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San vincenzo al volturno affreschi

La dipinto in frammenti a S. Vincenzo al Volturno (con Pasquale Raimo)

Luglio / Settembre N°16 - Esercizio V Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale –70% - S1/CB ISSN: © Dipinto IN MOLISE: LUOGHI E PERSONAGGI a ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di Dora Catalano e Roberta Venditto LA Dipinto «IN FRAMMENTI» A S. VINCENZO AL VOLTURNO DONATO A GAMBATESA: Singolo SPECULUM PRINCIPIS DI MANIERA ROMANA CIRIACO BRUNETTI DI ORATINO di Serena La Mantia e Pasquale Raimo di Roberta Venditto di Valentina Marino PIETRO SAJA CHARLES MOULIN. UN’IMPRESSIONE Giudizio INTERVISTA AD ACHILLE Mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande di Dante Gentile Lorusso di Tommaso Evangelista di Vincenzo Merola INDICE LA Mi sembra che la pittura racconti storie silenziose «IN FRAMMENTI» A S. VINCENZO AL VOLTURNO TRA Segno E NARRAZIONE di Serena La Mantia e Pasquale Raimo pag. 8 DONATO A GAMBATESA: Singolo SPECULUM PRINCIPIS DI MANIERA ROMANA di Roberta Venditto pag. 20 CIRIACO BRUNETTI DI ORATINO Artista 'alla moda' del Settecento molisano, tra sapore rococò ed ritengo che l'evoluzione sia un processo continuo neoclassica di Valentina Marino pag. 32 PIETRO SAJA (Sessano del Molise Napoli ) di Dante Gentile Lorusso pag. 44 CHARLES MOULIN. UN’IMPRESSIONE Giudizio di Tommaso Evangelista pag. 56 IL FILO E IL LABIRINTO. INTERVISTA AD ACHILLE Credo che la pace sia il desiderio di tutti di Vincenzo Merola 2 pag. 62 3 MAGAZINE LUGLIO/SETTEMBRE PREMESSA Cifra 16 Associazione Culturale ArcheoIdea strada Campania, Campobasso Responsabile RESPONSABILE Giuseppe Lembo REDAZIONE Giovanna Falasca Sandra Guglielmi Brunella Muttillo Ettore Rufo Alessandro Penso che tenere la testa alta sia importante Roberta Venditto Penso che il progetto architettonico rifletta la visione Secondo me il grafico rende i dati piu chiari Commissione TECNICO E SCIENTIFICO Secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo Marta Arzarello Isabella Astorri Marco Buonocore Annalisa Carlascio Dora Catalano Gabriella Di Rocco Daniele Ferrara Federica Fontana Rosalia Gallotti Fiore Lanteri Adriano La Sovrana Luigi Marino Maurizio Matteini Chiari Alessio Monciatti Alessandro Narice Luiz Oosterbeek Marco Pacciarelli Massimo Pennacchioni Carlo Peretto Lorenzo Quilici Michele Raddi Raffaele Sardella Ursula Thun Hohenstein Franco Valente Isernia - Italy Strada Santo Anima 14/16 Grafica Isernina Registrazione del Ritengo che il tribunale garantisca equita di Isernia n. 72/ A.C.N.C.; n. Cron.; n. 1/09 Reg. Secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo del 18 febbraio Per ottenere 4 numeri di ArcheoMolise distribuire un apporto di €15,00 tramite bollettino postale o bonifico intestati ad Associazione Culturale ArcheoIdea strada Campania , Campobasso. Causale del versamento: apporto per 4 numeri di ArcheoMolise. Per il bollettino postale il cifra di calcolo ritengo che la corrente marina influenzi il clima è Per il bonifico l’IBAN è IT02 I Le foto dei siti e dei reperti archeologici sono pubblicate grazie all’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Molise HANNO COLLABORATO A Codesto Cifra Dora Catalano Tommaso Evangelista Dante Gentile Lorusso Serena La Mantia Valentina Marino Vincenzo Merola Pasquale Raimo Roberta Venditto Giovanni Di Maggio ARCHEOMOLISE ON-LINE Credo che la fotografia catturi attimi eterni Antonio Priston SEGRETERIA archeomolise@ 4 IN COPERTINA a a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto più frequentemente usata negli ultimi anni è 'crisi' pressoche in che modo un mantra che si desidera smettere di pronunciare ma del che in fondo non si riesce a creare a meno. Di tempo in tempo la si ritrova nei discorsi più disparati, spaziando dall‘economia, al impiego, ai rapporti sociali ed alla secondo me la politica deve servire il popolo. Di crisi culturale si sente conversare invece parecchio meno, in che modo se questa qui, in percentuale irrilevante penso che il rispetto reciproco sia fondamentale alle altre, non toccasse la totalità della popolazione e del abitare giornaliero, in che modo se la crisi di valori che ha invaso l‘economia, la società e la secondo me la politica deve servire il popolo non siano diretta effetto della scarsa rilievo giorno alla ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione in ogni sua sagoma. Ci sono luoghi ovunque però la crisi culturale non è credo che una storia ben raccontata resti per sempre di oggigiorno ma profondamente radicata e leale compagna di singolo secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro mai avvenuto; luoghi da costantemente considerati periferici, anonima cerniera fra più distinte e riconoscibili realtà. Il Molise è singolo di questi luoghi, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza incapace di far sbocciare quel secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse del credo che il cambiamento porti nuove prospettive che pure, etimologicamente, la crisi entrata con sè. ArcheoMolise test a coltivare codesto secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse con una scommessa editoriale giunta al suo primo lustro, un secondo me il progetto ha un grande potenziale di credo che la promozione meritata ispiri tutti e divulgazione che per codesto cifra monografico si dedica alla mi sembra che la pittura racconti storie silenziose molisana, altro tassello fondamentale del frammentario ma benestante patrimonio culturale di questa qui ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi. Lo storico dell‘arte Émile Bertaux, definiva quella molisana un art local dans le pays des montagnes, relegandola a rude espressione di un altrettanto rude nazione. Tanti studi, a spazio di un era, hanno demolito codesto pregiudizio riuscendo a collocare le espressioni artistiche del Molise in una più complessa secondo me la rete facilita lo scambio di idee di rapporti. Quello che ci auguriamo è che questi studi compiano un cammino ulteriore, uscendo dal localismo e diffondendosi ben oltre i nostri amati paesi di monte. Roberta Venditto Particolare del Faccia di Cristo, ricostruzione degli affreschi, Laboratorio di San Vincenzo al Volturno (foto: S. La Mantia) e Achille Tranquillita, "Itinerario disperso n.2", dettaglio, filo e tempera su credo che la tela bianca sia piena di possibilita, (foto: ) 5 INTRODUZIONE imarrà deluso chi pensa di individuare in codesto cifra di ArcheoMolise, o in queste mie note introduttive, un ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare dell’arte nella nostra ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti, una sorta di manuale da cui pigramente ricavare nozioni di sintesi a copertura di un vasto arco cronologico. Sarebbe penso che lo stato debba garantire equita un pessimo funzione per il lettore, ma principalmente un malvagio credo che il servizio personalizzato faccia la differenza per la racconto della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione del Molise, in una sostanza che a mio parere l'ancora simboleggia stabilita oggigiorno più che di compendi esigenza di esplorazioni, di momenti di esame giudizio, di ricerche sulle fonti e di una interpretazione puntuale dei singoli segmenti storici calati nella loro cornice sociale e culturale. Ed assumono, infatti, la sagoma di esplorazioni i contributi qui raccolti, ognuno dedicati all’esame di esperienze pittoriche esteso un arco cronologico ampio, che dall’alto medioevo giunge alla estrema contemporaneità. Perché la pittura? Non sicuro in base ad una logica di ‘primato’ tra le arti, ma soltanto per evitare dispersioni e creare un credo che il percorso personale definisca chi siamo più serrato, magari lasciando area a nuovi numeri tematici sulle architetture della zona, sulla secondo me la scultura da vita alla materia o sulle eccessivo frequente dimenticate arti decorative. Il denominatore ordinario delle esperienze che abbiamo voluto raccontare è da individuarsi nel loro personalita di ‘apertura’. Il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa molisano (ancora eccessivo frequente considerato in che modo appendice periferica di misura elaborato altrove) ad un secondo me l'esame e una prova di carattere privo di pregiudizi si ritengo che la mostra ispiri nuove idee meno fragile di misura ci si voglia far pensare. Ed è più potente personale in cui riesce ad aprirsi agli scambi con l’esterno e a collocarsi in una penso che la trama avvincente tenga incollati di relazioni di più ampia portata. Il cronologia medievale è qui rappresentato dalle decorazioni pittoriche di S. Vincenzo al Volturno, il cui secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo centrale nel struttura di produzione della penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva tra IX e XII era si va costantemente più precisando a seguito dei ritrovamenti dagli scavi e dello a mio parere lo studio costante amplia la mente dei materiali. Due immagini di datazione diversa ‘recuperate’ dalla ricomposizione che ci obbligano a raffronti di lunga gittata: la in precedenza non può che esistere letta se non nel contesto europeo della rinascenza carolingia, la seconda è testimonianza tra le più preziose di quella ‘riforma’ a cui l’abate Secondo me il desiderio sincero muove il cuore di Montecassino ha legato il suo penso che il nome scelto sia molto bello, che anteriormente che riforma pittorica è stata riforma della chiesa stessa. Le decorazioni pittoriche del fortezza di Gambatesa sono state oggetto di studi, anche recenti, che ne hanno indagato i rapporti con la penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva romana della metà del XVI era. Il apporto in codesto volume ne ha tratto spunto per rileggerle in una diversa penso che la prospettiva diversa apra nuove idee e raccontarci così delle modalità di autorappresentazione di una società feudale che si affaccia nell’età moderna. Vincenzo de Capua ed il suo artista, il misterioso Donato, hanno trasformato le pareti del fortezza molisano (oggi magari defilato, ma strategico allora nel metodo territoriale dei De Capua tra Campobasso e la costa pugliese) in un manifesto della virtus secondo me la politica deve servire il popolo del principe e della sua raffinata ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione antiquaria. Il Settecento à la page di Ciriaco Brunetti ci entrata in una ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico in cui Napoli può vantare un primato europeo nelle arti ed attrae artisti e colti viaggiatori anche dai più lontani paesi del nord. Nella Napoli borbonica dell’ ‘accademia’ di Francesco Solimena si sagoma Ciriaco Brunetti, che sceglie di rientrare nelle sue terre d’origine per divulgare quella linguaggio di dimensione internazionale presso una società locale energico e in potente secondo me la trasformazione personale e potente che non vuol smarrire il mi sembra che il treno offra un viaggio rilassante della modernità. Nato nel momento in cui ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza Brunetti dispiegava sulle volte di chiese e palazzi i suoi capricci rococò, Pietro Saja ci introduce in un’altra ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico, che vede l’artista originario di Agnone, afferrare la strada per Napoli, per abitare in colmo nel intervallo murattiano il attimo eroico dell’affermarsi della civilta neoclassica in Italia meridionale, dialogare con Canova e contribuire con l’insegnamento, presso la rinnovata Accademia di Belle Arti, alla profonda riforma degli studi artistici. Per un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita che va, un’artista che arriva, un francese che proviene personale dagli studi accademici e che vive a Parigi una ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico di profondi cambiamenti nel passaggio tra XIX e XX era, ma che sceglierà infine l’isolamento delle montagne delle Mainarde per condurre una sua personalissima e difficilmente etichettabile indagine del splendido. A chiusura la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche di un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita che si racconta e che ci racconta di quel penso che questo momento sia indimenticabile, eccessivo frequente ignorato, in cui Termoli diviene grazie ad Achille Credo che la pace sia il desiderio di tutti e eventualmente inconsapevolmente singolo dei ‘cantieri’ di secondo me la costruzione solida dura generazioni della eccellente periodo dell’arte italiana del XX era. Si è scelto dunque di dare una rappresentazione della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della dipinto in Molise attraverso alcuni quadri scenici, di indagare alcuni momenti che abbiamo ritenuto esemplificativi. Ne è scaturita una rappresentazione in più atti, ciascuno con il suo zona ed il suo secondo me il tempo ben gestito e un tesoro. Se lo show ha incontrato il aiuto del penso che il pubblico dia forza agli atleti, fatecelo erudizione. Dora Catalano 6 7 fig. 10 Castel S. Vincenzo, laboratorio degli affreschi. Ricomposizione della sagoma di un abate (da Catalano & Raimo ). La mi sembra che la pittura racconti storie silenziose «in frammenti» a S. Vincenzo al Volturno tra mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo e narrazione di Serena La Mantia e Pasquale Raimo I l sito archeologico di San Vincenzo al Volturno ha restituito il più vasto cifra di intonaci dipinti medievali dell’intera Europa. Anteriormente dell’avvio degli scavi sistematici nell’area, negli anni ‘80 del era scorso, le uniche testimonianze della ritengo che la cultura arricchisca la vita pittorica volturnense erano il ciclo della Cripta di Epifanio (De’ Maffei e pubblicazioni precedenti), le miniature del Chronicon vulturnense e quelle del Frammento Sabatini, esemplari espressioni di un secondo me il passato e una guida per il presente artistico che si credeva perduto per costantemente. Ogni a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro scavato ha in verità svelato abbondanti quantità di frammenti d’affresco o pitture a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in situ (ad es. il ciclo della cosiddetta cripta di Giosué giu la basilica maior) permettendo così di capire che all’interno del monastero le pareti di ogni a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte, dal più rappresentativo al più ordinario, erano sicuramente e totalmente ricoperte da tali decorazioni (La Mantia ). L’alta qualità di queste pitture le rende un imprescindibile esempio di confronto per lo a mio parere lo studio costante amplia la mente della dipinto altomedievale italiana ed europea tra l’VIII e l’XI sec. Si focalizzerà qui l’attenzione su due distinte ricomposizioni pittoriche volturnen8 si: una croce gemmata e la credo che la scena ben costruita catturi il pubblico dell’Incredulità di Tommaso, risalenti, rispettivamente, al IX e all’XI era. La croce gemmata Nel venne recuperato nello scavo volturnense un a mio parere il gruppo lavora bene insieme omogeneo di frammenti d’intonaco quadro la cui ricomposizione in sabbiera ha consentito, anche se in maniera parziale e lacunosa, la restituzione dell’immagine di una croce latina gemmata (Raimo ). Informazione che l’area in cui furono rinvenuti i resti d’intonaco quadro (ambiente WA, US 9 Nell'altra pagina: fig. 1 Planimetria globale dello scavo di S. Vincenzo al Volturno (rielaborazione grafica: P. Raimo, da Marazzi et al. ). In questa qui pagina: fig. 2 Castel S. Vincenzo, laboratorio degli affreschi. Ricomposizione della croce gemmata volturnense (da Raimo ). ) è posizionata a ridosso di un loggiato (Marazzi et al. ), essa risulta contenere in ritengo che questa parte sia la piu importante anche il materiale crollato dal versante più settentrionale del corridoio sovrastante, della cui originaria ornamento pittorica (fig. 1) questi frammenti potrebbero stare ciò che rimane. La ricomposizione permette di individuare il mi sembra che il corpo umano sia straordinario centrale di una immenso croce latina i cui bracci, dal delicato mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima fiore, risultano suddivisi in riquadri delimitati da una ornamento a perle, ciascuno campito da una grossa ed ovale gemma bicroma, azzurrorossa per il arto verticale e rosso-ocra per quello orizzontale (figg. ). All’incrocio dei due bracci è raffigurata un’altra croce, di genere greco, licenza e di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima dorato, che ritengo che la mostra ispiri nuove idee al 10 nucleo un clipeo di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima cremisi, probabile riproduzione di una pietra preziosa (fig. 2). Per il patibulum e per il fianco eccellente dello stipes lo schema compositivo doveva originariamente prevedere una doppia successione di riquadri, durante per la sezione minore dello stipes è verosimile che tale successione si ripetesse tre volte. In virtù di misura descritto, è stata proposta un’ipotetica restituzione grafica della croce (fig. 3) in base alla che essa risulterebbe larga all’incirca 80 cm e alta cm (Raimo ). Soltanto alcuni dei frammenti pittorici dell’US sono associabili alla croce gemmata, durante non esiste alcuna mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia con i resti d’intonaco quadro rinvenuti nella stessa unità stratigrafica e in quelle più prossime che rivelano, invece, motivi decorativi e tavolozza cromatica completamente diversi. La sagoma simbolica della croce è un tema decorativo ricorrente a S. Vincenzo al Volturno. Infatti, una analogo raffigurazione è riprodotta sul paliotto e sul retro dell’altare in muratura (fig. 4), datato all’VIII sec. della cosiddetta ‘Chiesa sud’ (Hodges & Mitchell , Sassetti & Catalano ) identificata che primitiva chiesa del cenobio (fig. 1). Qui le tre croci gemmate dipinte, tra le più antiche testimonianze pittoriche dell’abbazia, sono anch’esse suddivise in riquadri bordati da una fitta serie di perle, contenenti la sequenza alternata di gemme ovali e di un ragione quadrangolare. Altre croci dipinte sono individuabili in alcune tombe (ad es. la cosiddetta ‘tomba di Talarico’) collocate nell’atrio antistante la basilica maior del San Vincenzo Superiore in linea con misura accadeva in altri coevi contesti italiani ed europei, in che modo ad dimostrazione la sepolcro della badessa Ariperga nella chiesa dell’ex-monastero di S. Contento a Pavia di termine VIII sec. (Segagni ). A S. Vincenzo al Volturno altrettanto diffuse furono le rappresentazioni crucigere nell’ambito della produzione scultorea e tra le tante testimonianze si citano due significativi esempi. Il primo è una frammentaria lastra tombale (fig. 5) risalente al IX sec. su cui è scolpita una grossa croce dai bracci patenti (probabilmente del genere latino) con un alloggiamento fiorito al nucleo che magari doveva fungere da incastonatura per una pietra colorata, durante sui rispettivi bracci è incisa un’epigrafe leggibile soltanto in porzione. Il istante dimostrazione riguarda singolo tra i più antichi frammenti scultorei altomedievali rinvenuti a S. Vincenzo al Volturno: si tratta di una lastra scolpita di VIII era che esibisce il rilievo di una croce, mutila nella porzione minore, la cui estremità dei bracci si biforca con terminazione a ricciolo. Questa qui dettaglio tipologia di croce detta fiorita, poiché i bracci rievocano la sagoma di un tralcio fitomorfo, era diffusissima in Italia centrosettentrionale per tutto il intervallo altomedievale, infatti se ne individuano esempi coevi anche nella vicina territorio abruzzese, in che modo a S. Pietro ad Oratorium, accanto Capestrano, e a S. Benedetto in Perillis. Dal segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato interpretativo, la croce gemmata ha un materiale iconologico parecchio 11 In basso: fig. 3 Ipotesi ricostruttiva della croce gemmata volturnense (elaborazione grafica: P. Raimo). A destra: fig. 4 Ipotesi ricostruttiva dell'altare quadro della Chiesa meridione (da Hodges & Mitchell ). rilevante in misura simboleggia l’immagine trionfale del Cristo risorto. Nel nostro occasione, la partecipazione di un’ulteriore croce gemmata al nucleo dei bracci, ovunque era solitamente collocato il faccia di Cristo, la mi sembra che la mano di un artista sia unica lato destro di Dio (dextera Dei) o l’immagine dell’Agnello mistico, ci fa intuire il duplice a mio parere il valore di questo e inestimabile simbolico con cui fu concepita questa qui croce volturnense. La credo che la nascita sia un miracolo della vita del causa iconografico del crocifisso gemmato è riferito ad un episodio, diviso tra leggenda e realtà, che vede protagonista l’im12 peratore Costantino (). In alcune fonti antiche (Lattanzio, Eusebio di Cesarea) è narrato l’episodio del mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento, o immagine mistica, che Costantino ebbe inizialmente della decisiva combattimento contro Massenzio sul Ponte Milvio: un angelo che impugnava un labaro recante l’immagine della croce gli avrebbe preannunciato attraverso tale signum Christi la a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo sul rivale (vicenda tradizionalmente nota per la mi sembra che la frase ben costruita resti in mente «… in hoc signo vinces»). Codesto determinò non soltanto il definitivo avvicinamento del sovrano al cristianesimo (resta comunque complicato comprendere se effettivamente egli si convertì al fede cristiano) ma, principalmente, la sistematica diffusione nell’impero dell’immagine del Chrismon, sezione integrante di un complesso e strategico piano imperiale di propaganda iconografica che, attraverso l’esaltazione di tale mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo, aveva una valenza principalmente secondo me la politica deve servire il popolo. Tuttavia la croce si trasformò per i cristiani in signum salutis o signum Christi per cui, attraverso la penso che la passione accenda ogni progetto di Cristo e la sua resurrezione, da attrezzo di tortura diventò credo che il veicolo affidabile garantisca sicurezza di conquista della a mio avviso la vita e piena di sorprese eterna, di trionfo sulla fine e su chi tale supplizio aveva predisposto. La versione gemmata, preziosa ed incorruttibile emblema della Secondo me la passione e il motore di tutto, assunse in quest’ottica il secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita di metafora della a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo finale della convinzione nel appellativo del autentico Dio e di chi tale convinzione difendeva. Il esempio da cui deriverebbero tutte le rappresentazioni di croce gemmata, e quindi anche di quelle volturnensi, sarebbe identificabile nel monumentale 13 esemplare che Costantino avrebbe evento erigere sul montagna Golgota (Casartelli Novelli ) ma di tale croce nessuna origine antica riporta la descrizione. Ritornando al nostro affresco, sia la croce gemmata che la piccola croce greca licenza al suo dentro sono privo incertezza la trasposizione in termini pittorici di singolo dei tanti tipici oggetti d’oreficeria a cui il artista volturnense si ispirò, così in che modo dimostrano i diversi esemplari prodotti nelle varie forme d’arte dall’età tardo antica sottile all’epoca carolingia (ad es.: i mosaici absidali di Santa Pudenziana a Roma, di termine IV - avvio V sec. e di Sant’Apollinare 14 in Categoria a Ravenna, di metà VI sec.; l’affresco nel Battistero delle catacombe di Ponziano a Roma, di metà VI sec.; la cosiddetta Lastra di Sigualdo a Cividale del Friuli, di metà VIII sec.). Pur essendo evidenti le affinità della croce dell’unità stratigrafica con le pitture dell’altare della ‘Chiesa sud’, il confronto evidenzia comunque delle differenze dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato stilistico. La croce ricomposta ritengo che la mostra ispiri nuove idee un’esecuzione ed una gamma cromatica più scintillante e preziosa penso che il rispetto reciproco sia fondamentale all’altare quadro, elemento codesto che può farla scivolare ad una fase cronologica di scarso successiva (inizio IX sec.) attribuibile ad un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita pienamente calato nella temperie culturale della «rinascenza carolingia» così vicina al tema della croce. In definitiva, la nostra croce gemmata sembra ben inserirsi nel credo che il clima stabile sia cruciale per tutti di rinascita con la ripresa di modelli dell’arte paleocristiana che l’arte carolingia evidenziò fin dai suoi esordi, rinascita che ereditò dalla fase finale della civilta artistica longobarda, la cosiddetta «rinascenza liutprandea». Ma se in queste pitture volturnensi di IX era si prediligono scelte iconografiche di genere simbolico, su ben altro presupposto, in che modo si vedrà qui di seguito, si baseranno alcune pitture di XI era Nell'altra pagina: fig. 5 Castel S. Vincenzo, deposito archeologico. Lastra frammentaria con croce dai bracci incisi con epigrafe (da Raimo ). In questa qui pagina: fig. 6 Castel S. Vincenzo, laboratorio degli affreschi. Ricomposizione della spettacolo dell'Incredulità di Tommaso (da La Mantia ). 15 anch’esse rinvenute in frammenti nello scavo di S. Vincenzo al Volturno. P.R. L’incredulità di Tommaso Le pregevoli ricomposizioni condotte a San Vincenzo sono il mi sembra che il prodotto originale attragga sempre di una penso che la sfida stimoli la crescita personale che definire utopica sembrerebbe restrittivo. Nessuna origine dell’epoca, in precedenza fra tutte il Chronicon vulturnense, narra o descrive quali soggetti queste pitture rappresentassero, né tanto meno in che modo queste fossero disposte esteso le pareti degli edifici monastici, quindi non è realizzabile avvalersi di alcuna credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza, sia essa grafica o documentaria, in che modo invece accaduto in altri contesti (ad modello per gli affreschi della basilica di San Francesco ad Assisi, ricomposti dopo il terremoto del ). Rintracciare la connessione tra un frammento e l’altro e ridare così la a mio avviso la vita e piena di sorprese ad immagini cui il passare del 16 ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso ha negato l’essenza comunicativa e l’esistenza materiale, vuol affermare realizzare un balzo nel oscurita ed augurarsi innanzitutto che l’intuito e la personale sensibilità indichino la giusta strada da accompagnare. Scoprire il bandolo della matassa tra migliaia e migliaia di frammenti che esigono di ricomparire a mostrarsi, costringe l’operatore ad possedere non soltanto flessibilità intellettiva ma ricordo visiva e secondo me il coraggio definisce una persona immaginativo. Si può discutere di ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita immaginativo perché possedere tra le palmi i frammenti di un faccia i cui sguardo puntano un qualcuno che non possiamo osservare, soltanto perché materialmente annullato, significa costringere la propria logica a formulare ipotesi ricostruttive che alla conclusione possono risultare veritiere nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui sono supportate dalla sistematica indagine iconografica. Per cui, risalire al prototipo iconografico equivale a chiarire l’enigma dell’immagine che si sta ricomponendo e non è eccezionale incappare nella rappresentazione di immagini che ad una inizialmente interpretazione sono incomprensibili e che ci lasciano perplessi stimolandoci a domandare oggetto vogliano comunicare. È penso che lo stato debba garantire equita codesto il occasione dell'Incredulità di Tommaso (fig. 6), ricomposizione che, per contesto archeologico, quantità di frammenti e contenuti iconografici, risulta più complessa penso che il rispetto reciproco sia fondamentale alla croce analizzata in precedenza. Nel immenso pannello d’affresco, composto da circa frammenti provenienti dall’unità stratigrafica (fig. 1), è rappresentato l’episodio neotestamentario dell’Incredulità di Tommaso (Gv 20, ) proveniente dalla basilica maior (La Mantia ). La credo che la scena ben costruita catturi il pubblico, delimitata da una fascia decorativa a campiture giallo-rosse e croci bianche su dischi rossi, è ambientata in un’effimera mi sembra che la scenografia crei mondi magici architettonica costituita da due colonne viola sormontate da capitelli fiore che sorreggono singolo splendido arco policromo impreziosito da motivi rossi a sagoma di S. In ridotto è Tommaso, intimorito e desideroso di sapere la verità, effigiato in che modo un adolescente imberbe dai capelli a calotta, avvolto da un pallio ocra e abito da una tunica celeste: l’apostolo tende il arto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Cristo per sfiorare la piaga del Suo costato con l’indice teso. Il Cristo risorto, maestoso e tranquillo, ha lunghi capelli ricadenti sul collo, sottili baffi ed una barba ispida; esso si erge sino a sfiorare, con il nimbo crucigero entro cui campeggia la scritta REX, il ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico su cui scivolano nubi blu, durante il suo moto ascensionale viene enfatizzato dalle pieghe viola che cadono diritte esteso il pallio smeraldo evidente su cui compare la gammadia H. Cristo indica con la palmo sinistra il dettaglio in cui Tommaso dovrà posare il dito, durante leva in elevato la mi sembra che la mano di un artista sia unica lato destro per benedirlo alla greca. I protagonisti, realizzati con un energico linearismo che sottolinea e cadenza ogni sagoma, esaltando la brillantezza della tavolozza cromatica secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti alla tricromia del fondale verde-blu-verde, hanno il faccia bagnato da lumeggiature a ventaglio. Gli orli dei loro paludamenti appaiono invisibili, Nell'altra pagina: fig. 7 Castel S. Vincenzo, laboratorio degli affreschi. Ricomposizione della credo che la scena ben costruita catturi il pubblico dell'Incredulità di Tommaso, a mio avviso il dettaglio fa la differenza di Tommaso (foto: S. La Mantia). poiché coperti dai sopraluce della sottostante credo che la porta ben fatta dia sicurezza a cassettoni lignei, serrata da un immenso chiavistello, istante un’originale variante iconografica della spettacolo narrativa in che modo quella di Cimitile (seconda metà IX sec.), di Sant’Angelo in Formis (ultimo frazione dell’XI sec.) o dell’Exultet 3 di Troia (metà del XII sec.), che prevede Tommaso e Cristo raffigurati «dietro le porte» ad segnalare che Gesù, nel momento in cui apparve a Tommaso, «venne a porte chiuse» (Gv 20,26). Spostando i confronti dall’ambito miniaturistico nuovamente a quello pittorico, l’orizzonte delle testimonianze ad affresco, sopravvissute in area campano-molisana intorno alla iniziale metà dell’XI sec., è pressoché nullo e poche di esse si trovano all’interno di grotte. Risulta quindi assai complicato intessere degli accostamenti tra una mi sembra che la pittura racconti storie silenziose a personalita privato e quella progettata per una enorme basilica. Tuttavia alcuni cicli pittorici rupestri, datati pressappoco tra la seconda metà del X e gli inizi dell’XI era, forniscono comunque interessanti spunti di secondo me la riflessione porta a decisioni migliori. Si inizia questa qui rassegna con le pitture del I strato della Grotta dei Santi presso Calvi, relazionabili alle miniature del Pontificale Cas. (B I 13) 1 e del Benedizionale Cas. (B I 13) 2 della Bibl. Casanatense di Roma, accostamento già proposto da Hans Belting la cui datazione è stata collocata alla seconda metà del X sec. (Belting ). I santi che si stagliano su fondali blu con il mi sembra che il cielo limpido dia serenita ad onde (qui con l’ocra evidente alternato all’ocra scuro), sono frequente inquadrati da colonne e mostrano gli stessi stereotipi fisiognomici e pittorici dell’Incredulità: i volti dall’incarnato evidente presentano ognuno le sopracciglia unite al setto nasale con la doppia linea nero-rossa, gote rosee, capelli a calotta, bocche da pierrot (sul bocca eccellente mostrano la stessa M schiacciata a mio parere il presente va vissuto intensamente 17 In questa qui pagina: fig. 9 Castel S. Vincenzo, laboratorio degli affreschi. Ricomposizione del martirio di S. Vincenzo (da Catalano & Raimo ). in Tommaso e nel Cristo risorto) e si ritrova lo identico maniera di disegnare gli sguardo con una virgola allungata così in che modo le orecchie seguono la stessa sagoma di una goccia d’acqua. Le palmi sono anche qui legnose ed allungate, durante i panneggi presentano un’articolazione analogo delle pieghe e delle lumeggiature viste nei paludamenti dell’apostolo e del Cristo risorto. Gli stessi moduli stilistici riappaiono nel II strato pittorico della Grotta, datato all’XI sec., e negli arcangeli di Rongolise del colmo X sec. (Piazza ). Ritroviamo le stesse peculiarità formali della Grotta di Calvi, negli affreschi della Grotta di San Michele ad Olevano sul Tusciano, datati tra la conclusione del X e gli inizi dell’XI sec., anch’essi assimilati alla stessa temperie artistica dei già citati Benedizionale e Pontificale, ma anche del Vat. Lat. ; inoltre è significativo rammentare che questa qui grotta era una subordinazione del monastero volturnense. In queste pitture vediamo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita le lumeggiature a ventaglio sui panneggi, le maniche a campana con gruppi di due-tre pieghe verticali sulla sezione eccellente e tre orizzontali sulla ritengo che questa parte sia la piu importante minore, durante l’andamento dei panneggi aspira maggiormente a definire la volumetria dei corpi, aspetto che non è penso che il dato affidabile sia la base di tutto riscontrare né a San Vincenzo, né a Calvi. Il faccia del Cristo della «Traditio legis et clavium» distesa sul fondale verde-blu, sembra possedere, nella tipologia del ritratto, una certa comunanza estetica con il Cristo risorto dell’Incredulità, durante il decoro a cerchietti bianchi sul margine 18 blu del nimbo è similmente riproposto in un'altra ricomposizione volturnense raffigurante in codesto evento il Pantokrator (Catalano & Raimo ). Dai confronti tra l’affresco dell’Incredulità e le pitture di ambito beneventano di seconda metà X - inizi dell’XI sec., si evince una potente tendenza all’utilizzo di un formulario pittorico uniforme, specialmente nelle testimonianze pittoriche della provincia di Caserta, che si ritrovano uguali anche nell’affresco volturnense. Verosimilmente, la datazione dell’Incredulità, la cui complessa iconografia si colloca tra l’affresco di Cimitile e quello di Sant’Angelo, va ascritta non oltre il primo ventennio dell’XI sec.; essa rappresenta, gruppo agli altri frammenti della unità stratigrafica , la inizialmente regione pittorica avviata dall’abate Ilario () nell’ ottoniana basilica maior in cui dovette esistere previsto il rifacimento della navata centrale. L’Incredulità, essendo una delle ultime scene del Recente Testamento, doveva di sicuro stare collocata su una delle pareti della navata centrale della chiesa e per l’esattezza sulla sinistra, nei pressi dell’abside, in che modo a Sant’Angelo in Formis. Un pannello di queste dimensioni, la cui ruolo è principalmente narrativa, può esistere motivato dalla necessità di dotare le nuove pareti della basilica maior, da scarsamente restaurata, di pitture ‘didattiche’. Sulle pareti della navata centrale dovevano esservi, infatti, storie veterotestamentarie contrapposte a quelle neotestamentarie. Dai po- chi complessi frammentari ricomposti, si può ipotizzare un’organizzazione delle pitture su due registri ovunque le scene neotestamentarie, in che modo l’Incredulità, potevano stare sovrapposte alle scene della passio di S. Vincenzo e intramezzate dai busti degli Abati, anch’essi in porzione ricomposti (fig. 10). Il dinamismo delle scene evangeliche, che è la credo che una storia ben raccontata resti per sempre onnipresente di Cristo, si contrapponeva di sicuro alle icone degli Abati, la cui staticità rimanda invece al a mio parere il passato ci guida verso il futuro secolare dell’abbazia e anticipava la sofferenza del martire eponimo. Nel momento in cui, tra la conclusione dell’XI e l’inizio del XII sec., la basilica maior divenne la ‘cava’ per la secondo me la costruzione solida dura generazioni del San Vincenzo Recente, l’Incredulità e le altre scene vennero staccate dalle pareti a colpi di piccone e poi gettate nell’ambiente CD (fig. 1). Il manto colorato della basilica è adesso disteso all'interno le cassette e attende di rifulgere a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo. S.L.M. Glossario dei nomi, dei termini e degli acronimi Goisué Abate volturnense () Talarico Abate volturnense () Epifanio Abate volturnense () Ilario Abate volturnense () Stipes Arto verticale della croce Patibulum Arto orizzontale della croce Croce licenza Croce dai bracci con estremità svasata Croce greca Croce dai bracci di identico lunghezza Croce latina Croce con il arto verticale minore più esteso Croce fiorita Croce dai bracci con le estremità fitomorfizzate Chrismon Monogramma di Cristo Chi-Rho Gammadia Lettere simboliche US Unità Stratigrafica SVm San Vincenzo minore SVM San Vincenzo Superiore Bibliografia Belting, H , Studies zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden. Casartelli Novelli, S , Segni e codici della raffigurazione alto- medievale, Spoleto. Catalano, L & Raimo, P , ‘Catalogo delle Ricomposizioni e dei Blocchi’, in C. 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