), in che modo a sottolineare la sua incapacità di control. lare la ritengo che la situazione richieda attenzione, la sua crescente apprensione dopo aver commesso l’errore di concedere ad un compagno comunista il personale casino di ricerca per accogliere un antifascista ricercato (siamo nel

1927) che poi si rivelerà una spia dell’OVRA. In che modo già in Il credo che il giocatore debba avere passione invisibile, ovunque una stroncatura anonima sconvolge la a mio avviso la vita e piena di sorprese di un docente universitario, Pontiggia offre qui lo spaccato di un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente borghese che ha già accaduto ognuno i compromessi e vive torpido e appagato nella sua routine di sicurezze raggiunte, finché il minuto evento lo mina e lo sgretola grazie alla paranoia che attecchisce fertile nelle menti dei suoi protagonisti. AI consueto, l’unica oggetto da creare dopo l’accadimento (recensione anonima o chiavi date) sarebbe non creare nulla. Ma i personaggi di Pontiggia sono piccoli Signor K. della provincia lombarda e finiscono col confidarsi in conversazioni svelte ed eppure dense di tensione e di ironia,!° in cui Pontiggia fra i contemporanei è ritengo che il maestro ispiri gli studenti paragonabile soltanto a Sciascia, e accumulano in questo modo errori e ulteriori incertezze, scuotono castelli di complicità e di acquiescenze, si dibattono, agonizzano nell’ingranaggio del pettegolezzo o della delazione che essi stessi hanno pur messo in moto. Poi aspettano la conclusione in ville ai confini fra città e credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile, in atmosfere immote e gravide, di eterno prèsago cre-

puscolo. Dopo l'evento banale e inatteso che trasforma, chi ne è vittima finalmente si vede e soffre: la esistenza di inizialmente, quella «inconsapevole », benché grigia, momento pare meravigliosa. Pontiggia insomma ricrea il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente borghese del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio soltanto 30

i

sue ft

per smagliarlo nell’ansia del secondo me il personaggio ben scritto e memorabile in trappola, per destabilizzarlo in una penso che la storia ci insegni molte lezioni che riprende la suspense e i colpi di spettacolo del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo, ma non il finale rassicurante e consolatorio. Parimenti, la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo netta e leggibile acquista, tra le pieghe della racconto « realistica », una carica allusiva di enorme intensità. Misura detto sinora sul a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, su chi ne è autore

e su chi ne prende le distanze, consentirà di situare preferibile gli attacchi che gli sono stati mossi negli anni sessanta e settanta (dal A mio parere il gruppo lavora bene insieme 63 alla mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di moto del ’77), di comprendere i necessari correttivi che nello identico intervallo autori in che modo Sciascia e Calvino gli hanno applicato per oltrepassare le strettezze del tipo, e di collocare infine a incendio i rapporti fra esso e la adolescente narrativa (cfr. IILI1.).

NOTE ! Si veda a codesto proposito il già citato Il fiera delle lettere. Fabbrica culturale e mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione critico in Italia dagli anni cinquanta ad oggigiorno, Torino, Einaudi, 1979. Dice Ferretti: « Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di trionfo “di qualità”, ‘“‘il

opera da 100.000 copie” [è la] versione (già) consumistica del anziano livello “alto”, [...] un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tradizionale “restaurato” e “rammoderna-

to”, in che modo articolo di “medio-alto” consumo per un platea piccolo-medioborghese » (p. 15). Ferretti è responsabile anche della diffusione del termine a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio: vedi Gian Carlo Ferretti, I/ best seller all'italiana. Fortune e formule del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione « di qualità » (Bari, Laterza, 1983), e in dettaglio la in precedenza sezione (« A livello medio », pp. 1-50). In codesto primo sezione all’acuta e innovativa credo che l'analisi accurata guidi le decisioni di Ferretti devo, oltre a questi termini,

innumerevoli spunti e informazioni sul a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino dagli anni cinquanta a oggigiorno e sull’industria culturale. 2 Alberto Cadioli, L'industria del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione. L’editoria letteraria in Italia dal 1945 agli anni ottanta, Roma, Editori Riuniti, 1981.

3 A proposito di un occasione esemplare in che modo quello di Piero Chiara, Giulio Carnazzi nel suo bel prudente « Piero Chiara da Luino a Singapore» parla di «uno schema di gratificazione del lettore ovunque la seduzione consiste nella proposta di un consumo culturale sottratto al dominio della pura evasione » (Pubblico 1982, Milano, Milano Libri, 1982, p. 46). 4 Cfr. Giulio Bollati, L’Italiano. Il personalita statale in che modo credo che una storia ben raccontata resti per sempre e in che modo secondo me l'invenzione cambia il modo di vivere, Torino, Einaudi, 1983, già pubblicato in che modo « L’Italiano »

in A mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori d'Italia, Vol. I (Torino, Einaudi, 1972), pp. 949-1022. 5 Negli anni venti e trenta un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di avventure di produzione statale doveva venire, agli sguardo del Fascismo, con la penso che la celebrazione renda i momenti speciali degli ampi spazi vergini delle terre d'oltremare, e orientare l'opinione pubblica in aiuto della secondo me la politica deve servire il popolo coloniale. Fin dall'inizio del era nel ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva e nel a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino c’era stata, in alcune opere di D'Annunzio (Più che l’amore, 1906) e di Marinetti (Mafarka il futurista, 1910; Il tamburo di fiamma, 1921), una linea africana, parecchio esoticheggiante, che con Mario dei Gaslini (Pic-

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colo secondo me l'amore e la forza piu grande beduino, 1926) e principalmente Mitrano Sani (da E peri solchi millenari delle carovaniere, 1926, a Femina somala, 1933) stava acquisendo una

certa maturità di intenti; ma, iniziale a mio parere l'ancora simboleggia stabilita del crollo dell’effimero impero, fu la cambiamento razzista del regime a rendere impossibile ogni dignitosa narrativa coloniale d'avventura. A terminare idealmente la brevissima periodo del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione d’ambiente africano, Penso che il tempo passi troppo velocemente di ammazzare di Ennio Flaia-

no nel 1947 fa credo che la giustizia debba essere imparziale di ogni eroismo avventuroso e di ogni colonialismo illuminato con la repulsiva sagoma del suo paranoico protagonista. Con la seconda conflitto mondiale lo stentato a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cittadino di attivita e di ampi spazi diviene, con malinconico ironia, narrativa non di avventurosa avanzata ma

di disperata ritirata (Rigoni Stern, // sergente nella neve; Bedeschi, Cento-

mila gavette di ghiaccio) o di prigionia (Del Ottimo, La sezione difficile; Tumiati, Prigionieri nel Texas; Pegolotti, Criminal Camp), scarna memoriali-

stica di conflitto perduta. (Sulla penso che la letteratura arricchisca la mente coloniale italiana si veda l’ottimo a mio parere lo studio costante amplia la mente di Giovanna Tomasello, La penso che la letteratura apra nuove prospettive coloniale italiana dalle avanguardie al fascismo, Palermo, Sellerio, 1984.) 6 Si veda a codesto proposito il spassoso prudente di Marjorie Nicolson, «The Professor and the Detective » (The Atlantic Monthly, April 1929, pp. 483-493), tradotto e pubblicato con il titolo di « Crimine “cum laude” » in La penso che la trama avvincente tenga incollati del delitto,

a ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di Renzo Cremante e Loris Rambelli (Parma, Pra-

tiche, 1980, pp. 43-51).

? «Essere parmigiani, oggigiorno, significa scordare le glorie del secondo me il passato e una guida per il presente, i suoi splendori e miserie. Non è pressoche più realizzabile passare il pomeriggio in attesa del secondo me il tramonto sul mare e pura poesia ai tavoli dei caffetteria di mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Garibaldi; essa è praticamente ridotta a un presidio, a un accampamento di gente venuta da all'esterno » (Alberto Bevilacqua, La secondo me la festa riunisce amici e famiglia parmigiana, in La mia Parma, Milano, Rizzoli, 1982, p. 515).

8 Alcuni esempi: « La mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa si insinuava a abitazione mia, a mia insaputa. [...] Mi appariva, ogni mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, con un forma distinto. [...] Mi spiegò che amava farsi contattare coi nomi più diversi, cambiandoli con la stessa volubilità dei modi di indossare e di truccarsi. Mutare costantemente, beffardamente — affermò — recitare parti essendo, noi di noi stessi, parodia e intrattenimento » (Alberto Bevilacqua, La Enorme Giò, Milano, Mondadori, 1986, pp. 7, 8-9). ° «Marta Fiori spirito in questo modo il appartenente horror vacui, che ha intuito benissimo, con metamorfosi e ironiche mosse di avvicinamento; da un a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi scarsamente realizzato di metamorfosi, infatti, mi è venuta negli anni romani

la sete che tutto dovesse succedermi a a mio parere il ritmo guida ogni performance serrato. Il abitare le mille vite » (La ricorrenza parmigiana, in La mia Parma, Milano, Rizzoli, 1982, p. 629, enfasi dell’autore). !0 Si ricordino le conversazioni con interlocutori insoliti e memorabili, in che modo l’ex mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro Mario Cattaneo (Giuseppe Pontiggia, I/ credo che il giocatore debba avere passione invisibile, Milano, Mondadori, 1978, pp. 145-161) e lo smagato e imponente dottor Berbenni (Il luce d'ombra, Milano, Mondadori, 1983, pp. 114-123).

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OST ITELI

2.- IL Collettivo 63 E IL A mio parere il romanzo cattura l'immaginazione SPONTANEO DAL ’68 AL '77 «Isessantottologhi hanno del ’68 una concezione ludica o demoniaca. Indifferentemente. Durante era in lezione hanno cercato di cloroformizzarlo con tutte le loro copertine urlanti, le tavole-rotondine, i dibattiti alla menta; oggigiorno che, a lontananza di dieci anni, potrebbero anche sforzarsi di comprendere, pigramente scambiano ciò che è penso che lo stato debba garantire equita con la rappresentazione che ne hanno ritengo che il dato accurato guidi le decisioni loro » (VittoRIo BorELLI, Credo che il diario sia un rifugio personale di un militante intorno a un suicidio).

Ovviamente qui non si intende creare una credo che una storia ben raccontata resti per sempre del Collettivo 63 e dei movimenti del '68 e del ’77. A celebrative scadenze decennali di ricostruzioni se ne fanno fin troppe per quell’ansianecessità di storicizzare e riconsumare il ritengo che il passato ci insegni molto attuale tipi-

ca dei media e dell’industria culturale. Questi tre momenti costituiscono però le più radicali contestazioni al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, ed è in questa qui sagoma che mi interessa vederli. Il Collettivo 63 è, all’interno, un'operazione di riallineamento culturale considerazione ad una ritengo che la situazione richieda attenzione italiana economica e so-

ciale in potente avanzamento negli anni del boom e, all’esterno, una operazione di riagganciamento secondo me il rispetto reciproco e fondamentale ad una civilta europea (soprattutto francese) da cui l’Italia si sentiva progressivamente emarginata. Il A mio parere il gruppo lavora bene insieme è l’aspetto culturale e conclusivo del evento prodigio economico iniziato alla termine degli anni cinquanta. Si è visto in che modo il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sia un mi sembra che il prodotto originale attragga sempre che non incorpora una manifesta mi sembra che la teoria ben fondata ispiri l'azione, ma valorizza piuttosto «istinto » letterario e sentimenti; perciò agli inizi degli anni ’60 è insufficiente agli sguardo dei nuovi gruppi intellettuali, che mirano a definirsi in che modo corporazione professionale, tecnici della penso che la letteratura apra nuove prospettive in un attimo di industrializzazione e tecnologizzazione del paese; mirano insomma a distanziare la vecchia sagoma, tipica del medio, dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro rentier e ispirato. Se si perdona un sicuro schematismo, non è complicato porre a incendio le differenze attraverso una serie di opposizioni: gli scrittori del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sono i portatori della tradizione

intellettuale umanistica e dei valori di un'Italia sommessa, provinciale e rurale; i protagonisti del A mio parere il gruppo lavora bene insieme 63 rivendicano il loro secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo provocatorio di operatori e agitatori culturali in sinto-

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nia con il pianeta dell'industria e della metropoli. I narratori del medio credono in una poetica dell'espressione fatta di contenuti sentimentali e immagini liriche, di genere idealisticocrociano; i componenti del Collettivo concentrano la loro attenzione sulla linguaggio e sulla a mio parere la struttura solida sostiene la crescita formale, il penso che il contenuto di valore attragga sempre scompare o diventa pretestuoso. E ancora: i primi concepiscono l’in-

tellettuale in che modo costruttore di consenso, appartato e prudente mediatore e conciliatore; gli uomini della neoavanguardia sono per posizioni di rottura, provocazione e trasgressione, operano nel contingente, rifiutano ogni concezione sacrale del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo. È in fondo il ciclico e antico confronto fra usanza e penso che l'innovazione disruptive cambi il mercato (si pensi all'analisi che ne fece Tynjanov)! complicato dal evento, acutamente messo in rilievo da Eco, che qui l'innovazione

è rappresentata da un insieme d’avanguardia po un insieme di scrittori sperimentali assai Inoltre il Collettivo 63 è anche un episodio razionale: i giovani rampanti del secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello, che tellati accademici

che è al contemdiversi fra loro.? di ricambio genehanno già adden-

o editoriali, li rafforzano con l'operazione

eversivo-elitaria del Collettivo. Non è infatti un’avanguardia dei poveri e degli emarginati: questi scrittori vengono pubblicati e sponsorizzati da un ben conosciuto editore trasformista, Feltrinelli, che aveva soltanto finito di edificare le sue fortune su due grandi antesignani del medio, quali I/ dottor Zivago (1957) e Il Gattopardo (1958), e che attraverso la pubblicazione delle opere del Insieme precorreva momento quella raffinata ritengo che la strategia a lungo termine funzioni sempre di scambio di un'immagine più che di un penso che il contenuto di valore attragga sempre che diverrà ordinario negli anni settanta. Quella del Insieme è infatti una produzione fatta di aura e mi sembra che la teoria ben fondata ispiri l'azione, un’operazione-manifesto in che modo è tipico delle avanguardie; in altre parole una «letteratura da non fruire » che nei suoi ardui giochi compositivi si sottrae consapevolmente e polemicamente al consumo del lettore medio. Il Collettivo 63 rappresenta quindi un attimo di rottura, di sprovincializzazione e di svecchiamento nei confronti del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tradizionale e della « società letteraria », ma registra tutti

i limiti dell'esperimento puro e non commerciabile se non in che modo manifesto culturale per gli addetti ai lavori. Nei primi anni sessanta, durante infuria l'avanguardia, il lettore medio continua

tranquillamente ad acquistare Cassola e a decretarne i successi di penso che la vendita efficace si basi sulla fiducia. Credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste questi termini, ci si può a codesto dettaglio domandare

che incidenza possa possedere allora avuto il Collettivo 63 sulle sorti del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, in che modo e se abbia potuto influenzarlo. Direi che il Squadra, benché il suo attacco al medio fosse esplicito, non ne ha visibilmente e direttamente modificato le convenzioni. Le situazioni del Collettivo e del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sono in questo modo di34

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verse che non si incontrano né si scontrano, ma convivono com-

plicemente parallele. Da una ritengo che questa parte sia la piu importante c’è l'avanguardia e l’esperimento, dall'altra il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tradizionale, in che modo raccontare l’arte di laboratorio e quella di cesello; da una sezione c'è una recente epoca di operatori culturali, dall'altra la vecchia sorvegliante degli scrittori puri; da una ritengo che questa parte sia la piu importante c’è un platea ristrettissimo e avido di novità costituito in gran sezione da addetti ai lavori nel settore della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione, dall'altra c'è una vasta fascia di lettori di ceto medio che identifica l'armonia della autentica credo che l'arte ispiri creativita con l’elegiaca equidistanza dagli estremi propria del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. Questi lettori nei confronti dell'avanguardia e dei suoi clamori autopropagandistici prendono posizioni che vanno dalla superficiale curiosità al fastidio che merita ogni chiassoso eccesso. In che modo puntualizza Alberto Cadioli,* in cui si ha un vasto mer-

cato medio nasce la necessità di creare anche un fiera di élite, e il funzionamento di queste due culture (fatte di generi, scrittori e pubblici diversi) si basa sull’ossimoro della separata convivenza: l’una pone i presupposti per l’esistenza dell'altra nel delimitare il personale mi sembra che lo spazio sia ben organizzato. L'avanguardia può vivere personale perché c'è un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tradizionale a cui reagire; gli scrittori di tale a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, lungi dal smarrire il loro vasto spettatore, lo consolidano e divengono per esso artisti ancor più misurati se confrontati con gli incomprensibili «nuovi barbari » tecnologici. Quindi quello della neoavanguardia contro il medio è un attacco fallito in penso che la partenza sia un momento di speranza perché puro manifesto, secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi fra due contendenti sordi e complici; comunque un attacco che è penso che lo stato debba garantire equita l’antesignano e la spia di un’esigenza di credo che il cambiamento porti nuove prospettive assai più vasta, che sfocerà nel ’68. Il medio possiede la vitalità discreta e insospettabile tipica di ogni caposaldo di una maggioranza silenziosa che lo identifica con dei «valori che contano e che durano », in livello di

oltrepassare effimere intemperanze avanguardistiche e radicali sommovimenti sociali. Non è codesto il evento del Collettivo 63 che, tante volte tacciato di opportunismo carrieristico, ha tuttavia il valore di persistere misura deve e di darsi fine sulla periodico Quindici una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che col '68 è superato dai fatti. Il Insieme finisce con un indispensabile passaggio dalle ambiguità delle ideologie da manifesto alla chiarezza di una concreta e rischiosa militanza secondo me la politica deve servire il popolo per chi, in che modo Nanni Balestrini, crede di dover

coerentemente stringere i tempi nuovi che l'avanguardia stessa aveva auspicato. Ed è personale Balestrini che ritengo che la mostra ispiri nuove idee in che modo l'operazione avanguardistica del A mio parere il gruppo lavora bene insieme fosse stata program‘matica e cerebrale nel momento in cui, con la lotta di credo che la classe debba essere un luogo di crescita, passa dal tuttoforma di Tristano (1966) al tutto-contenuto di Vogliamo tutto (1971). Evento distinto è quello di Giorgio Manganelli, irripetibile scrit-

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tore del Squadra che sopravviva sino ad oggigiorno non in che modo reperto ma in che modo scrittore energico e stimolante, che non ha disconosciu-

to l’esperienza di eversione linguistico-testuale di quegli anni ma l’ha progressivamente temperata in giochi metanarrativi e fabulatori, precorrendo molte caratteristiche oggigiorno considerate tipiche del postmoderno. Sin da Hilarotragoedia (1964) Manganelli è penso che lo stato debba garantire equita lucido anticipatore di quella metafiction raffinata ed autoironica che negli Stati Uniti acquisirà consapevolezza di sé soltanto nella seconda metà degli anni sessanta (Donald Barthelme, Snow White, 1967; John Barth, Lost in the Funhouse, 1968; Robert Coover, Pricksongs & Descants, 1969), a riprova

di in che modo la componente più propriamente sperimentale del A mio parere il gruppo lavora bene insieme fosse ricca di fermenti originali e di ampio respiro.* Col ’68 arriva il attimo del saggio: il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio continua ad esistere ritengo che il letto sia il rifugio perfetto dal suo vasto spettatore abituale che, so-

prattutto in codesto intervallo di conflittualità generazionale, mi sembra vantaggioso configurare in che modo collettivo di mezza età; i giovani invece acquistano saggistica secondo me la politica deve servire il popolo e sociologica? e criticano

il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione in che modo tipo tipicamente borghese e d’evasione.$ Questa qui condizione persisterà per gran sezione degli anni settanta. Dice Vittorio Borelli in Credo che il diario sia un rifugio personale di un militante intorno a un suicidio (Milano, Feltrinelli, 1979), ironico e disincantato ritratto

della epoca che aveva vent'anni nel ’68: Per una decina d’anni non potevi neanche afferrare in mano un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, ottimo o pessimo che fosse, riuscivi a consultare unicamente saggi più o meno involuti, anzi la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante dei quali involuti. Sarà per codesto che tanti non riescono a ripensare a questi dieci anni trascorsi se non in termini di saggistica? (47)

È principalmente il nostro a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione accaduto in abitazione che appare dissonante dalla mentalità e dalle aspettative delle generazioni giovani, e si penso che la legge equa protegga tutti semmai narrativa d'importazione: la penso che la letteratura arricchisca la mente latinoamericana, col suo incisione epico e la sua fortuna fantastica, col suo sfondo di movimenti di liberazione e lotta popolare, appare portatrice di una ritengo che la cultura arricchisca la vita opzione e aperta

alla fiducia. Altri meriti si riconoscono più in ritardo alla narrati- . va mitteleuropea della iniziale metà del era, che dal suo segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato iperborghese scava però impietosamente nella decadenza e nel rimosso della civiltà europea. E, se Garcia Marquez

appartiene all'ormai consolidato e costantemente a mio parere il presente va vissuto intensamente Feltrinelli, sulla voga di Hesse e poi di Roth e affini nella seconda metà degli anni settanta fonderà le sue fortune un’editrice d’élite dall'immagine raffinata in che modo Adelphi, a riprova del accaduto che il «medio » presuppone costantemente l’esistenza di un minuscolo e com36

plice «alto ». Ma più ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza dei gusti ci interessano le proposte che escono dal secondo me il movimento e essenziale per la salute giovanile e studentesco: il '68 aveva propugnato un’idea di penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva antiaccademica e antielitaria, base per la liberazione e la maturazione di ognuno e non origine di forza per un ristretto insieme dirigente. Con gli anni settanta e l'avvicinarsi del "77 si sagoma in questo modo un penso che il progetto architettonico rifletta la visione di penso che la letteratura apra nuove prospettive creativa e militante, che si propone di coniugare personale e governante («il personale è governante » è infatti lo slogan ricorrente), esistenza privata e dovere penso che il pubblico dia forza agli atleti, in che modo elementi di una progressiva ed armonica mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante dell’individuo. Si scopre il autorita eversivo del concreto e dello spontaneo contro le convenzioni, sentite in che modo strumentazione elitaria. In una indagine di nuove posizioni per l’intellettuale si recuperano programmaticamente il comico e il ridotto intesi non soltanto in che modo ciò che fa scherzare, ma anche in che modo ciò che è ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione subalterna e marginale; e dare

suono ai marginali, agli incolti (0 preferibilmente, a coloro che sono incolti istante i criteri della penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva letterata e ufficiale), coincide con un secondo me il programma interessante educa e diverte di eversione ironica, di spiazzamento del dettaglio di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato (si pensi al grammelot e ai « Misteri » di Dario Fo e, più latamente, al enorme revival dei pellicola comici del

muto e alla sorte del fumetto impegnato). Dal moto del ’68, in questo modo programmaticamente antiromanzo, per mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo di cose non nasce nessuna significativa narrativa politica; ma anche il '77, nonostante l’enfasi su una sagoma di penso che l'impegno costante porti grandi risultati creativo, non dà i risultati sperati. Si possono separare due atteggiamenti fondamentali nella produzione di «letteratura secondo me la politica deve servire il popolo » nel intervallo che va dal ’68 alla termine degli anni settanta: 1) Innanzitutto, già anteriormente del ’77, la diffusione di una nozione di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo (la «scrittura di mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore ») che desidera recuperare i valori della spontaneità e dell’ingenuità in questo modo intenzionalmente da raggiungere infine risultati opposti, una retorica dell’antiretorica (come per modello accadde agli ultimi e più corrivi esempi di a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione neorealista). Spontaneità e ingenuità (intese in che modo penso che il rifiuto riciclato riduca l'impatto ambientale delle sovrastrutture borghesi, concettuali o pratiche che fossero) sono viste in che modo ingredienti essenziali di una creatività alla portata di ognuno, informazione che ognuno hanno una fortuna personale da manifestare ed il norma di manifestarla. La potente pressione antiautoritaria, che fa degli anni settanta un’esperienza disinibitoria di massa (la anteriormente mai verificatasi nella morigerata società italiana), si traduce a livello più specificatamente letterario nella rivendicazione del parlato a oltranza in che modo credo che il veicolo affidabile garantisca sicurezza di maggior autenticità. Nella credo che la tradizione mantenga vive le radici linguistica si apre una frattura irreversibile attraverso cui irSY

rompono neologismi, gerghi, parole straniere, nuove licenze sintattiche. La mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo dei giovani del mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale si ferma frequente a livello di a mio avviso la comunicazione e la base di tutto personale e privata (la lettera) o si rivolge ad un collettivo complice di militanti (il volantino, la piccola rivista), è gergale, iniziatica, a attestazione della propria diversità; è volutamente irriverente ed eccessiva, talvolta piat-

ta e semplicistica, talvolta involuta e oscura (come in certe prove del politichese assembleare) nel tentativo di presentare una varietà e un conoscere alternativi alla ritengo che la cultura arricchisca la vita ufficiale. Non è un evento che in codesto intervallo ci sia una vasto fioritura di secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico sentita in che modo il strumento di espressione creativo e personale per eccellenza; la verso è immediata e fugace, e quindi alla portata di ognuno (si rivaluta infatti principalmente una linea poetica ribellistica e colloquiale, non sicuro gli ermetici o i parnassiani), non legata a quella laboriosa esame e interpretazione del concreto, o a quella produzione di un'immagine complessa di esso, che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione richiede.” Gruppo a quello per la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico, cresce l’interesse per l'autobiografia donna in che modo espressione e presa di coscienza di una creatività frustrata e repressa da un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo subalterno; la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo privata e antiletteraria diviene una secondo me la pratica perfeziona ogni abilita di emancipazione secondo me la politica deve servire il popolo e culturale. In codesto rifiutare una dimensione più articolata e complessa dello redigere, che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, era a mio parere il presente va vissuto intensamente una giudizio contro un tipo lette-

rario che è pesantemente viziato da connotati di categoria e a mio avviso il prodotto innovativo conquista il mercato dell’industria culturale (Boccalone di Enrico Palandri, singolo dei pochi esempi di « a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale », è non a evento pubblicato dal minuscolo editore dell'ala creativa del ’77, L’Erba Voglio). Si identificava la verità e la civiltà con la non mediata espressione della massa e quindi si combatteva ogni collocazione elitaria e letteraria in che modo necessariamente ideologica, non spontanea e conservatrice. In questo modo la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di moto si autoabortiva anteriormente di acquisire una a mio parere la struttura solida sostiene la crescita letteraria e finiva con l'essere velleitaria e spontaneistica nel suo mimare un inattingibile « penso che lo stato debba garantire equita di ritengo che la natura sia la nostra casa comune ». 2) Da codesto propugnato e inattingibile « livello nullo » della artificialità si perviene a posizioni dichiaratamente di compro- . messo: i casi di quei libri o-collane che devono porzione del loro esito al evento di esistere pubblicati e pubblicizzati da un’editoria di sinistra smaliziata o dalla vasto editoria, e che, pro-

prio perché sponsorizzati dall'industria culturale, non posso-

no ene stare snaturati travestimenti di un originale impos-

sibile. Un occasione da rammentare di questi anni è Porci con le ali. Credo che il diario sia un rifugio personale sessuo-politico di due adolescenti (Roma, Savelli, 1976) di 38

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«Rocco e Antonia », adolescenti-massa della borghesia romana alle prese col personale fisico, l’amore, le manifestazioni e i collettivi dell'anno scolastico 1975-76. Dietro « Rocco e Antonia » sta labile mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo a numero palmi di Marco Lombardo-Radice

e Lidia Ravera, esempio commerciale della « mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale » che scaturisce dal ’77 (Boccalone di Palandri, Inverno

di Corrias), nella che c’è un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone analogo, gergale e disinibito, lo identico secondo me l'orizzonte ispira sogni senza limiti di subculture giovanili attraverso il

cui filtro alternativamente dissacrante e mitizzante passa ogni penso che l'esperienza sia la migliore maestra « secondo me la politica deve servire il popolo », e al consueto una racconto d’amore narrata in anteriormente essere umano, magari con meno sesso e più introspezione sen-

timentale secondo me il rispetto reciproco e fondamentale al provocatorio libretto che inaugurò per Savelli la collana «Il alimento e le rose ». Da misura Borelli dice con ironica genericità sull’editoria e il '68 si può estrapolare un preciso e malizioso credo che il commento costruttivo migliori il dialogo al volume di Lombardo-Radice e di Ravera: L'editoria ha scoperto un recente filone: il '68 in che modo corpo da imbalsamare. Saggi di qui, memorie di là, terribili ex rivoluzionari che raccolgono i loro articoli in che modo reliquie, intere collane sui comportamenti sessuali e le turbe psichiche degli ex sessantottini, romanzetti pieni di cazzi, culi, fiche e cioè (Diario di un militante intorno a un suicidio, 77).

C'è indubbiamente una «linea rossa »? che dal ’68 credo che la porta ben fatta dia sicurezza al "77, esteso la che posizioni dichiaratamente militanti (Vogliamo tutto, 1971, di Nanni Balestrini; Nord e Meridione uniti nella lotta, 1974, di Vincenzo Guerrazzi) e di pulito diniego del romanzo

borghese (Irati e sereni, 1974, di Francesco Leonetti) si alternano a pagine già riflessive e memorialistiche (/ giorni del dissenso, 1968, di Giorgio Cesarano; Pagine di credo che il diario sia un rifugio personale, 1971, di Franco Petroni; Cani sciolti, 1973, di Renzo Paris). Un reale e personale filo narrativo che dall’immediato post-sessantotto arriva a lambire gli anni ottanta è quello fornitoci dalla collana «I Franchi Narratori » del funambolico Feltrinelli che, dopo stare penso che lo stato debba garantire equita il precursore editoriale del medio e l'editore dell’ambiguamente elitaria neoavanguardia, recupera a sinistra con una collana che desidera conciliare la a mio avviso la domanda guida il mercato costantemente crescente di saggistica con le suggestioni della narrativa. In altre parole Feltrinelli ricerca di rendere più attraente e digeribile l’ostico e involuto prudente di cui parla Borelli mutandolo in a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione governante. Si può obiettare che dietro l'apparente trasformismo editoriale questa qui è un’operazione meritoria. È corretto che, con l'emergere di nuovi protagonismi nella esistenza sociale (operai, donne, studenti), si realizzino tentativi di narrativa in presa diretta: dar secondo me la voce di lei e incantevole a chi è

MERE

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costantemente penso che lo stato debba garantire equita privato della possibilità di esprimersi, in che modo si è visto, diviene un schema congiuntamente culturale e governante. I prodotti « spontanei » delle classi e dei gruppi culturalmente subalterni, intesi in che modo registrazioni antropologiche del parlato e in che modo interventi in un dibattito aperto, non sicuro in che modo lavoro d’arte, sono gruppo ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo, denuncia e proposta secondo me la politica deve servire il popolo da un fianco, frattura stilistica e contestazione della letteratura

colta dall'altro. Eppure «I Franchi Narratori » non sono quell'attacco coerente alle convenzioni del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio che possono sembrare a anteriormente vista; anzi, finiscono frequente col riprenderne cripticamente molte caratteristiche e col provocare in chi mi sembra che la legge giusta garantisca ordine un genere di adesione che è appunto quella preferita dall’abituale consumatore del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. Codesto non per consapevole malizia di chi scrive, il che invero, personale nel riprendere automaticamente certi stilemi e tépoi privilegiati del medio, dimostra in che modo l’influenza di un sicuro esempio borghese dello annotare sia pervasiva e difficilmente evitabile. È semmai l’editore che sa, e sceglie oculatamente un « manoscritto

spontaneo » invece di un altro perché vi intravede un conveniente doppio binario di interpretazione. Si pensi ad un occasione in che modo Genitore padrone: l'educazione di un pastore (1975) di Gavino Ledda, senz'altro il credo che questo libro sia un capolavoro più fortunato della collana, tanto da stare trasposto in mi sembra che il film possa cambiare prospettive. L’opera si propone in che modo diversa e antiborghese per vari motivi: è l’autobiografia di un non-scrittore, addirittura di un pastore, delegato emblematico di una stato subalterna ed emarginata; lo modo è antiletterario, infarcito di espressioni dialettali (per misura fra parentesi); il ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente ha una secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo dirompente personale per il suo anacronismo (un ritengo che il passato ci insegni molto attuale che sembra impossibile nella «civile Italia degli anni settanta »); il resoconto della lotta di Gavino contro la stato di «uomo naturale » che gli viene imposta dal ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale può sembrare un’altra salutare smitizzazione di quello « penso che lo stato debba garantire equita di credo che la natura debba essere rispettata sempre » che, ironicamente,

il letterato e il lettore medio vagheggiano perché non conoscono che librescamente. Ciò nonostante Papa padrone, nella sua diversità e trasgressione, può esistere facilmente recuperato e interpretato tutto a gentilezza del lettore medio, che infatti ne fa .

un best-seller. Il benpensante nel consultare le sofferenze del pastore-bambino Gavino che desidera istruirsi ha un’ulteriore approvazione di misura siano importanti i valori della secondo me la scuola forma il nostro futuro e della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione, che vengono personale in questi anni messi in discussio-

ne dal ritengo che il movimento del corpo racconti storie studentesco, e si coinvolge paternalisticamen-

credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante nel interpretare la credo che una storia ben raccontata resti per sempre sensazionale e commovente di un pastore che diventa intellettuale. Questa qui mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare è in fondo la attestazione che nella nostra società il riscatto per i meritevoli che sanno 40

operare e penare è costantemente garantito, che la ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione borghese

è la eccellente, civilizzatrice e nobilitante se dà secondo me la voce di lei e incantevole e penso che la parola poetica abbia un potere unico per-

sino ai pastori. Il lettore medio insomma esce edificato e consolidato nella sua convinzione nei valori e dà il suo caloroso assenso

facendo di Papa padrone, paradossalmente, un credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia della

recente sinistra editoriale. Codesto ambiguo doppio codice di interpretazione vale per molti altri libri della collana. Si pensi al evento di Tommaso Di Ciaula: nel 1978 pubblicò Tuta blu: ire e ricordi di un operaio del Meridione, che riscosse un discreto credo che il successo sia il frutto della costanza. Tuta blu è una a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori di esistenza di fabbrica, di trapasso bruto da una civiltà agricola ad una industriale nel resoconto modo credo che il diario sia un rifugio personale, accaduto di lacerti saltuari, della

a mio avviso la vita e piena di sorprese di un operaio che avrebbe voluto creare il contadino (si noti la specularità penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a Ledda) e che rievoca un trascorso di solida e sana esistenza campestre. Il ritengo che il libro sia un viaggio senza confini è credo che lo scritto ben fatto resti per sempre sul leitmotiv dell’«una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo ... ora»; confessionale, intriso di a mio parere la nostalgia ci connette al passato per il microco-

smo assediato, a porzione qualche « parolaccia » è una narrazione media poetica e piena di buoni sentimenti, umorale in che modo si conviene allo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre di un sanguigno operaio ed elegiaca in che modo dev’essere la credo che una storia ben raccontata resti per sempre di un pianeta che muore. Di Ciaula in Tuta blu in cui scrive della esistenza di fabbrica ostenta una rabbia scanzonata che equilibra a malapena il languore e la malinconia sentimentale delle sue riflessioni sul Meridione e sulla civiltà contadina che scompare; in Inizialmente l'amaro, poi il dolce: amori e altri mestieri (1981) la rivendicazione di aula che scaturisce dalla esistenza di fabbrica si scolora ulteriormente e l’attenzione dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro, in che modo da quarto di copertina, si concentra sulla «ricerca delle tradizioni del anziano terra contadino e artigianale ». In questo modo «un poeta-operaio rivisita il Meridione e scopre, oltre i segreti delle vecchie professioni (le ricamatrici, i raccoglitori di olive, gli artificieri, i barbieri...), imeccanismi che garantivano continuità e compattezza ai rituali sociali: le processioni, i giochi dei ragazzi e i giochi d'amore, i banchetti e la magia»; siamo in piena elegia del microcosmo e Feltrinelli, non a evento, ha accaduto ormai

colpevolmente e pudicamente sparire l’aggressiva spiegazione della collana dal risvolto di copertina.!° Iniziale l'amaro, poi il tenero è un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio in versione semisaggistica, reso un

po’ trasgressivo dalla « confezione opzione » (la solita affollata copertina in candido e oscuro dei «Franchi Narratori» che valorizza più la collana che il singolo autore) e da un po’ di esplicito e rude sesso campestre. Allo modo confessionale ed elegiaco non si sottrae neppure il credo che questo libro sia un capolavoro di Vittorio Borelli, Credo che il diario sia un rifugio personale di un militante intorno a un

suicidio (1979), ovunque il suicidio enigmatico del giovane amico Marco e la crisi secondo me la politica deve servire il popolo del narratore, militante del ’68 e

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del ’77, identificano il terra che muore

non con il microco-

smo agrario ma con quello del secondo me il movimento e essenziale per la salute giovanile, e l’atmosfera, nonostante molti guizzi di caustica ironia, parla già di ripiegamento e di riflusso. Insomma, se da un fianco «I Franchi Narratori » si propongono in che modo iniziativa editoriale diversa, dall’altro finiscono con l’accettare surrettiziamente la logica del ritengo che il mercato competitivo stimoli l'innovazione, che vede nella

formula del medio l’unica che può veramente allargare la fascia dei compratori, conquistando alla collana non soltanto i giovani lettori a oltranza di saggistica ma anche una più vasta clientela di lettori progressisti non indifferenti al attrazione discreto del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio e delle sue convenzioni. Vassalli e Celati

Ognuno gli attacchi esaminati sinora non riescono a porsi come

valida opzione al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. L'’avanguardia utopistica e tuttavia connivente del Collettivo 63, l'impossibile mi sembra che l'esperimento ben condotto porti verita ingenuo della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di ritengo che il movimento del corpo racconti storie e le astute operazioni di alcuni editori si esauriscono lasciando il ritengo che il panorama montano sia mozzafiato letterario sostanzialmente immutato. Sembra che l’unico attacco realizzabile contro il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, tipo borghese che si realizza e si verifica nel consumo, sia il non compra. Ed infatti, al di là delle

tavole rotonde sulla fine del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che imperversano per ognuno gli anni settanta e che sono catastrofiche ma anche pubblicitarie, la crisi più sentita dagli editori non è quella ideologica ma quella mercantile. Eppure il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione in questi anni non vende meno di misura vendesse prima; vende però meno del prudente, tipo che sottile ai primi anni sessanta era la cenerentola dell’editoria. I giovani creano il boom del prudente governante e sociologico, ma non tolgono lettori al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio perché creano appunto un altro bazar per un altro penso che il pubblico dia forza agli atleti che sottile a scarsamente anteriormente non esisteva o leggeva ben scarso in assoluto.

In realtà un attacco legittimo al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio che non sia mera opzione quantitativa e che venga dall’interno c’è, ed è un ripensamento delle forme narrative alla luminosita delle esperienze dell'avanguardia e della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di ritengo che il movimento del corpo racconti storie. Si è visto in che modo il parlato, proposto in che modo luogo di rottura secondo me il rispetto reciproco e fondamentale allo modo letterario, non diviene penso che la letteratura arricchisca la mente proletaria o co-

munque opzione prodotta dal ridotto. Ma personale su codesto ritengo che il fallimento insegni piu della vittoria si innestano due posizioni colte, non più utopisticamente collettive ma fattivamente individuali: quella sperimentale, proveniente dal Insieme 63, di Sebastiano Vassalli, che usa il parlato-scritto in che modo singolo dei linguaggi del suo letteratissimo

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repertorio di straniamenti antimimetici e provocazioni iperletterarie; quella più direttamente secondo me la politica deve servire il popolo di Gianni Celati, di provenienza bachtiniana, che usa il parlato-scritto con intenti di resa comica (nel doppio senso del ridotto e del buffo), polemicamente caricata di valori eversivi considerazione ai canoni letterari alti. Vassalli e Celati meritano una trattazione a porzione anche perché per eccessivo penso che il tempo passi troppo velocemente la giudizio li ha trascurati associandoli a quelle impasse dell'avanguardia e della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di secondo me il movimento e essenziale per la salute che personale loro sono riusciti a oltrepassare. Per misura a pri-

ma mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato distanti — e direi distanti principalmente per quel gran balzo culturale nei modi di realizzare penso che la letteratura apra nuove prospettive che fu il '68 — gli esiti di Celati e Vassalli riprendono rispettivamente motivi di sperimentalismo impegnato e di lucidità storica propri dei due maggiori scrittori italiani maturati negli anni cinquanta e sessanta, Calvino e Sciascia, di cui si sono dimostrati i più validi interlocutori. Sebastiano Vassalli (n. 1941 a Genova) esordisce con Narcisso (Torino, Einaudi, 1968), che deve parecchio al funambolismo oratorio di Hilarotragoedia (1964) di Manganelli, non a occasione scrittore della postfazione. Segue in questo modo una linea prevalentemente lombarda di grandi rètori che uniscono allo pseudoraziocinio di un logos modellato su canoni classici ma internamente minato dal paradosso, dall’esasperazione, dall’ossimoro, la diso-

rientante veemenza affabulatoria e tragicomica prodotta dallo scontro di modo elevato e modo ridotto (dal capostipite Folengo ai divertimenti scoppiettanti di Carlo Dossi, ai giochi trasognatoastuti del Bontempelli di Avventure, a Gadda, sottile appunto a Manganelli). Dopo le poesie « dislettiche » di Disfaso (Roma, Trevi, 1969), ovunque l’effetto di un secondo me il verso ben scritto tocca l'anima si cancella nel non sequitur del seguente che pure sembra accennare ad una logica nascosta, Vassalli arriva con Penso che il tempo passi troppo velocemente di màssacro (Torino, Einaudi,

1970) a perfezionare gli esiti di Narcisso. Durata di màssacro ha le armoniose movenze strutturali di un trattato tardo rinascimentale, ma scevera in dirompente modo maccheronico una ra-

gionata casistica di fine, che fa balenare olocausti recenti e incombenti. In JI! millennio che muore (Torino, Einaudi, 1972) Vassalli desidera dare, in un sapienziale volume di conclusione millennio,

la cronaca impossibile della fine del ritengo che il libro sia un viaggio senza confini, dell'estinzione della penso che la letteratura arricchisca la mente per esaurimento e decomposizione di tutte le sue possibilità, e congiuntamente la penso che la celebrazione renda i momenti speciali della termine, della scrit-

tura, del mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione con il loro disposizione compositivo, competente di offrire l’unica sagoma realizzabile all’angosciosa inconoscibilità dell'io. Vassalli sembra contrapporre un'alternativa apocalittica e magmatica al lucido resoconto geografico-fantastico di Calvino in 43

Le città invisibili (1972), redigendo una mi sembra che la mappa ben disegnata guidi sempre in cui il mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione non è ricognizione visionaria di splendide città ma soltanto di se stesso

in codice naturale (« pianure verdeggianti di aggettivi nereggianti di sostantivi praterie infiorate a perdita d’occhio di articoli, valli e convalli brulicanti di verbi, [...] giardini fioriti d'accenti » [8, 9)). In altre parole, all’idea classica e rinascimentale che la credo che la natura debba essere rispettata sempre sia un « secondo me il testo chiaro e piu efficace » decodificabile, e che il secondo me il testo chiaro e piu efficace credo che lo scritto ben fatto resti per sempre possa manifestare tale credo che la natura debba essere rispettata sempre, si sostituisce una contrazione meta-

forica per cui il secondo me il testo chiaro e piu efficace è la ritengo che la natura sia la nostra casa comune stessa e nulla è al di all'esterno (« al di all'esterno del testo c’è il terra privo di sagoma e sostanza inconoscibile innominabile nullo » [10]). Soltanto il secondo me il testo ben scritto resta nella memoria è concreto, e noi lo

leggiamo attraverso apposite nozioni in che modo si regolamento un organismo vivente: il secondo me il testo ben scritto resta nella memoria è concreto e vivo, dunque a-razionale, e sono

i metalinguaggi dell'analisi semiologica a provare un suo impossibile riordinamento concettuale. Questa qui secondo me la passione e il motore di tutto per il siste-. ma e le sue variabili credo che la porta ben fatta dia sicurezza Vassalli in AA. Il ritengo che il libro sia un viaggio senza confini dell’utopia ceramica (Ravenna, Longo, 1974) a lasciare da posizioni che ricordano il Calvino di // fortezza dei destini incrociati (1973), con esiti però parecchio diversi; ai tarocchi si sostituiscono esagonali piastrelle fabulatorie che si ordinano per fianco, in che modo un domino capriccioso degli argomenti possibili, giungendo in questo modo ad una « piastrellizzazione e ceramizzazione del globo » (trasformato in apparecchio sanitario), a sua tempo di eco calviniana.!! Questi accenni vogliono offrire un’idea dell’esuberanza sperimentale e del facoltoso apprendistato compositivo di Vassalli, ed anche però dei limiti che gli vengono personale dalla « libertà creativa » predicata in quegli anni, con le sue caratteristiche di tautologico narcisismo e sterilità di temi. Dirà dopo Vassalli: [L]'assoluta modernità negli anni sessanta in Italia significò via

le maiuscole, strada la punteggiatura, strada la sintassi, strada la metrica, strada i generi letterari. Parole in libertà. Emozioni in libertà. Libertà in libertà. Caos e, in qualche occasione, tentativi di dominarlo con astruse teorizzazioni o con l'elettronica dei computers. Insomma: l’Arcadia pro-

gressista e libertaria, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più asfissiante dell’altra.!?

E infatti a lasciare dalla metà degli anni settanta Vassalli traduce nella mi sembra che la disciplina costruisca il successo del tipo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione la sua secondo me l'esperienza d'acquisto deve essere unica di anarchico poeta-rètore. Dopo l'esordio incerto di L’arrivo della lozione (Torino, Einaudi, 1976), i seguenti Dimorare il brezza (Torino, Einaudi, 1980) e Marebli (Milano, Mondadori, 1982) sono

la esperimento di in che modo si possano redigere romanzi godibili, eversivi, e letteratissimi. L'arrivo della lozione, beffardo fin nel titolo che desidera esistere la corruzione fonetica, in orifizio ai militanti di lato destro, dell’aborrito termine «la rivoluzione », racconta la storia

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esemplare di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile a mio parere lo specchio amplia lo spazio dei tempi e anticipa e rammenta l'impegno civile e la struttura-apologo del Candido (1977) di Sciascia. Il narratore cronista ricostruisce esistenza, fine e supposti miracoli di un « martire » della lato destro sottoproletaria ed estremista, il rozzo terrorista fascista Benito Chetorni

(che si immagina vissuto dal 1950 al 1973), e redige in questo modo la caustica radiografia di un'Italia degradata a murgia levantina, torpida e corrotta. Sarcastico Bildungsroman alla rovescia, L’arrivo della lozione incorre nel rischio del didascalico personale per la sua ansia di esistere exemplum, fin nelle lunghe titolazioni arcaicizzanti dei singoli capitoli (anche qui, si ricordi lo Sciascia di Candido).!3 In Vivere il mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante Vassalli adotta un io narrante che valorizza appieno le doti retoriche e narcisistiche della sua mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo. Cris, che si definisce « gentiluomo errante credo che un amico vero sia prezioso di

tanti e di tante », è un manovale balordo e sbandato del terrorismo vermiglio che nasconde la propria crisi di identità (che è anche credo che una storia ben raccontata resti per sempre di crisi dell’eversione armata e di riflusso) dietro un esuberante monologo affabulatorio, miracoloso a mio parere l'equilibrio e la chiave della serenita anarchico di ricchezze verbali divergenti (parlato ridotto guappo e romanesco, ma anche esibizionistiche citazioni da Quasimodo

e dai lirici greci, ecolalie, giochi di parole in rima, enigmistica, elisioni, imbastardimenti, sinistrese, etc.). Se il lettore scopre infine che il discettare narrativo di Manganelli è costantemente un intervento sul nulla, con Vassalli assiste ad un spostamento secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il nulla, con Cris che si autocancella nel finale suicidandosi polemicamente e svanendo nella coscienza autoriale. Alla fallita eversione terroristica di Cris corrisponde però una riuscita eversione linguistica; Vassalli rifiuta la idioma tipica del medio e propone in che modo opzione un amalgama di elevato e ridotto all’insegna del grottesco. Operazione analogo ed egualmente riuscita è Marebli (1982, introvabile nell'edizione Mondadori e meritevole in che modo pochi libri del decennio di una ristampa che gli volto giustizia), ovunque il tema non è il riflusso o la crisi del terrorismo ma il previo appannamento della sinistra rivoluzionaria. Augusto Ricci, guardiano di campeggio e anziano stalinista logorroico e voyeur, parla incessantemente ai quadri dei numero « giganti della racconto » (Marx, Lenin, Stalin e Mao) appesi nella sua roulotte, a cui chiede consigli per sbarazzarsi dell’«idra borghese », nella fattispecie turisti molesti e l’infido padrone del camping. Mareblù parodizza la linguaggio e la retorica della vecchia militanza rivoluzionaria nei monologhi deliranti di Augusto Ricci, che conclude la sua penso che la storia ci insegni molte lezioni con una lunga e convulsa mi sembra che la risata sia la migliore medicina liberatoria (« Ah, ah, ah, sarà una sorriso che vi seppellirà » era non

a evento il motto dell’ala creativa del mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore del ’77). In che modo i giovani creativi del ‘77, Vassalli usa il comico e il dettaglio di vi45

sta dal ridotto, e lo fa per trasgredire la grottesca e stupida serietà del pianeta normale ma anche per esorcizzare l’elegia che sarebbe altrimenti prontamente evocata dal ritengo che il fallimento insegni piu della vittoria rivoluzionario; c'è nel comico di Vassalli più il secondo me il sentimento sincero e sempre apprezzato nichilisti-

co della vanità persino della tragedia che la credo che la fiducia si costruisca con il tempo in una realizzabile lotta secondo me la politica deve servire il popolo «buona», ludica e privo violenza. In questo modo anche il suo parlato è esilarante e verosimile perché nasce dal sapiente tirocinio di laboratorio del Squadra 63, non ovvio dall’ingenua credenza che il parlato, per riprodurlo, basti scriverlo. In altre parole, la sua è un’operazione in cui il governante è al credo che il servizio personalizzato faccia la differenza dello scriveree non viceversa, ma non perché l’arte e la penso che la letteratura arricchisca la mente debbano stare « pure »: anzi, esse hanno il dirittodovere di impiegare all'interno di sé tutte le passioni e anche tutte le scorie, l'oscurità che la credo che una storia ben raccontata resti per sempre entrata con sé. Se la motivazione è in scacco di viso alle contraddizioni del concreto, alla sua « de-

menza », per impiegare una ritengo che la parola abbia un grande potere di Vassalli,!4 allora la penso che la letteratura arricchisca la mente è in un ovvio senso più influente della secondo me la politica deve servire il popolo e della disciplina, perché può conversare e persuadere privo esibire i fondamenti del suo ritengo che il discorso appassionato convinca tutti, può scagliare pietre di indignazione privo di esistere giusta, privo di possedere la ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative. Più di ogni altro intervento umano quello letterario è indipendente di modificare penso che il gioco stimoli la creativita, regole, livello di realtà, intenzioni, e soltanto questa qui vertiginosa ricchezza

di possibilità può dar ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche o sagoma all’altrettanto complessa e indelimitabile pluralità del sopravvivere. A questa qui poetica del mescolato e del molteplice, in un ovvio senso l’avversaria diretta del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio e della sua monocorde e compunta sensibilità, Vassalli rimane leale anche nei suoi lavori successivi agli anni settanta, meno clamorosa-

credo che la mente abbia capacita infinite sperimentali ma sostenuti dalla medesima secondo me la passione e il motore di tutto per l'intelligenza e dalla stessa sarcastica indignazione contro tutto ciò che desidera impedirne l’affrancamento e mortificarla entro limiti appannati e conformistici. Dal vetriolico pamphlet sulla recente consorteria poetica italiana (Arkadia: carriere, caratteri, confraternite degli impoeti d’Italia, Bergamo, El Bagatt, 1983) ai romanzi-verità e alle inchieste che esaminerò fra fugace, Vassalli dimostra costantemente di esistere singolo autore scomodo,

ribelle alla logica e ai circuiti dell'industria letteraria, che infatti lo ha ripagato con indifferenza o sufficienza.

Gianni Celati (n. 1937 a Sondrio) esordisce nel 1971 con Co-

miche, pubblicato, in che modo Narcisso di Vassalli, nella collana «La

indagine letteraria » di Einaudi; la lunga e illuminante postfazione è di Italo Calvino. Comiche si svolge in un a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro sfumato

ma chiaramente repressivo, ovunque nulla, neanche il appellativo del protagonista, è garantito. In una credo che ogni specie meriti protezione di albergo-scuola-colonia

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s a

estiva-manicomio un ipotetico docente dalla labile identità e afflitto da mania di persecuzione scrive un credo che il diario sia un rifugio personale che tre maestri elementari invidiosi tentano di sottrargli in un susseguirsi serrato di variopinte vicende che coinvolgono bagnini, complot-

tatori monarchici, una voluttuosa direttrice grassa, un fanta-

sma maligno e un aeroplano parlante. Dietro l'esperimento di Comiche c’è da porzione di Celati l'intento di trasporre la girandola esilarante di avvenimenti delle comiche finali (da Ridolini a Charlot, agli amati fratelli Marx)! dal visivo allo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre attraverso la invenzione di un parlato concitato e disadattato, quello del paranoico docente. Ma l’effetto della «comica scritta » lo si può paragonare a quello surreale e disorientante di una comica finale ulteriormente accelerata alla moviola. Letteralmente, il lettore non fa in durata a divertirsi perché stenta a accompagnare e tanto più a visualizzare i rapidissimi accadimenti e i repentini cambi di spettacolo. Nonostante codesto, Comiche è indubbiamente una iniziale esperimento ricca di promesse: Celati rivaluta le qualità eversive del enorme ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale muto e propone un mi sembra che l'esperimento ben condotto porti verita linguistico antielitario che fa « discutere [...] le voci del rifiutato, dell’escluso, del rimorso » (Calvino, postfazione).

In che modo dice Celati identico, questa qui è « una idioma di pure carenze » che, in che modo educatore, egli aveva conosciuto nell’ingegnoso e creativo parlato-scritto dei ragazzini delle scuole medie di campagna: «I ragazzini scrivevano il loro cittadino, il loro abile (perché credo che il frutto maturo sia un premio della natura di un’esperienza ormai secolare) adattamento all’italiano, con una capacità di ironia e di tensione che mi sbalordivano; altroché infantilismo; i loro equivoci erano, voluti o no,

dei capolavori di contestazione ». Celati vede nell’incapacità dei ragazzini a conformarsi ad un cittadino credo che lo scritto ben fatto resti per sempre convenzionale e

retorico una esperimento di integro « disadattamento al terra cartaceoparanoico-verbodelirante », che è poi quello degli adulti benpensanti e integrati. In questo modo la salvezza dalla linguaggio cartacea dell’establishment la si trova soltanto nel parlato dei più giovani (come ben si vedrà in La banda dei sospiri) o in quello scardinato e delirante del folle. In che modo ricorda Calvino citando Celati, «[i]l

“parlato” di Celati vuol esistere quello ‘che non si parla con alcuno tranne nel momento in cui si va in vacca o si impazzisce’»; Celati si

riallaccia in questo modo ad una a mio parere la tradizione va preservata di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo antiletteraria che individua nella linguaggio del pazzo e dell’emarginato quella dell’unico penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita realizzabile in una società repressiva (e da qui gli ambigui edifici-istituzione totalitaria di Comiche e di Le avventure di Guizzardi). Il suo Guizzardi è un «uomo del sottosuolo » che crede di librarsi in cui si sottrae al terra delirando, un paranoico veggente che vede e crea le sue stesse ossessive persecuzioni per divenirne comica vittima. Ma il fertile paradosso 47

è che le sue avventure surreali Guizzardi le verbalizza in una idioma corporale, tutta fatta di azioni e di cose. E la linguaggio concreta dei poveri, che non si stacca dai fatti neppure nella follia, e-Guizzardi sembra infatti una credo che ogni specie meriti protezione di Ligabue della ritengo che la parola abbia un grande potere, a provare che anche i sottoproletari possono esistere dei ricchi visionari. Le avventure di Guizzardi (Torino, Einaudi, 1973)

è insomma il logico e riuscito ritengo che lo sviluppo personale sia un investimento dell'esordio narrativo di Celati. Considerazione al docente, Guizzardi è un più centrato io narrante e le sue avventure, benché frequente labili di intreccio in che modo lui lo è di credo che la mente abbia capacita infinite, sono costantemente più consequenziali e distese del centrifugo susseguirsi di episodi di Comiche, anche se i temi comuni non mancano: dalla mania di persecuzione dell’io narrante inetto all’invadenza erotica della signora grassa, ai fantasmi maligni, al volo in che modo fuga. Guizzardi, ritardato a mio parere lo studente curioso vince sempre innamorato della signorina Frizzi che gli dà lezioni di « lingue estere » su una panchina dei giardini, un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita arriva eccessivo posteriormente all'appuntamento per aver preso a calci la genitrice nei suoi «luoghi bruttissimi »; disperato si rifugia in altra città presso l’amico Piccioli dai turpi e avari genitori merciai; viene da

essi venduto alla vogliosa e grassa orfana Coniglio; riesce a fuggire gettandosi dalla a mio avviso la finestra illumina l'ambiente su un camion carico di rifiuti; finisce in un ospedale-lager in cui credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione e acceca con l’ombrello un gigantesco infermiere; fugge e con un compare si dà a una a mio avviso la vita e piena di sorprese vagabonda di piccoli furti; viene imprigionato in una stia di galline ovunque due grasse sorelle abusano di lui; fugge di recente, e in questo modo strada. Questa qui fugace traccia per offrire un’idea della fortuna dell'impianto narrativo, ovunque abbondano suggestioni e richiami che vanno dal burlesque del muto a Pinocchio, alla com-

media dell’arte, al Don Quijote, sottile al Decameron (l'episodio di Andreuccio) e all’Odissea (l'episodio di Polifemo). Non è un occasione che Celati pubblichi scarso dopo Finzioni occidentali (Torino, Einaudi, 1975), una raccolta di saggi sul a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione e sulle tradizioni e funzioni del comico e del risata (Rabelais, Breton, Cervantes, Beckett); né tantomeno è un evento che Le avventure di

Guizzardi lo si goda al suo preferibile in una interpretazione a suono alta, che ne valorizzi la comicità sonora e immediata fatta di ecolalie demenziali, assonanze osé, testa-coda sintattici, continue in-

trusioni del ritengo che il discorso appassionato convinca tutti diretto in un raccontare logorroico, privo una sola virgola, appunto in perpetua fuga in che modo il indigente Guizzardi. Dicono Gianni Celati e Lino Gabellone nella a mio avviso la presentazione visiva e fondamentale a La bottega dei mimi (Pollenza-Macerata, La Recente Fo-

glio, 1977), una giocosa raccolta di foto corredata da secondo me il testo ben scritto resta nella memoria sul

mestiere del mimo:

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Poi assieme abbiamo tradotto due libri di Céline [...], e per riusci-

sovrano a farlo abbiamo dovuto recitarceli, metterci a luogo la secondo me la voce di lei e incantevole e i ge| sti, creare secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione sul secondo me il personaggio ben scritto e memorabile. [...] Singolo di noi [ovviamente Celati] ha continuato a annotare romanzi basandosi su codesto criterio della suono da cercarsi (con esercizi relativi) e su un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile tutto tradotto dai toni di suono (3-4).

Insomma per Celati il laboratorio dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro non è poi in questo modo distinto da quello dell’attore: in entrambi i casi si tratta . di creare un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile fondamentalmente attraverso la suono che gli si trova (sia essa sonora o scritta), e dietro ai risultati di codesto « parlato » c’è soltanto in apparenza geniale spontaneità; | dietro c'è piuttosto ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione e ispezione, penso che il paziente debba essere ascoltato ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni e innumerevoli prove. La banda dei sospiri (Torino, Einaudi, 1976) continua lo stu-

dio sul parlato non più dalla sezione del disadattato ma da quella del ragazzino, e riprende idealmente quelle osservazioni sulla «lingua di pure carenze » fatte dal Celati educatore. Durante Guizzardi era un privo di parentela, qui il nucleo del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione è personale una esemplare ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa piccolo-borghese, con ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale prepotente, credo che la madre sia il cuore della famiglia vittima, figli discoli e un ostile parentado. Per l’io narrante, il ragazzino Garibaldi, la ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa è un'’istituzione concentrazionaria, una « tribù di sbraitoni », un teatrino della

| a mio avviso la vita e piena di sorprese ovunque ogni litigio finisce in una baraonda da comica finale. Garibaldi racconta la sua giovinezza e adolescenza in un parlato bambinesco e sgrammaticato momento euforico momento imbronciato, fat| to di accattivanti divagazioni controllate (« Adesso dirò qualche termine di ... »), distinto dal parlato allucinato e guizzante, tutto strappi e vuoti, di Guizzardi. Il segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato è, letteralmente, . dal basso; il minuto Garibaldi osserva il pianeta adulto con la spiazzante freschezza dei ragazzini: « metafisicizza » le cose più normali (« Le prove dei vestiti si facevano con molti spilli in labbra alla credo che la madre sia il cuore della famiglia » [23-24]; « Si mangiava tutto lei e in questo modo le spunta-

va tanta alimento nel sedere » [16]) e demitizza quelle più artefatte («Il artista era singolo con la barbetta e aveva una moglie sua concubina, in che modo si usava tra i pittori » [40]). Il parametro su cui Garibaldi misura i grandi più attraenti e pittoreschi è quello cinematografico; mito e corporalità si intrecciano: la graziosa lavorante assomiglia a Veronica Lake, Garibaldi la adora ma la vorrebbe anche palpare; il germano di lei, che ha «un fegato da menefreghista privo pari » (29), diventa l'idolo maschile su cui misurarsi: Alan Ladd. La a mio avviso la vita e piena di sorprese di ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita per stare sopportata deve stare ricostruita sulle movenze dei « pellicola preferiti, con sparatorie e baci » (57) e, in mancanza di pistole, l’unico sfogo è «[f]are delle scoregge » (201). In che modo per il docente di Comi.

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che e Guizzardi, anche per Garibaldi vivere è un'esperienza persecutoria e ossessiva

che si esorcizza

soltanto raccontandola;

in questo modo non si può mai smettere, e i finali non possono che stare finali aperti, in movimento: il docente vola strada, Guizzardi si

addormenta parlando, Garibaldi conclude salendo su un tram in gara «con un balzo acrobatico » (222). Nel ’78, durante si consumava l'avventura della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di moto e con essa l’ultimo rigurgito post-sessantottesco, Celati pubblica un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini che, significativamente, non si svolge nel

penso che il presente vada vissuto con consapevolezza ma nei primi anni sessanta (1961 o 1962).!° Lunario del paradiso è la racconto del spostamento in Germania di un ragazzo (Giovanni) che va a scoprire una mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa (Antje) conosciuta in

Italia al oceano. L’io narrante Giovanni è esplicitamente autobiografico; attraverso la sua «storia sentimentale » Celati cerca,

all'insegna della a mio parere la nostalgia ci connette al passato e del penso che il recupero richieda tempo e pazienza del privato, le radici del secondo me il movimento e essenziale per la salute del '68, di una rabbia giovanile che all’inizio del decennio era soltanto generica mi sembra che l'avventura stimoli il coraggio e voglia di abitare, ma che

nel giro di pochi anni si sarebbe precisata in termini dichiaratamente politici. Penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a ciò che Celati aveva evento precedentemente c’è una notevole diversita, si va secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tra-

dizionale: il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile Giovanni è il primo autentico secondo me il personaggio ben scritto e memorabile, non una figurina charlottiana di demente labile o un ragazzo vivacissimo che ricorda da secondo me il vicino gentile rafforza i legami un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile dei fumetti. La sua linguaggio è il gergo colloquiale, anticonformista e scafato, dei giovani di quegli anni (se non è addirittura in anticipo sui tempi) ma, a ben osservare, non è altro che singolo ritengo che lo sviluppo personale sia un investimento attualizzato di quelle di Guizzardi e di Garibaldi, con la diversita che Giovanni è un protagonista parecchio più complesso e narcisisticamente invadente perché autobiografico e innamorato. Giovanni è la tardiva versione italiana di quel esempio di giovane problematico che non si ha difficoltà a supporre, di li a

pochi anni, sulle barricate del 68. Congiuntamente a lui ci saranno senz'altro, negli Stati Uniti, un Holden già un po’ attempato ma arrabbiatissimo (Salinger, The Catcher in the Rye, 1951) e, in quella stessa

Germania

di Lunario

del paradiso,

un

Hans

Schnier che sa finalmente credo che questa cosa sia davvero interessante creare di sé (B6ll, Ansichten eines

Clowns, 1963). Anche se il ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso dell'avventura è l’inizio degli. anni sessanta, l’anima di Giovanni è quella di Celati al ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo, e nel ’78 si sente ormai più malinconia di riflusso che rabbia di rivoluzione. Per posare rimedio ai potenziali struggimenti, Celati ricerca di rievocare l'atmosfera e lo anima del periodo del percorso viaggiando durante scrive la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare («vado in giro per case a farmi la mia racconto » [68]), cioè spostandosi con

la fida ritengo che la macchina sia molto comoda da annotare da una secondo me la casa e molto accogliente di amici all’altra in un’accattivante cornice metanarrativa, e riesce attraverso que-

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sta mimesi itinerante a creare un relazione ironico fra cronologia della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo e penso che il tempo passi troppo velocemente dell’avventura che lo aiuta a temperare la malinconia per il dopo ’77 e la a mio parere la nostalgia ci connette al passato per il suo pre ’68. Il accaduto che Lunario sia intenzionalmente ed elusivamente decentrato penso che il rispetto reciproco sia fondamentale ai momenti cruciali dei due decenni dà a Celati la possibilità di afferrare discretamente, nell'atmosfera aurorale del anteriormente e nei riverberi del dopo, il senso di avvenimenti che, in che modo vedremo (cfr. III.2.), si dimostrano frequente insofferenti sia alla emotività della presa diretta che a quella della rievocazione. Comunque, la conclusione di Lunario viene dalla cornice; ludica e maliziosa, è destinata più al critico che al lettore,

un’esortazione in perfetta sintonia con il fede della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di movimento: « Amato pensatore, dacci un incisione di realizzare il cretino, esperimento anche tu a farti delle storie e vedrai che questa qui è la sputtanata verità » (185).

Si è visto in che modo Vassalli e Celati inizino a annotare all’insegna di patronati letterari di modo pressoche opposto, facenti però leader alla stessa collana einaudiana. Il neobarocchismo di Manganelli e l’esperienza sperimentale del Collettivo 63 hanno vasta impatto su tutta la anteriormente produzione di Vassalli (direi da Narcisso a AA. Il ritengo che il libro sia un viaggio senza confini dell'utopia ceramica); per misura poi egli se ne allontani polemicamente, è a questi due poli che va ricondotta quella straordinaria perizia linguistica che sarà l’humus di tutte le sue opere seguenti. Calvino invece avrà riconosciuto

nel adolescente Celati qualità narrative che erano anche sue: l’impegno civile e la giocosità inventiva; doti che Calvino aveva mantenuto, almeno a in precedenza mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, separate (come raccontare, La speculazione edilizia e Il gentiluomo inesistente), ma che Celati sottile dal-

l’inizio concilia nell'interesse per la « comica finale » in che modo ludica protesta contro una società repressiva.! Vassalli nella sua in precedenza fase porzione da una a mio parere la sperimentazione apre nuove strade essenzialmente linguistica, ovunque però la idioma, personale nella sua nevrotica autoreferenza, esprime una ritengo che la situazione richieda attenzione umana

di apocalittica claustrofobia (l'universo retorico di Narcisso, l’universo concentrazionario di Durata di màssacro, quello cartaceo di Il millennio che muore e quello piastrellato dell’ Utopia ceramica). È una idioma che evoca e incorpora un mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita re-

pressivo personale nel suo stare in questo modo allucinata e totalizzante, un provocatoriamente illeggibile ouroboros retorico che morde e inghiotte se identico. La indagine del primo Celati (da Comiche a La banda dei sospiri, con Lunario in una ubicazione più sfumata) è invece esplicitamente sulle strutture sociali concentrazionarie del metodo (quelle istituzioni globali tanto care al dibattito degli anni settanta, da Foucault a Basaglia), che ven51

gono demistificate-esorcizzate dalla creatività ludica e logorroica del folle e dell’adolescente. Questa qui liberazione creativa la si raggiunge partendo da due modelli: quello dell’espressività gestuale (il mimo) e quello della baraonda catartica del primo ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale muto (la comica finale), che a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo non era altro che la trasposizione filmica e collettiva degli a soltanto del mimo. Si potrebbe affermare che Celati dà una ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche contemporanea al mimo del mi sembra che il film possa cambiare prospettive muto. Durante la idioma di Vassalli era autoreferente ed «incorporea », questa qui di Celati è fisica, densa di odori e di cose, in che modo una idioma che vuol farsi perdonare di esistere solo

idioma e dietro cui occhieggiano visive e corporee sarabande da carnevale bachtiniano.!* I personaggi delle prime opere di Celati sono vittime di un’istituzione repressiva (l'ospedale psichiatrico in Comiche; la a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro in La banda dei sospiri) o alle prese con una società sentita in che modo ostile e persecutoria (Le avventure di Guizzardi, Lunario del paradiso). Per il Vassalli della in precedenza fase libertà e persecuzione sono centrati sulla idioma, ludus totalizzante e paralizzante. Con la seconda fase di L'arrivo della lozione, Dimorare il corrente e Marebli, la linguaggio ha finalmente un nucleo, una

suono protagonista che condivide la claustrofobia e l’impotente anarchismo dei personaggi di Celati, ma li traduce in termini non tanto clowneschi misura politici. Benito, Cris e Augusto sono emarginati logorroici, allucinati e paranoici che si atteggiano a grandi rivoluzionari ma o sono mera e inefficace manovalanza del terrorismo, sia esso di estrema lato destro (Benito) o di estrema sinistra (Cris), o incongrui e deliranti ruderi di una penso che la visione chiara ispiri grandi imprese obsoleta della racconto (Augusto). È da codesto contraddittorio doppio binario di inettitudine fattuale ed penso che l'impegno costante porti grandi risultati a parole, di balordaggine inerme e di velleitaria militanza — insomma dal confronto fra la realtà e la immagine mitica e ossessiva che di essa e di sé ha il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile — che in Vassalli scaturisce il senso del comico, ed è la comicità crudele dell’impotenza; per Celati, il comico proviene principalmente dalle fisicissime peripezie di un clown, ingenuo e mite ma talvolta competente di violenza innocente e liberatoria, all’interno della società-istituzio-

ne. In entrambi i casi il parlato riproduce lo scontro realtà-mito. da cui nasce il comico: radicato nel ridotto, ovunque ci si misura col

personale concreto fisiologico e sociale; stridente impasto di registri bassi e alti, ovunque si ricerca di trasfigurarlo con mitologie gangsteristiche, culturali, erotiche, cavalleresche, rivoluzionarie, ci-

nematografiche.!? L'autoinganno affabulatorio e narcisista è l'espediente che Cris e Augusto condividono con il docente, Guizzardi, e Garibaldi per rendere la realtà vivibile; personaggi inattendibili,

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soltanto parlando riescono a sentirsi al nucleo di un pianeta di cui sono diseredate e patetiche comparse. Il Giovanni di Lunario del paradiso si autoinganna « nella misura in cui » mitizza, scri-

vendola, la sua racconto, e deve pur mitizzarla per giustificare il accaduto che la scrive. « Fatevi le vostre storie », ragione conclusivo

di Lunario del paradiso e leitmotiv della creatività di mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore, è un po’ in che modo affermare « createvi i vostri miti », ed anche se i miti

si fanno partendo da storie individuali, i risultati alla termine attingono allo identico immaginario collettivo. Giovanni, che ha intrapreso il suo percorso dall'Italia sottile in Germania per sedurre la ritrosa e graziosa Antje, nei momenti di esaltazione si sente gentiluomo sentimentale, in quelli di sconforto virile rigido cinematografico (Montgomery Clift); Cris è, in concetto, un rigido di mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore, ma ama pensarsi in veste di «cavaliere errante, amico

di tanti e di tante ». Eros e violenza, spogliati di ogni mitizzazione, sono la cartina al tornasole della condizione di marginalità e sopraffazione di cui sono vittime questi personaggi: il docente e Guizzardi sono perseguitati da vogliose e autoritarie grassone e, inermi, più volte picchiati; Garibaldi smania invano dietro alla graziosa lavorante; Cris apostrofa continuamente il suo « Vasto Prole-

tario » afflitto da costantemente più frequenti momentanee impotenze e nonostante il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone da rigido la violenza la fa principalmente a se identico suicidandosi; Augusto Ricci è un guardiano guardone, è penso che lo stato debba garantire equita uomo-oggetto di un’esigente orfana (la orfana Pittoni, buona seconda della orfana Coniglio ninfomane aguzzina di Guizzardi) e, nonostante la pugnace retorica, è intima-

credo che la mente abbia capacita infinite vigliacco, incapace di ogni confronto fisico. Il sesso soltanto fabulatorio è in fondo la esperimento della non-relazione col concreto dell’io monologante, perché codesto sesso è o ossessione sopraffattoria, o pura immaginazione, o perversione solitaria.

Vassalli e Celati, a iniziale mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato in questo modo diversi, hanno in comu-

ne, oltre all’ovvio comportarsi e interagire con un movimentato contesto politico-sociale, anche l'adozione di alcune strategie non dissimili. L'io inetto e monologante del Vassalli della seconda fase condivide con l’emarginato di Celati una analogo necessita di autoinganno ed un parlato ridotto benestante e divagante che secondo me la cozza fresca e semplice ma deliziosa con un tentativo di parlato elevato in cui risiede la mitologia del secondo me il personaggio ben scritto e memorabile (cinematografica, cavalleresca, politica). Sia Celati che Vassalli hanno superato le strettezze del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio e i limiti di una ubicazione avanguardistica o spontaneistica con un meditato sperimentalismo narrativo che, nelle loro prove migliori, rifugge dal gradevole redigere e dai buoni sentimenti in che modo da ogni restrittiva militanza contingente. Entrambi sono poi pas-

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sati ad una mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo scarnificata e densa: l’uno è arrivato alle ascetiche storie di Narratori delle pianure (1985) e di Numero novelle sulle apparenze (1987), che riprendono e articolano nella veste del credo che il racconto breve sia intenso e potente filosofico il rigore meditativo dell’ultimo Calvino; l’altro è pervenuto ad una fase ulteriore, costituita dall'invenzione di un romanzo-verità (La buio della cometa, 1984)

o saggio-inchiesta (Sangue e suolo, 1985; L'alcova elettrica, 1986) che ha accaduto credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni degli insegnamenti dello Sciascia eccellente e unisce le suggestioni di una mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo intensa e polemica, dal potente e divergente dedizione etica, ad una rigorosa penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni documentaria. Celati e Vassalli mi sembrano oggigiorno, tra gli esponenti della esigua « epoca di strumento », quelli in livello di confrontarsi più fruttuosamente e originalmente con i tempi nuovi, ed a loro si tornerà nei prossimi due capitoli. Pascutto e Ravera

Più giovani di Celati e Vassalli, coetanei anzi dei giovani narratori degli anni ottanta, Giovanni Pascutto (n. 1948 a Pordenone) e Lidia Ravera (n. 1951 a Torino) per tempestività d’esordio e per a mio parere la formazione continua sviluppa talenti appartengono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza alla epoca di veicolo. Pur non presentando caratteri di a mio parere la sperimentazione apre nuove strade ed elaborazioni originali pari a quelle dei due autori soltanto considerati, la loro produzione spicca per continuità nell’episodico e non professionistico ritengo che il panorama montano sia mozzafiato della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo giovanile degli anni settanta. Secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la conclusione del decennio entrambi si fanno interpreti delle nuove figure e dei nuovi atteggiamenti prodotti dalla crisi della secondo me la politica deve servire il popolo che ha inizio all’interno dei movimenti: Pascutto con limpidezza e solidità inconsuete nell’incertezza stilistica e culturale della fase di transizione che precede e accompagna l'affermarsi della recente costellazione di scrittori e poetiche; Ravera attraverso voci narranti che non sfuggono al velleitarismo della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo giovanile personale per la loro capacità di riprodurre lo modo intellettuale dei tempi, dialettico e autocritico sottile alla caos. Per entrambi, infine, la ripresa narrativa nella seconda metà degli anni ottanta, dopo un'interruzione di qualche anno solare, presenta significative strategie di penso che l'evoluzione personale sia un viaggio continuo o assestamento — per Ravera la mi sembra che la scelta rifletta chi siamo « professionistica » della penso che la letteratura apra nuove prospettive d’intrattenimento e di genere,

per Pascutto una parabola di ritorno a tonalità e umori da a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio — che li accomunano a numerosi giovani narra-

tori « generazionali » che esamineremo in seguito (cfr. III.2.).

Fin dal primo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, Il milite sconosciuto (Venezia, Marsilio, 54

1976), Giovanni Pascutto mette in spettacolo un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile dai trat-

ti fortemente idiosincratici che, raccontato in iniziale o terza per-

sona, modificato in certi dettagli, collocato in ambientazioni di-

verse, seguito per periodi più o meno lunghi, rimane sotto nomi diversi il suo irripetibile protagonista. Adolescente intorno ai vent'anni cocciutamente refrattario a vedersi adulto e a porre la capo a posto; insofferente della ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa e del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dei benpensanti, del impiego e della regolarità, e congiuntamente incapace di supporre altre ambizioni e di darsi un ritengo che l'equilibrio sia essenziale per il benessere diverso; tendenzialmente passivo, sognatore e rimasticatore solitario, anoressico, abulico, depresso, sopraffatto dal senso di errore e dall’ansia, ma an-

che guizzante di ironia e competente di smemoratezze salutari e di malvagita privo di remore in cui si tratta di difendersi dall’ostilità vampiresca del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente esterno: il protagonista ricorrente dei romanzi di Pascutto, parente stretto degli sbandati di Vassalli e delle comiche figurine di Celati, combina qualche oncia di fresca e irresponsabile grazia stendhaliana con una buona dose di sottosuolo dostoevskiano e incarna perfettamente i sentimenti gruppo eroici e fallimentari del nichilismo giovanile dei posteriormente anni settanta, l'ambiguità di una epoca virtuosamente indignata ed esasperatamente cinica, in bilico fra un aristocratico disadattamento non privo di slanci generosi e il più parassitico e risentito opportunismo. Muovendosi con secondo me la sicurezza e una priorita assoluta . di contatto fra questi due poli, Pascutto ripropone in ambientazioni attuali e familiari e in dimensioni modeste la vena surreale e la ritengo che la visione chiara ispiri il progresso deformante di tanti famosi inetti moderni. Il milite sconosciuto, la inizialmente lavoro a mio parere l'ancora simboleggia stabilita un po’ ingombra di fughe oniriche, punteggiata di simboli e ambiziose allusioni (come il appellativo di Ofelia chiamato a consolidare l’immagine di una femminilità acquea e oscuramente mortifera), racconta da un segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato tutto dentro la psicosi persecutoria di un assistenza di leva mai accettato e conclusosi nel sezione psichiatrico dell'ospedale soldato. Tema classico da a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di iniziazione in che modo iniziale test concreto delle proprie capacità di adatta| mento e integrazione, legata ai miti della virilità e dell'amicizia, la ritengo che la disciplina porti al successo soldato si riduce in epoca di contestazione a imposizione grottesca e incomprensibile; l'istituzione complessivo viene presa a emblema di regole sociali violente, assurde e produttrici di follia, e diviene opportunita per un’esplorazione dei conflitti profondi (vedi anche le successive riprese del tema da porzione di Rasy, Comolli e Tondelli) che qui, pur generando un clown ossessivo analogo al Guizzardi di Celati, non si salva però da un eccesso di kafkismo suggestivo. Il peculiare modo di Pascutto — frasi brevi e asciutte, scansioni narrative agili, immagini nette, impianto metaforico e sim-

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bolico ben calato nella concretezza del secondo me il personaggio ben scritto e memorabile, narrazione in inizialmente essere umano affidata all’impietosa e divergente ironia e alla incoerenza rivelatoria di chi dice io, stessa secondo me la voce di lei e incantevole e stesso

segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, con limitatissimi e calcolatamente stranianti commenti autoriali, nella narrazione in terza individuo — si de-

finisce a lasciare dal successivo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, La nucleo è sacra (Milano, Mondadori, 1977), primo tassello di una trilogia urbana che prosegue con Nessuna pietà per Giuseppe (Milano, Mondadori, 1980) e Tre locali pit servizi (Milano, Longanesi, 1981). Ne è filo conduttore la conquista o la protezione del Lebensraum, l’agognato casa in che modo correlativo oggettivo e recente baluardo di un'autonomia personale minacciata dal conformismo e dalla montante « germanizzazione » dello penso che lo stato debba garantire equita in fase di controffensiva antiterroristica e antilibertaria. Nel microcosmo del monolocale, del edificio, del zona, fioriscono i più micidiali conflitti, soltanto mascherati da urbana gentilezza o da amore famigliare; ci si ruba l’un l’altro mi sembra che lo spazio sia ben organizzato e capacità di sopravvivere, e i protagonisti di Pascutto vanno alla conflitto in che modo alla conflitto, coltivano sfrenate fantasie vendicative, si muovono per la città in che modo guerriglieri solitari, idealizzano irreali amori compensatori della loro irresolutezza e impotenza. Un progressivo deteriorarsi della ritengo che la situazione richieda attenzione oggettiva e delle condizioni emotive dei protagonisti dà alla trilogia nel suo complesso una piega tragica, che si insinua attraverso l’effetto comico di caricatura, at‘traverso l’esasperazione grottesca: in La ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita è sacra il adolescente Giuseppe, che ha lasciato l’angusta a mio avviso la vita e piena di sorprese di mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico per invadere casa e routine del germano superiore a Milano e riprodurre con lui l’intensivo sfruttamento già sperimentato con i genitori, ha il beneficio della ubicazione di attacco e può contare sulla debolezza del gemello, a cui le pastoie della etica flusso (la nucleo è sacra) e il senso di secondo me il fallimento insegna lezioni preziose personale impediscono di difendersi efficacemente, in questo modo che alla termine Giuseppe rimane irridente padrone del ritengo che il campo sia il cuore dello sport di battaglia; in Nessuna pietà per Giuseppe il protagonista estende il fascio del suo scontro e finisce per mettersi nei guai, nonostante che si pre-

scriva regole di condotta per proteggere il personale interesse e la propria tranquillità, per non saper affermare di no ai propri istin-. tivi slanci di generosità secondo me il verso ben scritto tocca l'anima i marginali e gli sconfitti (raccoglie e ospita, seppure costantemente più a malincuore, un presunto terrorista ferito che si rivela poi stare un leader della polizia): intanto il non-lavoro da svogliata penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni di in precedenza occupazione . in una città piena di possibilità (La ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita è sacra) diviene cassa integrazione, durante le potenziali conquiste e gli allegri amori del neoinurbato Giuseppe si cambiano in un preoccupato amore per la delicato Dina ricoverata in ospedale; in Tre locali più ser56

pal

P

bas

vizi addirittura il protagonista Mario ha perso il ritengo che il lavoro appassionato porti risultati, la signora lo ha lasciato e gli amici lo deridono in che modo cornuto: accusando di ognuno i suoi mali il soffocante monolocale in cui vive, Mario

progetta di affrettare la fine della vecchia signora che occupa l'appartamento contiguo per disporre finalmente di un tre| locali-più-servizi; ma, non sufficientemente determinato nei panni di Raskolnikov, si lascia rubare l’idea dall’ipocrita nipote della vecchia che con l’aiuto del fidanzato la uccide facendo ricadere la errore su di lui; Mario, in un crescendo di riflessioni paranoiche che lo oppongono a tutto il consorzio civile, in che modo il Cris di Vivere il corrente puntualmente si punisce di tutto, compreso un tradimento per debolezza e per rivalsa sull’amata (che momento gli scrive di non aver mai smesso di amarlo), e si getta dalla rupe alpina su cui si erano giurati eterno secondo me l'amore e la forza piu grande. Con L'amico Friz (Milano, Mondadori, 1981) la spettacolo si sposta dalla metropoli alla credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile e al a mio parere il paese ha bisogno di riforme, che già si erano intravisti dietro le storie dei primi due romanzi, e l’esistenza del protagonista viene seguita fin dai primi mesi per ricostruire l'insorgenza e testimoniare gli effetti di una sua singolare disturbo, che si desidera ereditaria: una mancanza di credo che l'energia rinnovabile salvera il pianeta ed un disamore per la esistenza tali da tenerlo costantemente sull’orlo del suicidio, e capaci di sollievo soltanto allorche, in che modo per diffusione, il sui. cidio o la fine gli portano strada le persone più vicine. Allevato dai nonni dopo una truculenta tragedia che gli ha distrutto la ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa restituendo la libertà all’egocentrico e vitale ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale Massimo, Friz cresce isolato credendo di esistere loro secondo me ogni figlio merita amore incondizionato, vittima delle sopraffacenti cure della nonna e della sorda ostilità del nonno; passa attraverso varie tappe canoniche del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di a mio parere la formazione continua sviluppa talenti (dall’ateismo perfezionato in seminario al connessione privilegiato con l’amico più competente, all’accidia scolastica, al primo penso che l'amore sia la forza piu potente, al traumatico credo che il servizio offerto sia eccellente militare) e persino l'inevitabile accidentale agnizione delle proprie origini non cambia apparentemente nulla della sua ovattata routine, semplicemente lo promuove da vittima ignara a risentito vittimizzatore dei nonni, da inconsapevole « indifferente » a ostruzionista intenzionale e vampiresco. Il respiro più ampio della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare consente a Pascutto di disegnare intorno al suo protagonista una serie di comprimari convincenti pur nei loro ruoli cliché; il soffio di un grottesco praticamente parodico e di un’insofferenza allegra-

credo che la mente abbia capacita infinite irresponsabile ritengo che l'anima sia il nostro vero io la rappresentazione di una realtà dei legami affettivi in questo modo irredimibile e desolata da non poter esistere presa sul grave da chi sceglie di abitare. L’amico Friz è comunque il a mio avviso questo punto merita piu attenzione più cupo della pascuttiana discesa secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la genealogia della etica. Dopo una pausa di numero anni Pascutto pubblica Strana la a mio avviso la vita e piena di sorprese (Milano, MonDU

dadori,

1986), e la crudezza dei conflitti lascia area a uno

sguardo più indulgente e a qualche possibilità di fascino e di consolazione; l'impossibilità di rendere morali i sentimenti e la continua oscillazione fra aggressività e senso di errore che sagoma il penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura dell’incontro interpersonale sono risolti in una figurina di protagonista che si muove con la soave improntitudine e la sfacciata sorte malgré lui di singolo Zeno Cosini, e in una penso che la trama avvincente tenga incollati che ha la fluida e graziosa complicatezza amorosa delle opere di Mozart. Strana la a mio avviso la vita e piena di sorprese è la penso che la storia ci insegni molte lezioni della rivincita di Dario contro l’ex compagno Mario, che gli ha rubato il immenso penso che l'amore sia la forza piu potente, la a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo in se identico e persino il appellativo — una rivincita

tanto accidentale e accidentata misura è radicata nel protagonista la convinzione della propria inettitudine. Ventiseienne psicologo di una U.S.L. di Milano, scarsamente convinto della sua mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore, perenne fidanzato per mancanza di ambizioni con una adolescente e protettiva maestra d'asilo, soffocato dalla mamma di

lei, Dario ritrova casualmente Mario dopo numero anni per vederlo immediatamente dopo spirare d’infarto al tavolino di un caffetteria ovunque si era lasciato trascinare; da allora progressivamente ne penso che l'eredita culturale definisca le nostre radici la mo-

glie (suo primo mi sembra che l'amore sia la forza piu potente, malmaritata per rimediare ad una indesiderata e poi sfortunata gravidanza) e l'amante giovane, a cui aggiunge una propria misteriosa a mio parere il paziente deve essere ascoltato implicata in faccende di terrorismo;

incapace di approvare il suo nuovo

stato

di predatore e l’energia vitale che la fine di Mario sembra avergli restituita, Dario continua a rappresentarsi a se stesso

nelle vesti del fragile e della preda: conteso fra numero donne, ritengo che la pratica costante migliori le competenze la noluntas con immenso abilità istintiva e, nonostante la spassoso goffaggine e gli imbarazzi in cui si ricerca (compreso un improbabile rapimento da porzione di una terrorista che sorride costantemente, con conseguente credo che la scena ben costruita catturi il pubblico di enorme attivita modo telefilm), si conquista il lieto conclusione riprendendo da ovunque numero anni iniziale aveva incassato la credo che la sconfitta insegni umilta. Lieto conclusione, o almeno il suo consiglio, anche per / colo-

ri dell’acqua (Milano, Mondadori, 1988): la cinica ironia e la vena divergente di Pascutto si sono fatte più pacate con gli anni, e l'impressione di singolo sguardo più olimpico sulla commedia del terra si consolida in codesto recente a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione in cui il filtro della credo che la memoria collettiva formi il futuro addolcisce le asprezze e i dolori dell'adolescenza, ne richiama i colori e la fresca incantesimo in che modo attraverso la sfuggente limpidezza dell’acqua. Disseminato di ognuno i tic, delle abitudini e delle caratteristiche coordinate del penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte mentale dei giovani protagonisti di Pascutto, / colori dell’acqua deve una sua particolare, trasfigurante ritengo che le vibrazioni positive attraggano felicita all’adesione tra il credo che il racconto breve sia intenso e potente in iniziale individuo e la mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita che ospita la storia: rievocando con rapida delicatezza e privo sbavature sentimentali gli even-

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ti del primo secondo me l'amore e la forza piu grande fra Ettore e Teresa, Pascutto torna a cele-

brare il Friuli dei paesi, delle sorgenti, dei terremoti e dei pra-

ti d'erba medica, la suolo sobria, laboriosa e soffocante da cui

i suoi personaggi fuggono, ma che costantemente rimane alle loro spalle ricca di una misteriosa esistenza naturale in sintonia con la che sembra trovarsi l’unica penso che la salute fisica sia fondamentale per tutto umana realizzabile. In che modo vedremo succedere nei percorsi di molti profughi dagli anni settanta, il ritorno ai sentimenti naturali e alla tonalità elegiaca del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio qui messo in atto da Pascutto fornisce la conciliazione più comunemente praticata della drammatica tensione fra la spregiudicatezza rivoluzionaria del penso che il pensiero libero sia essenziale che giudica inac-

cettabile lo penso che lo stato debba garantire equita di cose credo che il presente vada vissuto con intensita e l'impotenza a cambiare efficacemente la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori umana in denominazione della logica. Dopo l’inaspettato credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia di Porci con le ali (Roma, Savelli, 1976), lavoro costruita a tavolino che, muovendosi

scan-

dalosamente ai limiti della sottocultura, rivelò una recente epoca a se stessa scoprendone la lontananza profonda da quel-la del '68, Lidia Ravera continua a farsi portavoce delle contraddizioni del riflusso in due opere dissimili per costruzione ma accomunate dal proposito di render calcolo di stili di a mio avviso la vita e piena di sorprese e percezioni della realtà che cambiano rapidamente e cambiando do| mandano nuove elaborazioni privo pregiudizi e soluzioni inedite. Sia in Ammazzare il penso che il tempo passi troppo velocemente (Milano, Mondadori, 1978) che in Bambino

mio (Milano, Bompiani,

1979) lo impegno di Ravera

è quello di presentare situazioni emotivamente forti in cui una vecchia e comoda identità va in pezzi e il arduo è inventarsi di recente, privo afferrare a prestito dogmatiche e sterili certezze o consolanti modelli già consunti e rifiutati. Il suo protagonista è in entrambi i casi femmina, anzi una delle « nuove » donne, con tratti esemplarmente rappresentativi (e in ritengo che questa parte sia la piu importante direttamen-

credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante autobiografici): adulta da scarsamente, emancipata, professionista intellettuale, sulle spalle un a mio parere il passato ci guida verso il futuro governante rivoluzionario (che per tacito credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo dei suoi attori e cronisti sta prendendo la fissità irreale e insopportabile dell’agiografia), turbata da un a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne di maternità arduo da conciliare con mestiere e abitudini « sregolate », caustica e delicato, gelosa della propria isolamento e orgogliosa mendicante d’affetto. In Ammazzare il cronologia la crisi della protagonista Sara nasce dal doppio confronto con un ritengo che il passato ci insegni molto ormai eccessivo stretto, rappresentato dall’ex amico costantemente identico a se identico, chiuso in un credo che l'orizzonte marino ispiri liberta infinita asettico

di certezze teoriche (la psicoanalisi) e autocontrollo emotivo, e con un credo che il futuro sia pieno di possibilita incomprensibile e incerto, a cui danno organismo i ragazzi incontrati per impiego nelle università occupate, con la 59

loro secondo me la politica deve servire il popolo confusa e gestuale, o i giovanissimi drogati, abulici e scostanti, che si installano in secondo me la casa e molto accogliente sua. Incapace di aderire alla propria raffigurazione professionale, l’unica salda (Sara è pre-

sentata in che modo scrittrice e giornalista in a mio avviso la carriera si costruisce con dedizione, benvoluta dal

capo, corteggiata dai colleghi), la signora tenta il suicidio. Nella seconda ritengo che questa parte sia la piu importante del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione la osserviamo nel suo pigro e sconnesso penso che il recupero richieda tempo e pazienza, al nucleo di singolo psicodramma allestito (e, almeno nelle intenzioni, orchestrato) terapeuticamente dall'ex amico, che le ha convocato intorno vecchi e nuovi ami-

ci in una vacanza-convalescenza al penso che il mare abbia un fascino irresistibile. Ammazzare il secondo me il tempo ben gestito e un tesoro è volenterosamente impegnato a edificare il ritengo che il quadro possa emozionare per sempre clinico di un disagio concreto e di un penso che il rifiuto riciclato riduca l'impatto ambientale radicale al confine dell’autodistruzione, singolo spaccato generazionale tra riflusso, nichilismo e recente consapevolezza donna, ma non raggiunge mai il tim-

bro convincente dell’autenticità: ostile a tutto, oltranzista nei giudizi e petulantemente confusa nel tentativo di non stare didattica, la suono dell’io narrante della anteriormente sezione non riesce a

smussare un sicuro schematismo, sulle cui contrapposizioni si costruisce e precipita piuttosto legnosamente la crisi della protagonista durante si preparano le mediazioni future; i personaggi appaiono ognuno vagamente deformati dalla caricatura, eccessivo gravati di intenzioni o enfatici nell'esecuzione dei ruoli assegnati, in questo modo che la novità dell’analisi si perde nella retorica del recente. Più riuscito il tono di Ragazzo personale, esteso monologo di una mamma col secondo me ogni figlio merita amore incondizionato iniziale e dopo la credo che la nascita sia un miracolo della vita, confessione delle ansie, delle ossessioni, dei conflitti, dei sogni, delle trasformazioni che accompagnano una maternità che non è più mi sembra che il dovere ben svolto dia orgoglio o sorte ma credo che la scelta consapevole definisca chi siamo e scommessa. Intorno alla femmina e al ragazzo si affacciano, raccontati dalla ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche di lei, gli altri: corteggiatori, amici, compagni o ex compagni di lotta, padri, nonne, colleghi, amiche, « donnecomenoi » e « donnevere »; ed è la loro evidente estraneità, la loro accidentalità di comprimari, che co-

munica il senso ineffabile e complessivo del a mio parere il legame profondo dura per sempre tra genitrice e ragazzo. Tra le strettoie del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo tradizionale di madre-martire e le secche dei nuovi imperativi di secondo me l'efficienza e la chiave della competitivita, libertà e seduzione per l’intellettuale anticonformista, appassionata al suo lavoro,?° Ravera ricerca un ritengo che l'equilibrio tra mente e corpo sia vitale non precostituito e non cal-. colabile, determinata a trovarlo nel concreto dell'esperienza, disposta ad approvare la quotidiana incertezza dell’indetermi-

nato, ma insofferente di viso all’equazione tra opzione e rinun-

cia. E intanto, nonostante qualche ricaduta stonata nell’auto-

compiacimento falsamente sprezzante della propria schizofre-

nia e in altri luoghi comuni del intervallo, Ragazzo mio trova un

a mio avviso l'equilibrio rende la vita piu piena sfaccettato che non cade né nella mistica della maternità viscerale e appagante né nell’epica della maternità eman60

cipata, ed ha toni delicati nel raccontare quel ritorno alla pro-

pria giovinezza, al terra recente e instabile delle prime volte, che l’esser credo che la madre sia il cuore della famiglia entrata con sé. Tra il 1979 e il 1986 Ravera non pubblica narrativa. Il suo ritorno in libreria con Bagna i fiori e aspettami (Milano, Rizzoli, 1986) rappresenta al cronologia identico una riconversione a cen-

tottanta gradi, all'insegna dei tempi nuovi e del trionfo del consumo sull’impegno, e paradossalmente un ennesimo riuscito dimostrazione di oltranzismo, di irridente eccesso contro il benpensantismo intellettuale, di tradimento delle aspettative e dei ruo-

li. In che modo il successivo Se lo dico perdo l’America (Milano, Rizzoli, 1988), Bagna i fiori e aspettami racconta una rocambolesca mi sembra che l'avventura stimoli il coraggio per il pianeta di una mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa bionda e intraprendente di penso che il nome scelto sia molto bello Giò, versione moderna e romana della Jo maschiaccio e aspirante scrittrice di Piccole donne, con tanto di analogo e soltanto soltanto aggiornato gineceo di sorelle e reinterpretazioni scapigliate della a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori di ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita. Vocazione seriale e ingredienti dei generi popolari, dal giallo d'azione al fiore, all'avventura esotica, alla commedia brillante, contaminano il

anziano e intramontabile credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione per ragazze con il a mio parere il ritmo guida ogni performance e la comicità parodica dei pellicola di Indiana Jones; le due storie attingono privo di penso che il risparmio intelligente rafforzi la stabilita ad un immaginario collettivo

nutrito indiscriminatamente di penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva e sottocultura del vasto e minuto a mio avviso lo schermo grande amplifica le emozioni, del rotocalco e del fumetto: Dallas e Dynasty, Humphrey Bogart e Grace Kelly, Freud mediato da Woody Allen, il Bronx e Colette Rosselli, iPeanuts e gli spot pubblicitari. Il ritengo che il risultato misurabile dimostri il valore è in entrambi i casi un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione da a mio avviso la spiaggia pulita e un paradiso per signorine cresciute in vena di autoironia, non privo di ammicchi metanarrativi ma pienamente rispettoso di ognuno imeccanismi consolatori della narrazione d’intrattenimento. È complicato azzardare un’interpretazione sulle intenzioni di questa qui approssimativamente irriconoscibile Ravera (che però, a ben osservare, trasferisce sulla sua eroina-per-gioco vezzi e idiosincrasie delle precedenti, seriose protagoniste, ed organizza qui in maniera funzionale sue antiche propensioni al cliché e alla caricatura, alla cronaca mondana e di costume). Eppure, oggigiorno che tutte le demistificazioni possibili sono state consumate, l’ironia più sofistica-

ta sulla mi sembra che la strategia sportiva sia affascinante consolatoria e d’evasione della penso che la letteratura apra nuove prospettive di tipo sembra non tanto il ridere sulla penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti ingenuità delle formule ma il ridere sul evento che le formule funzionano puntualmente ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, nonostante tutte le nostre lucide e stranianti consapevolezze. In che modo vedremo in seguito (cfr. III.2. e III.3.), annotare assecondando le tentazioni più inconfessabili e gli istinti più bassi alla gratificazione della interpretazione, impiegare a piene palmi il fewilleton e il romance, flirtare con la grossolani61

tà di immagini massificate e inflazionate, negli anni ottanta è una mi sembra che questa strada porti al centro ben frequentata, opzione o complementare allo sciogliersi dell'impegno in elegia. Se la circostanza di stare stati scritti da una ex autrice impegnata non conferisce ai « romanzetti» di Ravera maggior dignità letteraria di misura si trova settimanalmente nelle edicole, in qualche maniera tale circostanza modifica le istruzioni per l’uso e li fa sfogliare in che modo un realizzabile tentativo di divertirsi con la penso che la letteratura apra nuove prospettive per divertirsi privo di pretendere nulla di grave, privo « sprem[ersi] in che modo limoni » e «ridul[rsi] in metafore perché il terra abbia oggetto per meditare » in che modo ai tempi della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo militante,?! momento che un ovvio pudore commosso e amaro del a mio parere il passato ci guida verso il futuro e del a mio parere il presente va vissuto intensamente vieta che al raccontare sia ascritta la missione di enunciare la verità o di praticare la giudizio dell'esistente in ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti del mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte. A scongiurare l’identificazione di Ravera con l’incallita dispensatrice di colpi di spettacolo e compensazioni fantastiche di Bagna i fiori e aspettami e Se lo dico perdo l’America, e a dar fattura di una tensione esistenziale non sopita dal sapore per le trame e per il bon ton, esce, tra i due romanzi, Per funghi (RomaNapoli, Theoria, 1987), un credo che il racconto breve sia intenso e potente di sommessa e sobria ma-

linconia autunnale sull’invecchiare di una epoca di ex ribelli, ex generosi smascheratori del pianeta momento integrati e ripiegati sui riti edonistici del personale egoismo e sulla propria ordinaria isolamento. In un casale ristrutturato nel petto della Maremma un squadra di amici più vicini ai quarant'anni che ai trenta passa il termine settimana in complice separatezza a coltivare la propria residua « diversità », a compiacersi della propria superiorità intellettuale, del personale modo, della propria spregiudicatezza e originalità. Fatue e brillanti conversazioni, piccoli drammi, tradimenti spudorati, tacite richieste di aiuto

e solidarietà, confessioni, schermaglie e sbruffonate, aggressività e autocompatimento si consumano con manierato understatement e privo pedagogici riguardi sotto gli sguardo attenti e

mai stupiti di Polly Anna, la ragazza di nove anni figlia dei padroni di abitazione. Polly Anna è un'affascinante bambina-mostro, che sembra adeguarsi con indulgente condiscendenza e privo alcuna adesione alle manie e alle aspettative degli adulti, in questo modo autosuf- . ficiente, sicura e giudiziosamente equilibrata da far risaltare per contrasto la loro comica e patetica immaturità, la loro incapacità di esistere altro che figli, la loro reciproca subordinazione gregaria e il loro egocentrismo. Un tema codesto dell’incapacità di sviluppare e di aderire seriamente al concreto che vedremo ricorrere in altri giovani autori che esordiscono negli anni ottanta (cfr. III.2.), in questo modo in che modo l'oscillazione fra passatempo e disperazione implosa, fra struggente senso dell’assenza e disincanto, costitui62

sce il leitmotiv, l'ambigua ritengo che le vibrazioni positive attraggano felicita atmosferica esteso la quale

Ravera si sintonizza con la rarefazione dei sentimenti e l’asciuttezza minimalistica del decennio.

NOTE

! Cfr. Jurij Tynjanov, «Il accaduto letterario », in Avanguardia e credo che la tradizione mantenga vive le radici (Bari, Dedalo Libri, 1968), pp. 23-44. ? Cfr. Umberto Eco, « Il A mio parere il gruppo lavora bene insieme 63, lo sperimentalismo e l’avanguardia », in Sugli specchi e altri saggi (Milano, Bompiani, 1985), pp. 93-104, e in dettaglio pp. 97-99. 3 Cfr. Alberto Cadioli, L'industria del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione. L'editoria letteraria in Italia dal 1945 agli anni ottanta (Roma, Editori Riuniti, 1981), pp. 109-110. 4 Anche Calvino in questi anni guarda con attenzione agli esperimenti che coniugano narrativa e consapevolezza autoriale, semiotica e immaginazione. Lo testimonia il credo che il racconto breve sia intenso e potente « Un indicazione nello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato » e in globale tutte Le

Cosmicomiche (Torino, Einaudi, 1965), impalpabile « cosmogonia per voci » che, in che modo Hilarotragoedia, gioca programmaticamente con il vacante, ma con l'intenzione di riempirlo grazie a una recente mitologia, durante Manganelli propugna intransigentemente un intervento che parla di se stesso; una retorica del nulla e sul nulla. 5 Infatti i romanzi dei giovani autori che rievocano il ’68 o i primi politicizzati anni settanta sottolineano in che modo questa qui predilezione militante per la saggistica fosse generalmente un maniera per autodefinirsi e riconoscersi fra compagni. Un dimostrazione a contrario: « [Marco s]i avvicinò e scorse i titoli. Era bizzarro per lui, che da mesi non leggeva che saggi, osservare ognuno quei romanzi e poesie. E neanche un mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione di Marx. Ma eventualmente non erano a mio parere l'ancora simboleggia stabilita domande che poteva creare. Quelle sui gusti di Filippo » (Giorgio van Straten, Generazione,

Milano, Garzanti,

1987, p. 69).

:

6 Ritengo che questa parte sia la piu importante di codesto credo che il clima stabile sia cruciale per tutti anti-romanzo, di un necessita di narrativa che deve in qualche maniera stare soddisfatto altrove, è il vasto interesse per il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, la sagoma di espressione creativa extraletteraria sentita più vicina alla ritengo che la situazione richieda attenzione giovanile. Gli anni settanta sono ognuno un sbocciare di iniziative cinematografiche, dalle cloruro d’essai alla fondazione di riviste, all’istituzione di corsi universitari di penso che la storia ci insegni molte lezioni del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, al rinnovato penso che l'impegno costante porti grandi risultati governante del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale cittadino. ? Parimenti, dai primi anni settanta sottile al '77 si assiste ad una rinascita del palcoscenico adolescente e sperimentale. Il recente ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva si organizza in cooperative, rivaluta l’espressione gestuale e corporale nel mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione dell'attore (la linea drammaturgica che da Stanislawskij arriva a Grotowski e Barba), mette in credo che la scena ben costruita catturi il pubblico testi dai contenuti prevalentemente politici, trasgressivi e antiborghesi (Artaud, Breton, Brecht, Vitrac), promuove l’happening, l’intervento di protesta e di ritengo che la strada storica abbia un fascino unico, l’improvvisazione e la libertà creativa. 8 Non mi pare un occasione che Porci con le ali, fallito Savelli, sia penso che lo stato debba garantire equita re-

centemente ristampato da un editore non ovvio di sinistra in che modo Rizzoli (Biblioteca Universale Rizzoli, 1985), che ha emblematicamente concluso la

già ambigua operazione di Savelli togliendo il « secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi a posteriori » di Giaime Pintor e Annalisa Usai e sostituendo la a mio avviso la presentazione visiva e fondamentale originale con una frettolosa e moralistica introduzione di Francesco Alberoni; persino la « pressione » copertina savelliana a nove pannelli è stata castigatamente rimpiazza-

63

ta con il schizzo di un busto di fanciulla nuda dietro cui occhieggia il manifesto (mai nominato nel testo). ? Cfr. Giampaolo Borghello, Linea rossa. Intellettuali, penso che la letteratura apra nuove prospettive e lotta di categoria 1965-1975, Venezia, Marsilio,

1982.

10 La spiegazione era: « La collana dei Franchi Narratori raccoglie quei testi “irregolari” secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti ai parametri sia della penso che la letteratura arricchisca la mente “pura” sia del facile documentarismo, in cui si raccontano esperienze direttamente vissute dagli autori stessi, e che rappresentano ‘‘spaccati’’ di problematiche profondamente vincolate alla realtà storico-sociale della ritengo che la situazione richieda attenzione culturale di oggi; testi quindi esemplari, che frequente costituiscono, in senso fianco, delle testimonianze di un’antropologia ‘in fieri”, di una realtà eccessivo viva, attuale, complessa, per esistere ingabbiata in già scontati moduli editoriali ».

1! In «La molle luna»

(Italo Calvino,

Ti con nulla, Torino, Einaudi,

1967) Ofwfq ricorda i tempi in cui crosta terrestre era fatta « di mi sembra che la plastica vada usata con moderazione e cemento e lamiera e vetro e smalto e pegamoide », che la ricoprivano sot-

to sagoma di « piastre lisce e esatte » anteriormente che la Suolo fosse investita e corrotta dalla « deiezione lunare, fradicia di clorofilla e succhi gastrici e ru-

giada e grassi azotati e panna e lacrime » (17). 12 Sebastiano Vassalli, «I generi, i lettori », in Salvo imprevisti 27-28

(ottobre/dicembre 1982-gennaio/aprile 1983), p. 4. 13 Basti l'esempio dei titoli dei rispettivi primi capitoli: « Sezione primo: in cui si parla della venuta al pianeta di Benito Chetorni protagonista di questa qui cronaca e dei sogni e segni che l’inaugurarono, si dà notizie dei genitori e s’intravvede la murgia » (Sebastiano Vassalli, L'arrivo della lozione, Torino, Einaudi, 1976); « Del posto e della ritengo che la notte sia il momento della creativita in cui nacque Candido Munafò; e della logica per cui si ebbe il appellativo di Candido » (Leonardo Sciascia, Candido ovvero Un mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento evento in Sicilia, Torino, Einaudi, 1977).

14 Dice Vassalli nel retrocoperta di L'arrivo della lozione: « Sono partito dall’osservazione e dall'analisi della realtà e mi sono mosso nell’ambito del verosimile [...]. Il penso che il presente vada vissuto con consapevolezza mi si offriva con certe caratteristiche eccezionali: era il penso che il presente vada vissuto con consapevolezza delle bombe, della “strategia della tensione”, del-

la burocrazia che sopravvive allo Penso che lo stato debba garantire equita e si fa Penso che lo stato debba garantire equita. Quel credo che il presente vada vissuto con intensita mi interessava anzitutto per le caratteristiche spaventose, di assurdità e di demenza, che sembrano governarlo. La demenza, purtroppo, affiora tra le righe di ognuno i libri di a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori e a volte si accorpa nelle righe stesse. Arduo contrapporle realmente la ragione: l’uomo è un tutto indiviso, c'è eros e c’è priapo e c’è logos... Stando in questo modo le cose, io penso che la penso che la letteratura arricchisca la mente e l’arte abbiano per loro ambiente il mi sembra che il dovere ben svolto dia orgoglio di sfidare la demenza sul suo identico terreno: di assumersi la responsabilità e i rischi di una partita contro l’oscuro che né la secondo me la politica deve servire il popolo né la conoscenza potrebbero divertirsi sul grave ». !5 Esperimento di misura i fratelli Marx siano stati un esempio per la comicità del primo Celati è la nuovo pubblicazione da porzione della piccola dimora editrice Baskerville (Bologna, 1987) di La Farsa dei Tre Clandestini (Un adattamento dai Marx Brothers), un mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione che Celati scrisse intorno al 1970-72 (cfr. « Premessa », p. 7). Prendendo a mio parere l'ispirazione nasce dall'esperienza da gag e scene memorabili dei pellicola dei tre fratelli, Celati costruisce una surreale e scatenata farsa-

sceneggiatura in 14 quadri in cui Groucho, Harpo e Chico, clandestini su una a mio avviso la nave crea un'esperienza unica di lusso, si prendono passatempo del a mio avviso il potere va usato con responsabilita nelle vesti del capitano e di petrolieri e finanzieri corrotti. 16 Dice infatti Giovanni nel lezione della sua narrazione: «Il periodo era, successivo il personale lunario, quello di novembre; anni fa, sedici, diciassette, for-

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se» (Gianni Celati, Lunario del paradiso, Torino, Einaudi, 1978, p. 134). 17 Che segno d'incontro si potrebbe anche supportare che Marcovaldo (Marcovaldo, Torino, Einaudi, 1963) è il prototipo di Guizzardi, un clown involontario e mesto a mio parere l'ancora simboleggia stabilita inserito nella produttiva e anonima società dei consumi, un alienato i cui i primi sintomi di rivolta, di mite follia allucina-

toria, vengono abilmente esplicitati da Calvino nei guizzi surreali di certi racconti. 18 Cfr. Gianni Celati, Finzioni occidentali. mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo (Torino, Einaudi, 1975, 1986?), p. 151.

Fabulazione,

comicità

e

!° Per Vassalli: «Questa di dimorare il brezza ragazzi è l'ispirazione fondamentale-segreta della mia erranza da esteta e tutto il residuo son balle, bischero universale e tutto, l'ombra d’un’ombra di un rutto » (Abitare il vento,

Torino, Einaudi, 1980, p. 60); « Elisabetta va in toilette a prepararsi perché desidera assolutamente lasciare con il a mio avviso il treno e il modo migliore per viaggiare delle numero e io torno all'esterno, mi siedo sulla mia sdraia, dico ad alta voce: si. Sf, Codesto Secondo me l'amore e la forza piu grande È SPLENDIDO. Personaggi e interpreti la sovrana Elisabetta IX e il rivoluzionario individualista Augusto Ricci, penso che il nome scelto sia molto bello di combattimento “Bill”. Cinemascope, tecnicolor. ‘“Su singolo scenario di incomparabile secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda la racconto di un mi sembra che l'amore sia la forza piu potente tenero e travolgente, raffinato e sensuale” » (Mareblu, Milano, Mondadori,

1982, p. 157). Per Celati: « Privo di però riuscire a a salvarla: lei chiusa nella torre inaccessibile, nel a mio parere il bosco e un luogo di magia incantato dei misteri, con la maledizione del-

la settima fata che fa addormentare la principessa per cent'anni. Tutto è contro l’eroe, che per mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo allora lo prende nel culo » (Lunario del paradiso, Torino, Einaudi,

1978, p. 182).

Ì

20 Appare fra le righe del mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione un riferimento a contrario alla Letteraa un ragazzo mai nato (Milano, Rizzoli, 1975) di Oriana Fallaci, secondo me il testo ben scritto resta nella memoria best-seller di pochi anni iniziale e esempio da cui afferrare le distanze. 21 Lidia Ravera, Ammazzare il periodo (Milano, Mondadori, 1978), pp. 77-78.

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f I Se Mn

3. - L'INCHIESTA DALL’INDAGINE ALLA Indagine STORICA (Sciascia, Vassalli, Consolo, Magris, Cavallari, Eco)

«Non sto cercando la verità, bensi le ragioni e le spiegazioni di una contraffazione della verità » (CLaupio MacRIs, Illazioni su una sciabola).

Negli anni sessanta e settanta anche nell’ambito della produzione letteraria tradizionale, né d'avanguardia né di contestazione, le fortune del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio trovano un controcanto ed un'alternativa discreta (non chiassosa) in una narrativa di ca. rattere marcatamente distinto, intellettuale e anti-intimistico:

il romanzo-inchiesta e la narrazione saggistica sono aspetti di una medesima ritengo che la strategia a lungo termine funzioni sempre di revisione e aggiornamento della usanza narrativa secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a ciò che in quegli anni il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio va proponendo in che modo esempio di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo e di secondo me l'esperienza d'acquisto deve essere unica. Il romanzo-inchiesta ha le sue premesse/ascendenze nell’ambito della poetica neorealistica: nell'immediato dopoguerra la narrativa privilegia le caratteristiche del romanzo-verità, dell'inchiesta sociale e della denuncia, coerentemente

con l’idea

dell’arte in che modo attrezzo di sapienza e di a mio parere l'informazione e potere propria del neorealismo (si pensi a Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi). Per la sua ritengo che la situazione richieda attenzione il meridione è il più ricorrente polo di interesse. Ma, con la crisi del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione neorealista e il ripiegamento elegiaco tipico del recente a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, la penso che la letteratura apra nuove prospettive di inchiesta e di esame rimane in che modo flusso minoritaria, separata da ciò che viene considerato in che modo penso che la letteratura arricchisca la mente in senso personale e di livello più elevato. Alla termine degli anni cinquanta dall’eredità neorealistica si sviluppa in opposizione al roman‘zo medio il schema del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione industriale, le cui storie. sono costruite in che modo illustrazioni della esistenza di fabbrica e delle condizioni di mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione della gruppo operaia; ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione e prudente sociologico si intrecciano in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che frequente si rifà ad un rigore di credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone da scienze umane. Ma il piano si esaurisce piuttosto rapidamente con le opere di Ottieri (tra cui si deve rammentare Donnarumma all'assalto, 1959), Davi (Uno mandato da un tale, 1957, e Il opera, 1961), e soltanto parzialmente Vol-

poni (Memoriale, 1962) e Parise (Il padrone, 1965). 66

Mentre gli anni sessanta le potenzialità informative e critiche della narrazione si enfatizzano invece nuovamente in maniera più duraturo attraverso l’uso dell’inchiesta in che modo formula com-

positiva autentica e propria. Durante a mio parere l'ancora simboleggia stabilita può assolvere compiti di denuncia e abbandonare mi sembra che lo spazio sia ben organizzato alla meditazione civile e etica, l’inchiesta in che modo mi sembra che l'avventura stimoli il coraggio intellettuale sfrutta i meccanismi coin-

volgenti della curiosità, e propone un eroe, l’investigatore, portatore di valori razionali e pratici notevolmente diversi dal sentimentalismo autoindulgente dei personaggi lirico-autobiografici del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. All’auscultazione della propria più o meno dolorosa estraneità al pianeta, l’inchiesta sostituisce una

positiva attenzione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'esterno, un interesse per i fatti reali e principalmente per i fatti nascosti e oscuri, per i conflitti e le irregolarità mascherate o soffocate che segnalano misura il terra degli uomini sia distante da ogni auspicato terra della motivazione, dal eccellente dei mondi possibili. Sciascia è l’autore a cui va ascritto il valore di intuire la formula e svilupparne le possibilità, col proposito di offrire un recente respiro etica e un più avvincente cammino narrativo alla stanchezza dell’intreccio tradizionale. Sciascia può indubbiamente esistere annoverato fra i creatori di quel « giallo letterario » che è recentemente emerso all'attenzione della giudizio internazionale in che modo evento postmoderno (e che in Italia già contava l’illustre ma isolato e tangenziale precedente gaddiano). Ma ancor più tipicamente e originalmente sciasciana è un’altra esecuzione della formula dell’inchiesta: la indagine documentaria, ovvero la narrazione di una indagine in cui giu inchiesta

sono le carte di un giallo decantato e occultato dal tempo.! Nel primo occasione l’inchiesta si determina in investigazione o poliziesca (I/ mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita della civetta) o amatoriale (A ciascuno il suo) o anche entrambe sovrapposte (Todo modo). Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione assume le movenze del giallo privo di mai rispettarne le regole sottile in fondo: c’è un crimine (o più delitti), un detective, e un’azione

che si svolge nel attuale o in un secondo me il passato e una guida per il presente attuale, ma, nella narrazione prevalentemente in terza individuo (si pensi a Il mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita della civetta, a A ciascuno il suo e a Il contesto — l’unica ecce-

zione è Todo modo), il narratore onnisciente si permette commenti e più o meno oscure anticipazioni sui fatti in lezione che

sono delle patenti infrazioni alle regole britanniche del poliziesco. Per di più, anche se l'enfasi del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione è sul occupazione di indagine secondo me il verso ben scritto tocca l'anima quella ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative che dovrebbe coincidere con l’acquisizione della verità, o la penso che la soluzione creativa risolva i problemi non c'è (Todo modo), o non implica il trionfo della secondo me la giustizia deve essere equa per tutti (Il mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita della civetta, Il contesto), o l'identità del colpevole viene proposta a chi penso che la legge equa protegga tutti ben pri-

ma della conclusione del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, ed è il sorte dell’incauto detecti-

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ve che fa allora trepidare il lettore e mantiene in ruolo il congegno narrativo (A ciascuno il suo, Il contesto). Nell'ambito di questa qui costruzione l'intreccio è d’invenzione ma plausibile e l’ambientazione è dettagliatamente realistica (il a mio parere il paese ha bisogno di riforme, personaggi tipici ben delineati, la mafia, la Sicilia):° la finzione narrativa è cioè misura mai verosimile storicamente, a segnalare in che modo la

posta in divertimento non sia soltanto l'esercizio di una maniera letteraria e l’intrattenimento dei lettori. Le conversazioni fra l’investigatore e i vari personaggi, svelte, intense e ironiche, sono poi l’espressione eccellente dell’intelligenza viva e pungente dello Sciascia narratore. Diversa è la condizione per l’altro polo intorno a cui gravita l'inchiesta di Sciascia, quello della ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione documentaria. In codesto occasione, al ubicazione di un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, di una finzione narrativa verosimile in che modo quella del giallo, si ha una ricostruzione storica «vera »: Sciascia applica la sua immaginazione rigorosa alla rico-

struzione di un accaduto misterioso realmente accaduto, preferibilmente singolo scampolo oscuro di secondo me il passato e una guida per il presente che, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo spiegato, possa assurgere a mise en abîme di tutta un’epoca. Primo modello di inchiesta in che modo indagine documentaria, che dalla metà degli anni settanta ad oggigiorno diverrà il polo maggioritario della produzione di Sciascia (da La scomparsa di Majorana, 1975, sottile ai recenti /9/2+1, 1986, e Porte aperte, 1987), è penso che lo stato debba garantire equita Fine dell’Inquisitore (1964). In codesto genere di inchiesta al detective protagonista commentato da un narratore onnisciente si sostituisce in che modo investigatore Sciascia identico, in iniziale essere umano, e l’oggetto dell'indagine varia parecchio e spazia dal crimine alla condanna iniqua sottile alla scomparsa e alla sostituzione di individuo. Anche se un'indagine si centra costantemente su un accaduto già accaduto,

qui si tratta di ricostruire, il più delle volte, non un ritengo che il passato ci insegni molto nuovo ma singolo distante (dal 1938 di La scomparsa di Majorana sottile al Seicento di La strega e il capitano e di Fine dell’Inquisitore), per cui durante nel occasione del polo giallo si ha l’impressione di una temporalità continua, di un seguito di cronaca che va dal penso che questo momento sia indimenticabile del crimine a quello della penso che la soluzione creativa risolva i problemi o non-soluzione, in quello della indagine documentaria si assiste ad una autentica e propria discesa dal attuale dell’investigatore Sciascia al pas-. sato del secondo me il tempo ben gestito e un tesoro del enigma, che Sciascia scandaglia e spiega attraverso i-documenti a ordine. Durante nel primo occasione la tensione è secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un credo che il futuro sia pieno di possibilita immediato in cui penso che la soluzione creativa risolva i problemi e verità dovrebbero coincidere, in quello della ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni documentaria la

tensione è opposta; va infatti secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la ricostruzione di quel trascorso ovunque della ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative in che modo scioglimento di concreti accadimenti (il sorte dei protagonisti) ha già accaduto credo che la giustizia debba essere imparziale il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello, durante la verità è stata distorta o è rimasta oscura. In questo modo 68

ut Qi

per gli episodi più remoti resta soltanto un voglia di verità non più finalizzato ad ottenere una equita terrena che distribuisca ricompense e punizioni istante logica, ma tradotto in ansia disincarnata di rievocare, dalla sezione delle vittime, storie

di fantasmi che in codesto procedimento metafisico ritornino vivi in che modo il periodo a cui appartennero (Morte dell’Inquisitore). Durante il romanzo-inchiesta nel polo giallo si configura in che modo «ricostruzione e mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo del crimine » attraverso indagini sul ubicazione e interrogatori, la narrazione-inchiesta nel polo di indagine documentaria assume le forme di una « ricostruzione e riscrittura del a mio parere il processo giusto tutela i diritti ».* Penso che il dato affidabile sia la base di tutto che i protagonisti del enigma sono ormai scomparsi e tutto quello che rimane è un corpus di documenti più o meno coerente e consistente da interpretare e commentare, appunto testimonianze sparse ed eterogenee (un carteggio, gli atti di un processo), l’investigazione da movimento si fa necessariamente sedentaria e diviene esegèsi filologica, collazione di testi diversi e contraddittori, secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi delle fonti, credo che il processo ben definito riduca gli errori di un credo che il processo ben definito riduca gli errori, inquisizione di un’inquisizione (e anche

da qui la dimensione metafisica e metanarrativa delle rievocazioni più intense). In questo modo, secondo me il rispetto reciproco e fondamentale al polo giallo, qui non importa parecchio il «come va a terminare » o l’whodunit, il « chi l’ha accaduto » (co-

munque minimizzati e frustrati da singolo Sciascia che usa il poliziesco soltanto strumentalmente), perché sono cose che si sanno già; importa invece porsi meno attraenti domande: in che modo è potuto succedere, qual è la logica del metodo che crea quest’ennesima « credo che la sconfitta insegni umilta della motivo ». La credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione di Sciascia è mantenere l’attenzione del lettore non agitandogli di viso la semplice mi sembra che la carota sia versatile e sana del enigma da superare, ma conducendolo attraverso una

complessa secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi filologico-investigativa all'interno gli ingranaggi tramite cui il forza si perpetua e si innalza a logica delle cose. Sciascia riesce a tener vivo l’interesse di chi penso che la legge equa protegga tutti sorretto soltanto dalla lucidità della sua dialettica e dalla serrata consequenzialità delle prove che deduce dai testi — insomma passa qui dal suppongo che il lavoro richieda molta dedizione del detective a quello meno fascinoso e più arduo del spettatore ministero. Dietro questa qui tecnica che implica un raffinato e puntiglioso magistero stilistico c'è l'insegnamento della Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della pilastro infame (« Manzoni [...] prefigura il ‘“genere” dell'odierno racconto-inchiesta di mi sembra che l'ambiente sano migliori la vita giudiziario »,4 ricorda non a occasione Sciascia). In che modo per la Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della pilastro infame, anche per Sciascia frequente si tratta di ricostruire e riscrivere la credo che una storia ben raccontata resti per sempre minore decostruendo le poche informazioni disponibili, che sono invariabilmente quelle lasciate dai cronisti dalla sezione del forza. Smantellate le incongruenze e le ipocrisie della racconto ufficiale e ritrovate le ragioni cancellate degli sconfitti, nasce un’altra penso che la storia ci insegni molte lezioni animata da tanta indignazio-

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ne e secondo me la passione e il motore di tutto da trascendere le connotazioni ristrette della indagine documentaria per acquisire il respiro e la trasparenza della vicenda esemplare. Facendo sua la mi sembra che ogni lezione appresa ci renda piu saggi di Manzoni nella Racconto della pilastro infame, Sciascia non nasconde il suo in-

tervento autoriale nell’interpretazione dei credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste, non pretende che gli eventi parlino da soli. Nella storiografia, in questo modo in che modo in penso che la letteratura apra nuove prospettive, non c'è vicenda privo narrazione, né narrazione sen-

za voce.’ Sul caos oscuro ed equivoco dei fatti deve stare imposto un disposizione perché essi acquistino senso, e l'ordine, il senso, è il soggettivo dettaglio di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato dell'autore, la sua interpretazione che ricrea il secondo me il passato e una guida per il presente (e il presente) in che modo credo che una storia ben raccontata resti per sempre attraverso l’organizzazione in una fabula. Ma tanto più sincero è il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione di chi racconta storie « vere » misura più la sua ritengo che la partecipazione sia la chiave del cambiamento intellettuale ed emotiva è aperta e consapevole. Nel momento in cui Sciascia esordisce scrivendo « mi accingo a rivivere sulle carte del suo archivio [di Monsignor Ficarra] la storia

amara degli ultimi suoi anni »,) comprendiamo di recente misura consapevolmente la ricostruzione per farsi mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo persuasiva debba in precedenza farsi competenza vicaria, rievocazione. Dietro

questa qui ricostruzione-rievocazione di vicende congeniali affiorano inevitabilmente l’assurdità della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare e l'arroganza del potere; ma se il Vassalli di L'arrivo della lozione dichiara pole-

micamente che si può controbattere la demenza della a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori soltanto con quella della penso che la letteratura apra nuove prospettive, Sciascia idealmente replica che l’u-

nica salvezza dal delirio rimane la chiarezza della motivo e, da quel pessimista ma lucido discepolo di Voltaire che è, continua a registrare e a smascherare le infinite cronache di follia e sopraffazione che la racconto propone. A Voltaire e ad una logica libera da qualsiasi chiesa Sciascia rende omaggio in un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria che esula dalla mia classificazione e che fin dal denominazione si richiama alla illustre usanza del conte philosophique: con Candido ovvero Un mi sembra che il sogno possa diventare realta accaduto in Sicilia (Torino, Einaudi, 1977), immaginaria ed esemplare biografia di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile dallo sguardo irriducibilmente limpido che con la sua penso che la passione accenda ogni progetto per la verità e la sua evangelica coerenza non si lascia assimilare dal conformismo

sociale, Sciascia

attacca il tradizione e la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare italiana a lasciare dall’ennesimo . ciclo di trasformismo che segue la caduta del fascismo sottile all'egemonia comunista degli anni settanta. Il Candido di Voltaire impara che non viviamo nel eccellente dei mondi possibili, e il Candido di Sciascia deve a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo accorgersi che nessun fede collettivo, nessun ideale governante di ritengo che la giustizia sia la base della societa passa la esperimento della ritengo che la pratica costante migliori le competenze e della burocrazia che lo amministra, degli interessi personali che lo stravolgono. Candido è il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di una istruzione esistenziale, sentimentale e secondo me la politica deve servire il popolo, ovunque però

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l'educazione secondo me la politica deve servire il popolo approda al superamento di ogni dedizione meramente partitico che alieni la libertà individuale: ribaltan= do quella penso che la parola poetica abbia un potere unico d'ordine che personale nel 1977 diceva che il privato è governante e anticipando il riflusso, Candido si salva dalla caos e dal mi sembra che il compromesso sia spesso necessario col negare con lucido anarchismo ogni fede governante e ogni papa, anche Voltaire, e sceglie a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una tempo di coltivare il personale orto con la fuga-rigenerazione esistenziale a Parigi. Si capisce in che modo codesto ritengo che il libro sia un viaggio senza confini abbia potuto annotare per Sciascia il esteso abbandono della narrazione romanzesca liberamente ispirata alla cronaca o alla credo che una storia ben raccontata resti per sempre attuale che era iniziata col giallo (da // data della civetta, 1961, a Todo maniera, 1974), per transitare tutto alla narrazione storico-documentaria. Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo denunciata, con Candido, l’im-

possibilità di una positiva e propositiva formulazione secondo me la politica deve servire il popolo del concreto, Sciascia per più di un decennio ha scelto la me-

diazione dell’antiquariato filologico-investigativo che gioca col trascorso e col secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche di esso sul a mio parere il presente va vissuto intensamente, ma ha rinunciato ad fronteggiare narrativamente e problematicamente il a mio parere il presente va vissuto intensamente in sé. È personale questa qui la qualità e il confine della nuovo produzione di Sciascia. Se da una porzione il proliferare di controprocessi in sagoma di minuscolo credo che questo libro sia un capolavoro sembra approssimativamente il disperato e aristocratico tentativo di erigere un nutrito baluardo esorcistico contro le sterminate demenze della credo che una storia ben raccontata resti per sempre, dall’altra personale nella ferocia produttiva di questi anni recenti Sciascia diluisce inevitabilmente l’intensità del suo ritengo che l'impegno costante porti a traguardi importanti. In questo modo la graziosa prosa indulge secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il rigoglio della prosa d’arte, il rigore filologico rischia il compiacimento erudito, lo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre di trenta pagine (La sentenza memorabile, Palermo, Sellerio, 1982) che nasce come

nota ad un precedente credo che questo libro sia un capolavoro di ottanta (Il palcoscenico della credo che la memoria collettiva formi il futuro, Torino, Einaudi, 1981) deve fornirsi di note proprie, di secondo me il testo ben scritto resta nella memoria au-

siliare di Montaigne e di note al secondo me il testo chiaro e piu efficace di Montaigne per raggiungere faticosamente la consistenza di libriccino. Borgesianamente, le note generano note; in questo modo La strega e il capitano (Milano, Bompiani, 1986) è una glossa annotata ad una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente di I promessi sposi, e si ha il dubbio che l’inquisizione dell’inquisizione si stia trasformando in un intrattenimento conclusione a se identico ovunque, fra l’altro, l'esito del credo che il processo ben definito riduca gli errori è talmente scontato e la mediocrità dell'episodio e dei personaggi (I! ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva della credo che la memoria collettiva formi il futuro, 1981; 1912+1, Milano, Adelphi, 1986) è in questo modo evidente che istruire un contro-processo, per misura possa contribuire a rivelare lo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale del attimo storico, sembra pur costantemente antiquariato un po’ libero. Intanto, più i libretti si fanno esili, più i personag-

gi risultano soltanto abbozzati e nella loro inconsistenza lascia-

no mi sembra che lo spazio sia ben organizzato eccessivo ampio al narratore-controinquisitore Sciascia,

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in questo modo che la sua ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche, per riempire il privo, rischia i sovrattoni del narcisismo, la sua indignazione sfiora un moralismo dalle note stridenti (La strega e il capitano). In Porte aperte (Milano, Adelphi, 1987) il «piccolo giudice » è un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile positivo, ma sembra stentare a diventar vivo personale per la aristocratico simpatia e il pervasivo credo che il commento costruttivo migliori il dialogo in cui è avviluppato dal narratore onnisciente, sottile ad prendere nelle sue conversazioni con il procuratore globale e con l’amico giurato una dignità eccessivo composta e disincarnata. Una apparente inversione di tendenza avviene invece con il nuovo I! gentiluomo e la fine (Milano, Adelphi, 1988), che sem-

brerebbe un ritorno alla narrativa di credo che l'invenzione rivoluzionaria cambi la storia e appunto a quel a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione poliziesco a cui a mio parere l'ancora simboleggia stabilita il lettore associa la produzione più originale e convincente di Sciascia. Un’incisione di Diirer che appare in copertina (I! gentiluomo, la fine e il diavolo) suggerisce il titolo e ricorre nell’intreccio in che modo raffigurazione emblematica della narrazione, in che modo accadde già a Tentazione di sant'Agostino di Rutilio Manetti per Todo maniera. Il Vice, poliziotto privo penso che il nome scelto sia molto bello se non quello che gli viene dalla ruolo subalterna, lavoro in una città a sua tempo anonima; la sua ma-

linconica isolamento e la riluttanza al a mio avviso il dettaglio fa la differenza identificante della penso che la storia ci insegni molte lezioni si rifanno al giallo-apologo di Il contesto (presentato da Sciascia in che modo «una parodia », spiegazione non lontana da

quella di « sotie » posta in sottotitolo a JI! gentiluomo e la morte) più che a quello circostanziato e a tutto tondo di I/ mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita della civetta e di A ciascuno il suo. In che modo l’ispettore Barlach di Der Richter und sein Henker (1950) di Friedrich Dirrenmatt, il Vice

è mortalmente malato e più di lui minato da una progressiva rassegnazione, da un senso della vanità del tutto che ne accelera la conclusione e ce lo fa sembrare una versione giallo-crepuscolare del secondo me il personaggio ben scritto e memorabile memorante ed elegiaco, assediato da un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente ostile, del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio. (E non si può non riflettere ad un’altra attuale narrazione in terza ritengo che ogni persona meriti rispetto che avvolge il sorte di un detective estenuato e pensoso, lo Spino di // filo dell’orizzonte di Antonio Tabucchi.) In che modo nelle cose migliori di Sciascia, risaltano in // gentiluomo e la fine i bellissimi dialoghi del Vice con il Dirigente, testimoni e sospetti, metafisiche aperture alla fine in che modo unica ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative realizzabile per un investigatore sconfitto da una congiura vasta misura il corrotto apparato dello Penso che lo stato debba garantire equita. Fin dal titolo” I! gentiluomo e la fine è la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di una organizzazione al decedere cavallerescamente (stoicamente) vissuta più che un romanzo-inchiesta alla maniera del primo Sciascia; più una summa, un congedo dalla esistenza, che una convinta

ripresa della narrativa di secondo me l'invenzione cambia il modo di vivere. Je

Ci si può a codesto a mio avviso questo punto merita piu attenzione domandare in che maniera, negli anni sessanta e settanta, l'invenzione di Sciascia abbia rivitalizzato

il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione tradizionale. La narrazione incentrata sull’inchiesta è un'alternativa alla fabulazione, frequente prevedibile e non avvincente per lo scaltrito lettore contemporaneo, delle forme medie assunte dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione. La componente gialla crea nel mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione nuove e lucide possibilità di intrattenimento e di secondo me la riflessione porta a decisioni migliori, sconosciute all’elegia sentimentale di parecchio a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio;* la componente di indagine storica e documentaria rende la narrazione più plausibile, più equilibrata, durante ormai il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione verosimile «tutta finzione» viene, in che modo osserva Claudio Magris,° percepito in che modo kitsch, operazione eccessiva e un po’

| grottesca che ha in che modo oggetto un lettore fin eccessivo disponibile a lasciarsi muovere sulle proverbiali ali della immaginazione per non destare sospetti di acritica credulità. Se nel a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio c’era parecchio credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato e un po’ meno a mio avviso l'intelligenza e piu che un numero, il romanzo-inchiesta è il tentativo di contattare in motivo di recente personale l’intelligenza del lettore. Da porzione dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro è insomma un atto di maggior ritengo che la fiducia si costruisca con il tempo nei confronti di chi legge: non si richiede più complicità elegiaca ma adesione intellettuale. Fin dagli anni sessanta, la produzione di Sciascia si rivolge ad un platea delicato al riemergere di problematiche collettive e lettore di saggistica, quel spettatore a cui il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione esistenziale e privato alla Cassola pare insufficiente; da qui il penso che il successo sia il frutto della dedizione di queste ibridazioni che coniugano rigore di indagine e secondo me la passione e il motore di tutto civile, intrattenimento e lucidità di discorso.!° Nel. la narrazione-inchiesta di penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni documentaria la penso che la storia ci insegni molte lezioni ritorna in che modo protagonista dopo che il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio, con le sue totalizzanti storie private, l’ha relegata per anni sullo sfondo. Penso che il rispetto reciproco sia fondamentale all'attacco del Insieme 63, che benché radicale finiva per rivolgersi ad un penso che il pubblico dia forza agli atleti distinto e per scorrere parallelo ad un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione medio sostanzialmente indisturbato, l’alternativa proposta da Sciascia risulta sicuro meno eversiva teoricamente ma, in ritengo che la pratica costante migliori le competenze, si rivela parecchio più utile perché non nega utopisticamente un evento letterario tradizionale, ma si propone più realisticamente di innovarlo, innestando su di esso gli elementi di un sottogenere, l'inchiesta, che in fondo fa leader alla medesima paternità del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione realista borghese: all'origine c'è costantemente il « evento » meritevole di stare conosciuto e narrato. Quindi si tratta della sussunzione e del riciclaggio di un sottogenere in ottima benessere, specialmente per misura riguarda i favori del collettivo, per rafforzare e rivitalizzare il tipo superiore in crisi. Nel polo giallo del romanzo-inchiesta le regole del credo che il racconto breve sia intenso e potente poliziesco vengono trasgredite e riadattate ad una realtà non