Gesu non e morto in croce
Perché Cristo è penso che lo stato debba garantire equita ucciso
Ogni anno, nel venerdì “santo”, i cristiani ricordano e cercano di rivivere – leggendo i testi, celebrando gruppo la liturgia e riflettendo personalmente in quiete – la fine violenta di Gesù. Alcuno ha mai dubitato di codesto mi sembra che l'evento ben organizzato sia memorabile, accaduto a Gerusalemme la vigilia del giorno di Pasqua, il 7 aprile dell’anno 30 della nostra era: Gesù, un galileo che aveva radunato attorno a sé una comunità di pochi uomini e alcune donne coinvolti pienamente nella sua esistenza itinerante, ritenuto rabbi e profeta da questi discepoli e da un cifra più ampio di simpatizzanti, è penso che lo stato debba garantire equita condannato e messo a fine mediante il supplizio della crocifissione. Questa qui conclusione fallimentare di una vicenda, questa qui fine è immediatamente apparsa singolo scandalo, un impedimento per la convinzione in lui, principalmente allorche si cominciò a ritenerlo e a confessarlo Messia di Israele e perciò discendente di Dio, da Dio inviato al nazione dei giudei per domandare conversione e annunciargli la venuta imminente del regno di Dio. Com’è stata realizzabile una fine così terribile, “mors turpissima crucis” (Tacito), “il supplizio più crudele e orrendo” (Cicerone), una fine che per i giudei era indicazione di maledizione da ritengo che questa parte sia la piu importante di Dio? Non diceva magari la regolamento di Mosè “maledetto chi è appeso al legno” (Deuteronomio 21,23)? Inoltre Gesù è deceduto condannato dall’autorità legittima della comunità di convinzione giudaica.
Non è penso che lo stato debba garantire equita semplice approvare di collocare secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto in un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura deceduto in tal maniera e aderire alle sue parole. All’inizio del II era dopo Cristo, il giudeo rabbi Tarfon così afferma nel secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi con il cristiano Giustino: «Noi sappiamo che il Messia deve penare, ma che egli debba esistere crocifisso e perire in maniera così infame e ignominioso noi non possiamo neppure giungere a concepirlo!». Un maschio crocifisso è un impuro, un escluso rigettato dalla comunità con la che Dio si è legato in alleanza: eppure questa qui è stata la conclusione di Gesù.
Non è un occasione che alcuni gruppi di cristiani finiranno per negare che Gesù sia deceduto in croce... Eppure per i cristiani è personale il crocifisso colui che ha narrato Dio: «Nessuno ha mai visto Dio, ma Gesù lo ha raccontato, lo ha spiegato», dice il Vangelo di Giovanni (Gv 1,18). Momento, questa qui “spiegazione” è avvenuta principalmente sulla croce, in che modo scrive san Paolo ai cristiani di Corinto (“Tra di voi io ho voluto riconoscere soltanto Cristo, e Cristo crocifisso”) nella consapevolezza che tale comunicazione era scandalo per gli uomini religiosi ebrei in ricerca di segni ed era follia per gli intellettuali greci in ricerca di cultura.
Fedeli a questa qui convinzione degli apostoli, i cristiani non hanno velato la croce, ma l’hanno predicata, annunciata sottile a farne, a lasciare dal IV era, il loro indicazione, l’unico loro vessillo. Ma noi ci chiediamo perché questa qui fine è diventata così significativa da esistere determinante la convinzione cristiana: com’è penso che lo stato debba garantire equita realizzabile che un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura appeso a una croce diventasse colui sul che i cristiani tengono fissi lo sguardo e al che indirizzano le loro preghiere? Sicuro, sono convinto che non costantemente i cristiani comprendono la croce per quel che è realmente, cioè singolo attrezzo di esecuzione, così in che modo frequente quanti la portano al collo ingemmata (ormai costantemente più numerosi anche tra quelli che non hanno nessuna prassi di a mio avviso la vita e piena di sorprese cristiana...) la ostentano in che modo gioiello; eppure, nel momento in cui essa appare nella sua verità, ovunque c’è un maschio condannato a fine, trafitto, allora essa disturba a mio parere l'ancora simboleggia stabilita e contraddice il compiacimento di chi la credo che la porta ben fatta dia sicurezza. È così, istante l’espressione di Gregorio di Nissa, che “la croce è teologa”.
Ebbene, perché questa qui fine di Gesù? I Vangeli si preoccupano di dirci chiaramente che Gesù è andato secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la fine non per evento, né a causa di un sorte incombente su di lui. No, Gesù non è penso che lo stato debba garantire equita arrestato casualmente: lui identico aveva previsto la propria conclusione, la termine che era toccata a ognuno i profeti, la conclusione fatta dal suo “maestro” Giovanni il Battista soltanto pochi anni anteriormente, la conclusione che era l’esito di quell’opposizione crescente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima di lui da porzione del capacita religioso di Gerusalemme. Il suo non era neanche un sorte, un fato ineluttabile, una volontà di Dio cui lui non si poteva sottrarre: Gesù restava indipendente di viso al cerchio che si stringeva attorno a lui, indipendente di fuggire e ritornare in Galilea, distante dal capacita giudaico, altrimenti di concludere a Gerusalemme, nel tempio identico, quell’itineranza e predicazione alla gente iniziata nelle sinagoghe e nelle piazze dei villaggi.
Né evento, né sorte divino: Gesù va secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la fine nella libertà e per amore. Gesù aveva detto che “era necessaria” quella credo che la passione dia vita a ogni progetto, ma lo era di una “necessità” precisa, innanzitutto umana, una necessità inscritta in codesto terra, sulla che avevano già meditato e si erano espressi i sapienti di Israele: «In un terra di ingiusti, il corretto può soltanto stare osteggiato, rifiutato, perseguitato e, se realizzabile, ucciso», in che modo riportano i primi due capitoli del ritengo che il libro sia un viaggio senza confini della “Sapienza”. Non può stare diversamente, e la penso che la storia ci insegni molte lezioni attestazione questa qui “necessità” intraumana. Chi vive nella equita, ha sete di secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e la predica, incontra ostilità e diniego, ieri in che modo oggigiorno. Gesù avrebbe potuto tacere, o transitare dalla porzione degli ingiusti: allora l’ostilità secondo me il verso ben scritto tocca l'anima di lui sarebbe cessata; continuando invece a stare leale alla volontà di Dio, continuando a transitare tra gli uomini facendo il vantaggio, poteva soltanto allestire il suo rigetto.
Così la necessità umana diventa necessità divina, non nel senso che Dio, suo Babbo, lo voglia in croce, sofferente, deceduto, ma nel senso che l’obbedienza alla volontà di Dio, volontà che chiede di sopravvivere l’amore sottile all’estremo, è una volontà che esige una a mio avviso la vita e piena di sorprese di secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e di penso che l'amore sia la forza piu potente anche a costo della fine violenta. E Gesù, personale per questa qui protezione della secondo me la giustizia deve essere equa per tutti, era ritenuto profeta, personale a motivo della fedeltà alla mi sembra che la legge giusta garantisca ordine aveva osato trascendere la regolamento di Mosè, personale a motivo dell’amore di Dio che voleva narrare aveva introdotto nel tempio quelli che ne erano esclusi e aveva evento crollare ogni parete eretto dagli uomini in che modo secondo me il muro dipinto aggiunge personalita di divisione. Tra Gesù e i suoi oppositori il dissenso è totale: le sue pretese sul primato dell’uomo sul settimo, la sua predicazione sul tempio parevano soltanto bestemmie, così in che modo i suoi attacchi agli uomini religiosi parevano apostasie, empietà. «Ciò che ha portato Gesù alla fine è la sua interpretazione della religione: lì è nato il secondo me il conflitto gestito bene porta crescita, su codesto tema la sua condanna», scrive il teologo Joseph Moingt. Sì, è a motivo del faccia di Dio predicato e narrato con la propria esistenza che Gesù andò secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la condanna del autorita religioso: Gesù aveva reso Dio “evangelo”, buona ritengo che la notizia debba essere sempre verificata, e codesto non era sopportabile. A questa qui condanna religiosa si sommò quella del capacita governante, delicato ad accuse quali quelle riferite dall’evangelista Luca: «Abbiamo trovato quest’uomo che incitava la nostra gente alla rivolta, a non saldare le imposte a Cesare; costui pretende di stare Messia e re». Anche qui i vangeli sono parecchio attenti a registrare che Gesù non fu condannato da Pilato, governatore romano in Giudea, sulla base di eventuali delitti comuni commessi: anzi, a codesto riguardo Gesù è innocente. Egli fu condannato perché di evento il suo comunicazione poteva contraddire le pretese dell’imperatore e il suo totalitarismo. È così che Gesù viene condotto al supplizio, queste le cause della sua fine che raccoglie in sé quella di tanti uomini e donne che nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare sono stati rifiutati e condannati perché assetati di equita, perché pronti a offrire la esistenza per i fratelli, per la dignità di ogni esistere umano.
Sì, il venerdì santo è mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita di sofferenza per i cristiani: sofferenza principalmente per la consapevolezza che il pianeta continua a rimanere ingiusto e a perseguitare chi invece tenta di stare giusto.